Gardel tango per un grande amatore di Osvaldo Guerrieri

Astiteatro: successo del nuovo lavoro di Puig, non bellissimo ma toccante, diretto da Angione Gardel, tango per un grande amatore Canto, ballo e prosa nella commedia dedicata a un «fantasma» Astiteatro: successo del nuovo lavoro di Puig, non bellissimo ma toccante, diretto da Angione ASTI DAL NOSTRO INVIATO Ci si può innamorare anche di un fantasma. Quando Manuel Puig scrisse «Tango delle piccole ore» non fece altro che dichiarare il proprio amore a Carlos Gardel, a un fantasma appunto, a una figura imprendibile, eppure così viva nel cuore degli argentini. Gardel fu l'uomo che rese popolare il tango, lo sottrasse ai bordelli di Buenos Aires e lo esportò nel mondo. Dicono che fosse affascinante, grande amatore e cocainomane. Probabilmente è vero. Ma Carlos era tanto geloso di sé, da non lasciare orme del proprio passaggio: già in vita, lavorava per la propria cancellazione. Un bel tema per uno scrittore. E non a caso Puig, che ha sempre amato la labilità delle star, ha immaginato glorie e sofferenze di Gardel in una commedia non bel- lissima ma toccante, aperta come un oblò su un tema fascinoso, intriso di seduzione, di violenza, di sentimenti forti, di miseria, di lusso. La commedia, tradotta da Angelo Morino e pubblicata da Einaudi, è andata in scena deformata e sommaria nel cortile del Palazzo del Collegio. E' arrivata con tre anime: del ballo, del canto e della prosa, ma con la sensazione che la prosa sia poco più di un puntello su cui poggia il balletto, vero centro focale dell'operazione prodotta dalla Torino Spettacoli e dalla Compagnia di Danza del Teatro Nuovo. Tuttavia l'esperimento ha una propria legittimità. Per non lasciare che i tre generi scorrano indipendenti l'uno dall'altro, il regista Girolamo Angione mette in scena tre Gardel, ossia un ballerino, un attore e un cantante, che a volte s'impegnano singolarmente e altre volte si esibiscono insieme, con un effetto di speculante. Nei momenti migliori, Gardel danza e contemporaneamente canta e recita. Intorno a lui, il corpo di ballo intreccia tanghi assolutamente maliosi (le co¬ reografie sono di Robert North), Miguel Angel Acosta canta con bella voce brani celeberrimi. Se poi aggiungiamo che scene e costumi sono di Eugenio Guglielminetti e che gli abiti liberty del secondo tempo sono di una folgorante sontuosità filologica, dovremmo poter dire che questo singolare musical è pervaso da un fascino forse un po' ruffiano ma di solida presa. Tuttavia, per arrivare a questa conclusione, sarebbe necessario che ogni tassello dello spettacolo funzionasse a dovere. Se è gradevole il corpo di ballo, se il cantante è sufficientemente evocativo, non altrettanto si può dire della parte recitata, che attende una definitiva messa a punto. Ma il successo è grande, con chiamate finali che non vorrebbero terminare. Osvaldo Guerrieri Una scena dello spettacolo di Asti

Luoghi citati: Asti, Buenos Aires