Londra il ritorno dell'«eroe di Corfù» di Fabio Galvano

***** Ai Comuni gli osanna degli euroscettici a Major sommergono l'indignazione laborista Londra, il ritorno deH'«eroe di Corfù» «Fermato il Blitzkrieg franco-tedesco» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le critiche non sono mancate e, anzi, sono state pungenti. Ma ò stato un nuovo John Major, questa volta nei panni dell'eroe capace di resistere «al Blitzkrieg dei francesi e dei tedeschi», come ha detto un deputato, quello che ha affrontato ieri i Comuni per spiegare la crisi di Corfù e il «no» che ha riportato sull'Inghilterra ombre di thatchoriana memoria. Può darsi che al vertice dei Dodici il primo ministro britannico abbia commesso un imperdonabile errore rifiutando - unico contro undici - la candidatura del primo ministro belga Jean-Luc Dehaene alla presidenza della Commissione; ma politicamente - dopo le recenti disfatte elettorali Major ha colpito nel facile segno di un orgoglio nazionalistico considerato qui pregio e non difetto. Gli applausi mentre entrava ai Comuni in uno sventolio di fogli, hanno tenuto testa ai boati di scherno. Major ha tentato di spiegare il suo comportamento a Corfù proprio come una ribellione al fatto compiuto, all'«imboscata» - dicono molti inglesi - tesagli da Francia e Germania. E così facendo ha ribadito: «La nostra posizione non cambierà». Sono numerose, ha aggiunto, le «persone altamente qualificate» che potrebbero .assumere l'incarico «sulla base di un accordo davvero comune»; non c'è quindi motivo perché lo screzio «non sia risolto presto e in modo soddisfacente». Essere buon europeo, ha aggiunto fra applausi euroscettici, «non significa firmare tutto ciò che i partner propongono». Ma i laboristi - e con loro gli europeisti guidati dall'ex premier Heath - hanno sbertucciato senza pietà 1'«eroico» Major. «Questo weekend - ha detto Margaret Beckett, facente funzioni di capo dell'opposizione - non è stato un trionfo ma un'umiliazione, con la Gran Bretagna relegata ai bordi del campo». Poi, rivolgendosi al primo ministro: «Siete un debole, prigioniero degli euroscettici. Anche questa volta saranno i cittadini a pagare il prezzo di questo fallimento». E' stato il via per un dibattito quasi a torte in faccia, in cui il leader liberale Paddy Ashdown ha paragonato l'esibizione di Major a «un teatro dei burattini con lui nella parte di Enrico V alla battaglia di Azincourt»: «Ha sacrificato gli interessi a lungo termine della Gran Bretagna per ottenere qualche titolo sui giornali e offrire qualche manciata di ap¬ peasement all'ala destra del suo partito». Major aveva tentato di collocare il suo operato in una prospettiva di crociata nazionale che ha spinto l'ex ministro degli Interni Kenneth Baker a lodarlo per «una decisione non solo giusta, ma coraggiosa e popolare» (applausi e fischi). «Le procedure usate aveva detto Major per spiegare quel pesante 11 a 1 di Corfù - non erano soddisfacenti. Non c'era alcun bisogno di arrivare a uno scontro aperto al vertice. Se ci fossero state più attente consultazioni, come in passato, e se si fosse tenuto conto delle posizioni espresse dai diversi Paesi, lo si sarebbe potuto evitare». Ha affermato di avere avvertito Belgio, Francia e Germania, con buon anticipo, che Dehaene era «inaccettabile». Che cosa è successo, allora? Quattro Paesi, ha spiegato Major, non sostenevano Dehaene, e lo hanno fatto soltanto dopo il ritiro di Lubbers e Brittan. «Io - ha detto Major - ho mantenuto la mia posizione. Per i prossimi cinque anni la Commissione ha bisogno di un presidente in sintonia con i tempi e con gli umori europei, un presidente i cui istinti siano con le imprese e la competizione». Un presidente, insomma, che non spinga sulla strada dell'integrazione e del federalismo ma semmai su quella del libero mercato favorita dalla destra conservatrice. Abbastanza per fare scattare Sir Edward Heath, il premier che nel 1973 portò la Gran Bretagna nella Cee: «Sir Leon Brittan - ha detto - sarebbe stato un ottimo presidente. Ma se nessun altro Paese lo ha sostenuto è stato per il timore che il nostro governo lo avrebbe usato per riordinare la Comunità e non sviluppare l'Unione europea». E' stato anche applaudito; ma non era giornata per scalfire l'armatura dell'eroico reduce di Corfù. Fabio Galvano ★ ★ *****