Mai più parole straniere di R. I.
Un deputato eletto con il Cavaliere: proibiamole per legge Un deputato eletto con il Cavaliere: proibiamole per legge Mai più parole straniere BROMA ASTA con premier, welfare state, exit-poli, prime rate, briefing, meeting, trend e tanti altri forestierismi. Anche in Italia, come già in Francia con la legge Toubon, saranno abolite per decreto le parole e le espressioni straniere? Se andrà in porto una proposta di legge del deputalo Gianni Mealli, esponente del Ccd eletto con Forza Italia, sembra di sì. Del resto, il divieto dell'uso di termini non italiani da parte della pubblica amministrazione è stata di recente più volte auspicata da importanti linguisti. La necessità di presentare un provvedimento legislativo che faccia piazza pulita di anglismi e francesismi è stata sollecitato dallo stesso Mealli in un convegno di intellettuali cattolici intitolato «Nuova politica, nuovo linguaggio, nuovo servizio''. «Quando lo Stato parla ai cittadini - ha spiegato l'onorevole Mealli - bisogna rendere chiari i concetti e usare bene le parole, evitando l'uso di termini non italiani, che creano solo confusione. Non tutti nel nostro Paese conoscono le lingue straniere e poi l'italiano non ha eguali in termini di chiarezza e semplicità di comunicazione. Perché ricorrere a parole straniere quando abbiamo l'equivalente nella nostra lingua?». L'iniziativa del deputato Mealli incontra, però, il parere contrastante dei linguisti. Scettico Giancarlo Oli, noto compilatore del vocabolario Devoto-Oli, per il quale l'intenzione dell'onorevole è però da conside¬ rarsi «eccellente». «Non nascondo, comunque, di avere forti perplessità sul risultato dell'operazione. Se al posto delle parole straniere - ha affermato - si usassero vocaboli italiani astrusi e difficili il divieto non sortirebbe l'effetto sperato. A mio parere, il problema non sta tanto nell'uso dei forestierismi quanto in un linguaggio della pubblica amministrazione che sia chiaro e comprensibile da par^e di tutti». Al contrario, il linguista Luca Serianni - che, nel corso di una recente riunione dell'Unione latina, si era fatto promotore di una simile proposta - parla di progetto condivisibile. «Sarebbe assurdo fare una crociata contro le parole straniere per difendere la purezza della nostra lingua - ha detto -. Ma sollecitare gli organi statali ad essere chiari quando comunicano con i cittadini è un dovere che non può essere più ignorato. Non si tratta di un'imposizione fine a se stessa: la pubblica amministrazione deve dare il buon esempio nella difesa della lingua nazionale». Sostanzialmente d'accordo si è detto anche Maurizio Dardano, sottolineando come sia necessario che lo Stato avvii una politica linguistica. «Per reazione al purismo fascista - ha spiegato - siamo caduti nell'eccesso opposto, permettendo ai forestierismi di dilagare, spesso in modo improprio. Anche se, più che il cittadino, sono la burocrazia e il mondo politico ad essere rimasti vittima della moda delle parole straniere». [r. i.]
Persone citate: Giancarlo Oli, Gianni Mealli, Luca Serianni, Maurizio Dardano, Mealli, Toubon
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