«Canta Napoli»: corna ai Grandi di Gabriele Ferraris

«Canta Napoli»: corna ai Grandi «Canta Napoli»: corna ai Grandi I gruppi rap partenopei incitano al lancio di molotov NAPOLI. «Piglia a butteglia 'e Ferrarelle / và addò benzinaro spienne doje lirelle / se pure i fascisti mò devono parlare / sai compagno cosa dobbiamo fare / appicciarnm'e fascisti cù tutto o' Viminale». Ovvero, istruzioni per l'uso delle molotov, in vista del G7. Aspettando i Grandi, la Napoli dei centri sociali e del dissenso si passa la parola d'ordine. Una parola d'ordine al ritmo feroce del rap. La lanciano i 99 Posse e i Bisca, i due gruppi4eader della protesta - non soltanto"" musicale - napoletana. Popolarissimi in tutta Italia: i 99 Posse hanno anche partecipato alla colonna sonora del film «Sud» di Salvatorcs. Bisca e 99 Posse hanno riunito attorno a sé, in un disco, i più arrabbiati rappettari della città. L'album s'intitola «Canta Napoli Antifascista». Ma dimenticate Carosone: questo è un «instant-record», dieci brani per porgere un caldo «malvenu¬ ti» ai potenti che la settimana prossima s'installeranno sotto il Vesuvio. «G7» è la canzone dei Bisca, che così descrivono lo «storico» incontro: «Ho fatto un sogno, non era divertente / c'erano sette persone sedute ad una tavola / e mangiavano, mangiavano / come dei porci / quei sette bavosi mangiavano la terra / e ingozzandosi ruttavano denaro e guerra». Rincara la dose il Gruppo Operaio 'E Zezi di Pomigliano, alfiere del folk politico campano: «Vonno purtà po' munno l'idea 'e nu progresso / hamburghe, macchinoni, sapone pe' lava 'o cesso / "Accattateve uno e tutto/ pensate a cunsumà" / E' questa la ricetta/ dei grandi del G-Sette». Ma non è soltanto il G7 ad ispirare i ribelli napoletani. Speaker Zou in «Servi» si allarga all'intera politica italiana: «Bossi Berlusconi e Fini servi dei servi / l'orgoglio nazionale è buono per il retto anale / la mia carta da culo si chiama tricolore». E Maurizio Capone in «Parole amare» unisce i due temi: «E' letale il compromesso elettorale / non si cancellerà mai / quello che è successo nel ventennio intorno al '43 / sei milioni di ebrei cancellati / e stu G-7 mo che fà? / A chi ha avuto, avuto, avuto / ma 'o passato, i nun m'o scord chiù». Poi ci sono i No Doma con «Cane nero», storie di miseria e malavita; Tìnta Capanna Saund Sistem con «'0 vallo 'ncopp 'a munnezza»; Daniele Sepe in «MCMXCIV» accomuna i caduti della rivoluzione e le vittime innocenti delle stragi, «morti invano / perché i vivi non ricordano»; i Disneyland Degli Dei con «Ave raggion Giuvann» parlano del lavoro che manca, perché «ci sembra che sia quasi quasi un'utopia/quello che è nient'altro che un diritto». E Galèn, musicista extraco¬ munitario, in «Senegal» mescola dialetto africano e partenopeo per ricordare la patria e riflettere sulla sua situazione di dannato della Terra. Scomoda presenza l'africano di Napoli: è uno dei tanti che - nei giorni del G7 - dovrebbero diventare invisibili per non offrire un'immagine troppo «degradata» della città. Tuttavia, ascoltando questo «disco di battaglia», par d'intuire che i diretti interessati - quelli che non nascondono alcune riserve sul nuovo che avanza («fascisti e imprenditori / gente ca s' venne p' nu piatt' e maccarun») - siano invece decisi a farsi vedere, nella Napoli capitale del mondo industrializzato. E la 99 Posse continua implacabile, tra rap e tammurriata, a gridare «O' demonio so i fascisti o' demonio è a polizia / Sant'Antonio vieni ccà e puortatilli tutti via». Gabriele Ferraris

Persone citate: Berlusconi, Carosone, Daniele Sepe, Maurizio Capone, Tìnta Capanna Saund, Zezi

Luoghi citati: Italia, Napoli