Dall'Iri a Bankitalia gran valzer di poltrone di Paolo Murialdi

Dall'In a Bankitalia gran valzer di poltrone I NOMI E GLI AFFARI Dall'In a Bankitalia gran valzer di poltrone Frana il vertice Rai. Dopo Elvira Sellerio, cominciano a preparare le valigie Paolo Murialdi e Tullio Gregory. Il tiro al piccione ha sortito l'effetto. Il presidente del consiglio può perfino lasciar cadere una buona, conciliante parola. E passare lestamente la mano al ministro delle Poste, Giuseppe TatareUa. Missione compiuta, comunque vada a finire. Comincia così la settimana infuocata delle supernomine ai vertici dei grandi enti di stato. Sulle quali, da tre mesi, ministri, affiancatoli, sottosegretari, esperti, sot- topancia e lacchè si esercitano quotidianamente con messaggi diretti, oscuri, aggrovigliati. Il meglio piazzato sembra essere Biagio Agnes, che chiede la riconPaolo ferma della Murialdi presidenza Stet. Una provocazione? No, stretto legame con Gianni Letta. Interessante che proprio nelle telecomunicazioni, un fronte sul quale, a detta di tutti, si giocherà nei prossimi anni il futuro tecnologico del mondo, Brontosauri. Non è forse salito alla presidenza di Telecom Ernesto Pascale, memoria superstorica delle Partecipazioni Statali, nelle quali approdò ragazzino? E del resto, anche per la successione a Prodi, il binomio più gettonato è composto da Enrico Micheli alla poltrona di amministratore delegato, Ennio Presutti alla presidenza. Il primo, tenace assertore dell'immortalilità dell'Iri, il secondo un signore di parecchie virtù che, tuttavia, Ibm aveva pensionato quattro an- Biagio Agnes il potere resti ai ni or sono per raggiunti limiti d'età. In questa logica si capisce perché, all'Eni, si pensi di mettere in discussione la poltrona (che peraltro non scade) dell'amministratore delegato Franco Bernabò. Troppo giovane. Troppo dinamico. Tra consiglieri, vertici e dirigenti ha tagliato nel gruppo mille teste in un anno. Come fidarsi di un uomo siffatto? C'è di buono che il nome che gira per un ipotetico sostituto è quello di Marco Vitale, che a tutto rassomiglia tranne che a un Brontosauro. Frana la Rai e franano i mercati. Dicono che la colpa sia di Bill Clinton, un presidente debole che non sa tenere testa alla speculazione, capeggiata da ben altri grintosi, tipo George Soros. Clin- Ernesto Pascale Bill Clinton ton vuole un dollaro forte ma senza tassi alti, i grintosi se la ridono, e mandano il biglietto verde al tappeto. A Milano, il presidente della Borsa, Attilio Ventura, corre da un workshop a un altro. Ha riunito esperti stranieri, ha chiamato il segretario generale della Fibv (la Federazione mondiale delle Borse), Gerrit De Merez Oyens, per parlare di pianificazione dei mercati. Niente da fare, il listino non ritrova il buon umore. Del listino, sembra preoccuparsi soltanto, e seriamente, il ministro del Tesoro Lamberto Dini che, ignorando le smentite del capo del governo e la consegna del silenzio, riconferma l'urgenza di «una manovra». Una stretta, un segnale deciso, implorano i mercati. Chissà, forse al rigore si sta ras¬ segnando anche Silvio Berlusconi, che non a caso comincia a dire di sentirsi intirizzito, «docce gelate» gli piovono addosso da tutte le parti. Il fatto è che il rigore troppo spesso viene chiamato «stangata», e questo proprio non va. Re Silvio si avvia alla conclusione dei suoi primi Cento Giorni. Non sia mai che i sismografi di Gianni Pilo, causa stangata, invertano le lancette verso il basso. Come non bastasse, stanno per rimarciare su Roma i furibondi minatori del Sulcis, che il ministro dell'Industria Vito Gnutti vuole riconvertire a destini più moderni. E, a proposito di minatori, dopodomani verrà consacrato al vertice di Cgil Sergio Cofferati, che succede a Bruno Trentin. Settimana Vito caldissima Gnutti Guido Rossi Padoa Schioppa dunque, settimi ina maledetta. Che deve anche doppiare un altro capo: la successione di Dini in Bankitalia. Un rompicapo che toglie il sonno al governatore. Perché il candidato legittimo, Tommaso Padoa Schioppa, ha la controindicazione di essere da sempre legato all'ex governatore Carlo Azeglio Ciampi. Riuscirà Antonio Fazio nel triplo salto mortale senza rete? Settimana affollata anche per gli appuntamenti societari. Oggi a Firenze, va in scena la Fondiaria holding, da qualche tempo sotto la lente del giudice Francesco Iacoviello. Poi toccherà a Montedison e Ferfin. In Montedison, sempre per via del magistrato ravennate e delle sue querelle con Mediobanca, devono restare al loro posto, almeno per ora, il presidente Guido Rossi e il o usigliere Ariberto Mignoli. E sarà interessante vedere se i consigli verranno allargati alle banche, oppure resteranno ridotti a cinque membri. Se non può concedersi qualche mese di sabbatico, Rossi può sempre consolarsi pensando di aver pilotato l'ex impero di Raul Gardini e Carlo Sama fuori dalle secche del disastro. A Milano, un altro cambio della guardia si avvicina alla Popolare di Milano. Dove lascia la poltrona di direttore generale Massimiliano Naef, per traslocare ad un istituto trevigiano. Tra i nomi in corsa c'è anche quello dell'ex amministratore delegato di Comit Pietro Grandjacquet. Ma in pole position figura il direttore generale della controllata Banca Agricola Milanese, Giuseppe Grassano. Valeria Carlo Sacchi Sama

Luoghi citati: Ferfin, Firenze, Milano, Montedison, Roma