Siddharta diventa poliziotto

r Siddharta diventa poliziotto Reeves, protagonista del «Piccolo Buddha» di Bertolucci, sfodera i muscoli LOS ANGELES. Quando Bernardo Bertolucci ha scelto Keanu Reeves per la parte del principe Siddharta ne «Il piccolo Buddha», molti hanno pensato che era impazzito. Ma come, un regista del suo rango che si comporta esattamente come le teenagers di mezzo mondo? Possibile che anche Bertolucci si sia fatto affascinare da quello sguardo un po' assente e quel corpo dinoccolato? Sappiamo come è andata. Il film, soprattutto in America, è stato accolto con molte riserve dal pubblico e dalla critica: si scopriva che uno degli elementi salvabili de «Il piccolo Buddha» era proprio lui, Keanu, il quale, a poche settimane dall'uscita in Usadel film di Bertolucci si presenta al pubblico con un altro ruolo sorprendente: quello di eroe di un film di azione in «Speed». Lasciato l'albero sotto il quale Siddharta raggiunge l'illuminazione, Reeves è Jack Trevin, un poliziotto nella Los Angeles contemporanea. Deve salvare un autobus al quale è stata attaccata una bomba che viene innescata appena il veicolo supera le 50 miglia all'ora (80 km circa) e che esplode se il veicolo scende al di sotto di questa velocità. Si aggiunga che tutto questo avviene in mezzo al traffico cittadino, che c'è il solito psicopatico (Dennis Hopper), e tutto il resto è abbastanza prevedibile. Ma il film, come il bus in questione, procede a un passo che non permette di porsi troppe domande. E che funziona. Al primo weekend di programmazione è subito balzato in testa alla classifica, scalzando «The Flintstone». E ha generato una revisione dell'immagine di Keanu Reeves. Che adesso viene salutato come un attore maturo e versatile, che passa da Bertolucci a Shakespeare («Troppo rumore per nulla», accanto a Branagh), dal cinema indipendente di «My own private Idaho» al Dracula di Francis Coppola. E che mentre si avvicina alla soglia dei 30, ha dimostrato di saper interpretare un film di azione senza diventare un eroe da fumetto alla Schwarzenegger. Indossa un vestito grigio di due misure più grande e con un paio di scarponcini da montagna totalmente disfatti. E così il nostro Siddharta è diventato l'eroe di un «action movie». Cosa l'ha attratta a «Speed»? «Intanto ero senza lavoro da otto mesi. Poi mi ha colpito la sceneggiatura. Non c'è violenza gratuita, ma paure molto umane. La paura dell'ascensore che si ferma, l'im- potenza di quando sei prigioniero». Interpreterà ruoli simili? «Non ho l'ambizione di diventare un eroe dei film di azione, di ripetere questo genere di lavoro. Mi sono divertito molto, ma non so che accadrà in futuro». Si parla già di un seguito. «Io non lo so. Speriamo che questo film vada molto bene. Se sarà così, credo che la Fox non si lascerà sfuggigre l'occasione di continuare l'avventura. Per quanto mi riguarda, Jack Trevin mi piace e dipenderà dalla sceneggiatura e da dove sarò nella vita». Forse in un monastero buddista... «L'esperienza di "Piccolo Buddha" per me è stata molto speciale. Non sapevo niente di buddismo prima di questo film e così mi ci sono immerso come un bambino. Ho imparato molto sulla sofferenza, la morte, l'innocenza. Ho digiunato e mi è piaciuto sentirmi come si sentivo. Rinnovato. Ho cercato di imparare a meditare». A proposito di morte: con River Phoenix ha perso uno dei suoi migliori amici. «Che dire? Mi manca molto» Ultimamente, con film come «Reality Bites», Hollywood sta cercando di fare appello a quella «Generation X» che ha in lei uno dei suoi idoli. «Gran parte dei miei amici conducono vite molto più interessanti di quelle raccontate al cinema». Ora che ha raggiunto questa popolarità, come la userà? Che c'è nel suo futuro? «Stiamo finendo "Johnny Mneumonic", da un romanzo di William Gibson. Faccio la parte di un uomo che ha un computer nella testa: per poter immagazzinare più memoria devo fare spazio nel mio cervello tagliando i ricordi di quando Keanu Reeves: il ruolo di Siddharta lo ha influenzato. «Grazie a questo film ho imparato a meditare» ero piccolo. Poi scopro una cura contro una malattia paragonabile all'Aids e le compagnie farmaceutiche vogliono prendere il mio cervello. Insomma bisogna andare a vederlo. E' diretto da Robert Longo, bravissimo». Sulla base dell'aspettativa per «Speed», la Fox ha anche chiamato Alfonso Arau, quello di «Come l'acqua per il cioccolato», e ha cominciato «A walk in the clouds». Che sarebbe poi il remake di «Quattro passi tra le nuvole» di Alessandro Blasetti. «Non ho visto l'originale, ma so che si tratta di una storia romantica che si svolge durante la seconda guerra dove io faccio la parte del soldato. Poi sarò a Winnipeg, in Canada, dove porterò l'Amleto in teatro». Inviterà i critici? «Non ho problemi. Adoro l'Amleto, la mia parte, fare Shakespeare in teatro. E la critica non mi dà fastidio. Buona o cattiva». Lorenzo Sona «Il mio non è un eroe da fumetto con lui affronto paure molto umane»

Luoghi citati: America, Canada, Hollywood, Idaho, Los Angeles, Winnipeg