Veltroni primo al fotofinish

Interno D'Alema resta in testa nella consultazione tra dirigenti. L'ex segretario: prevedo una lotta al coltello Veltroni primo al fotofinish Ma il vero «vincitore» è Occbetto ROMA. E' Walter Veltroni il vincitore del «simil-referendum» pidiessino sul successore di Occhetto. Su 107 federazioni che si sono già espresse (in tutto sono 119) il direttore dell'Unità ha ottenuto la maggioranza in 65, Massimo D'Alema, in 42. L'ex capogruppo, però, ha avuto la meglio nelle consultazioni dei dirigenti centrali: 129 segnalazioni contro le 118 di Veltroni. Ma per valutare il voto occorre tener conto anche di un altro elemento: ossia, del differente numero di iscritti di ciascuna federazione. Per D'Alema, infatti, si sono espresse alcune tradizionali roccaforti della Quercia, quali Bologna, Modena, Ravenna, o gli organismi di molte grandi città come Roma e Milano. Mentre con il suo concorrente, che ha ottenuto importanti risultati pure in Emilia Romagna, si sono schierate due regioni rosse per eccellenza: la Toscana e l'Umbria. Dunque, sul risultato dovranno essere applicati tutti i dovuti pesi e contrappesi, come avverte la commissione dei saggi presieduta da Giglia Tedesco. E' probabile, quindi, che alla fine la vittoria di Veltroni non risulterà così netta. Ma sin da ora si può dire che questo referendum ha soprattutto un trionfatore: Cicchetto, che ha vinto il suo braccio di ferro con D'Alema. L'ex capogruppo, infatti, non ha ottenuto quella affermazione che ci si attendeva da lui. Tutto è andato secondo i piani del segretario dimissionario. Il quale è ben intenzionato a dire presto la sua. «Mi farò sentire e spiegherò che adesso bisogna andare avanti in continuità con la svolta», annuncia, e chi sa come la pensa su D'Alema («lui era il capo del "no"», ama ripetere) capisce bene dove vuole andare a parare. Ma con i suoi, dopo ie votazioni, Occhetto è ancora più esplicito, e ad un amico confida: «Domenica ero triste, oggi sono molto contento. Il risultato è positivo sia sul piano quantitativo che qualitativo perché D'Alema è passato nelle zone dove il partito è debole e l'apparato ha bisogno di rassicurazioni, Veltroni, invece, ha avuto la maggioranza dove il pds è forte. E a questo punto prevedo una lotta al coltello». Una profezia, quella di Occhetto che potrebbe rivelarsi ve¬ ritiera, visto che né Veltroni né D'Alema si ritireranno. Per il primo, sfilarsi diventa sempre più difficile, soprattutto ora che ha vinto le consultazioni allargate. E il secondo sembra intenzionato ad andare avanti: «Una buona metà di questo partito osserva - mi ha candidato e io che faccio? Mi tiro indietro? No, vado al consiglio nazionale e presento la mia piattaforma politica». Certo, D'Alema è un po' contrariato perché i risultati del referendum sono su tutte le agenzie. Ad ■ i amico, in mattinata, dice >. .e la commissione non dovrebbe ■ nderli pubblici: «Sarebbe irragionevole - sostiene - se la commissione desse i dati crudi, sarebbe come sommare i ceci con le patate». Ma in serata, i «saggi» del partito decidono altrimenti. E a lui non resta che far buon viso a cattivo gioco. Già, D'Alema non voleva che quei risultati fossero resi noti nella loro schematicità: «Un comitato federale che ha 3000 iscritti - dice - non può contare quanto uno che ne ha 50.000. Non si possono mettere sullo stesso piano Roma e Tivoli, Bologna e Prato. Questo è un corpo elettorale disomogeneo. Le consultazioni avrebbero avuto un valore dirimente solo se uno dei due avesse prevalso nettamente. In questo caso, invece, c'è un sostanziale equilibrio. E comunque queste indicazioni non vanno giudicate numericamente, ma valutate politicamente. In più c'è da due che il 30 per cento non si è espresso. Perciò queste consultazioni non hanno valore, sono dubbie e precarie: l'unica sede abilitata a scegliere tra me e Walter è il consiglio nazionale perché è il corpo elettorale più ponderato, espresso da un congresso». Quindi D'Alema non si ritirerà in direzione: «Questo è impossibile - spiega -, E del resto anche Walter, ora che ha accettato di essere sottoposto ad una nomination, non può sfilarsi, non può alzarsi in direzione e dire "scusate abbiamo scherzato", altrimenti una risata ci seppellirà». Parla così, l'ex capogruppo, e si dice convinto che, nonostante tutto, «alla fine si troverà un accordo». E il direttore dell'Unità, che in serata ha parlato a lungo con il suo concorrente, ripete suppergiù le stesse cose: «Non ci sarà contrapposizione: dalle consultazioni viene una forte indicazione unitaria». Sarà così, ma più che il suono della risata richiamata da D'Alema, su questo pds sembra echeggiare il rumore dei coltelli evocati da Occhetto. Maria Teresa Meli Aosta, Imperia, La Spezia, Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Treviso, Verona, Bolzano, Pordenone, Bologna, Modena, Ravenna, Pisa, Massa Carrara, Roma, Prosinone, Latina, Rieti, Pescara, Avezzano, Teramo, Chieti, Campobasso, Isemia, Termoli, Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto, Caserta, Salerno, Potenza, Catanzaro, Palermo, Enna, Messina, Cagliari, Nuoro, Sassari. Torino, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Ivrea, Novara, Vercelli, Genova, Chiavari, Savona, Bergamo, Como, Crema, Cremona, Lecco, Pavia, Sondrio, Varese, Venezia, Belluno, Padova, Rovigo, Vicenza, Trento, Trieste, Gorizia, Udine, Reggio Emilia, Rimini, Piacenza, Ferrara, Forti, Cesena, Imola, Firenze, Arezzo, Empoli, Grosseto, Livorno, Siena, Pistoia, Prato, Piombino, Lucca, Versilia, Ancona, Ascoli, Fermo, Macerata, Pesaro, Perugia, Temi, Orvieto, Castelli, Civitavecchia, Tivoli, Viterbo, Napoli, Avellino, Benevento, Cosenza, Caltanissetta, Capo d'Orlando, Agrigento.