Torino la ressa indifferente di Fabio Martini
Turili®, la ressa indifferente Turili®, la ressa indifferente Chiamparino: «Che referendum del cavolo» LE CITTA' DELLA QUERCIA LTORINO A porta della sezione è sbarrata, sulla bacheca è appesa l'Unità ingiallita del giorno prima e il gran silenzio è interrotto da un omino che parla col suo gatto: «Vieni via che piove...». E' domenica mattina, siamo a Borgo San Paolo, una delle roccaforti rosse di Torino e l'unico pidiessino in circolazione è sconsolato: «In sezione non c'è nessuno - dice Elio Melis, un meccanico iscritto al partito dal 1946 -. Certo fino a qualche tempo fa si facevano le diffusioni domenicali del giornale, ma oramai la sezioni la frequentano quei 4 o 5 dirigenti e basta...». Ma come? Il partito è in pieno travaglio, si cerca un nuovo capo e i militanti che fanno, non discutono? «Veltroni e D'Alema io non li vedo proprio.. », dice il compagno Melis e col suo gattino bagnato se ne va per le strade del «borgo rosso», il quartiere dei Pajetta, dei Negarville, dei Santhià. Curioso assai il travaglio del pds alla ricerca di un capo: per la guerra-lampo tra Veltroni e D'Alema non c'è pathos, non c'è battaglia fra apparati contrapposti: in giro per l'Italia a Bologna come a Napoli, a Roma corno a Torino - lo scontro pur la nuova leadership non scalda i cuori dei militanti e neanche dei quadri. Semmai li sconcerta. Siamo alla Barriera di Milano - altro fortino rosso sopravvissuto all'assalto «azzurro» - e qui, sotto gli alberi del parco Sempione, è appena iniziata la festa dell'Unità. Tra i fumi delle salsicce alla brace, i militanti chiacchierano dei due aspiranti segretari senza il sacro rispetto di un tempo: «Se uno dei due era donna scherza Pasquale Di Traili - almeno c'era una differenza di sesso... Cosa vogliano fare del pds nessuno lo sa e non l'hanno potuto dire in pochi giorni». Certo, stavolta al «Bottegone» non si eleggerà il «segretario generale», l'uomo della provvidenza rossa, ma possibile che il dibattito nel partito-guida della sinistra non appassioni proprio nessuno? «Veltroni e D'Alema? Al lavoro si parla d'altro - racconta Francesco Allegretti, operaio alla Fiat Iveco - si parla della nazionale di calcio e preoccupano molto le voci sulla sanità, sulle nuove tasse». Al Sempione c'è anche il segretario della federazione Sergio Chiamparino e anche lui parla papale papale: «Diciamolo: è stata una consultazione un po' del cavolo. Ma come si fa a discutere di sensazioni, di umori? Me lo chiedeva anche la gente che veniva in Comune per i matrimoni: ma che sta succedendo da voi nel pds?». Eppure, nelle chiacchierate del parco Sempione spunta una sorpresa: Veltroni il liberal, sospettato di voler sciogliere il partito, trova tifosi insospettabili, tra i compagni meno sofisticati. Ecco Angelino Aru, un piccolo braccianteedile che si esprime terra terra, ma alla fine spiega quel che ha in testa: «D'Alema non è nuovo e se passa lui, non cambia nulla!». Accanto a lui c'è Domenico Favanu, calabrese di Bagnare, da 32 anni a Torino e con cinque figli iscritti al pds: «Veltroni non è buono? E' ragazzo? Ma ha portato avanti molto bene il giornale. Se io votavo, stavo con Veltroni...». E nella consultazione voluta da Roma anche i 250 quadri del partito torinese hanno scelto, a maggioranza, il direttore dell'Unità, alla fine di un sondaggio senza pathos: quasi la metà degli interpellati non ha espressi» preferenze. Anche se dietio le quinte si è consu¬ mata qualche saporita sorpresa. Racconta a microfoni spenti Chiamparino: «Nei giorni scorsi qualche compagno ha ricevuto una telefonata da Roma da Piero Fassino (ex segretario del pei torinese, ndr) che sondava gli umori. E qualcuno ha interpretato quelle telefonate come una sollecitazione, una richiesta di voto proprio per Piero...». Ma nella Torino di Palmiro Togliatti, di Camilla Bavera, di Umberto Terracini, di Achille Occhetto e oggi di Valentino Castellani il pds è al lumicino e anche l'organizzazione del partito - tanto enfatizzata dai commentatori di politico - comincia a mostrare la corda L'altra sera per il dibattito di apertura della festa dell' Unità Giugni-Chiamparino Bertinotti - c'erano settanta persone. Certo «la recessione morde» come spiega il consiglière i comunale Giuseppe Gallic- chio, ma è un partito in crisi di vocazioni quello che il nuovo segretario del pds andrà a governare. E un partito che sente un bisogno spasmodico di un leader e di una linea. L'altra sera al parco Sempione, l'applauso più caldo se lo è preso Ugo Venturini, operaio alla Fiat, un romagnolo da 35 anni a Torino: «Io non sono iscritto al pds, vi ho votato, ma sappiate che quel 20 per cento potrete perderlo. I vostri dirigenti devono decidere dove andare: i giovani vogliono efficienza, cose concrete». E una domanda angosciosa: «Ma siamo sicuri che con la tv si vincono le elezioni?». Una domanda che resta sospesa nell'aria tra gli effluvi di salsiccia e piadina: nessuno sa rispondere, ma tutti intuiscono che il vecchio, caro apparato da solo non basta più. Fabio Martini Piero Fassino, (a sinistra) e Sergio Chiamparino
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