Agnelli l'Europa vìncerà la crisi

Agnelli: l'Europa vìncerà la crisi Agnelli: l'Europa vìncerà la crisi «Per il dopo Delors voterei Sutherland» Il presidente della Fiat: «La ripresa nella Cee è debole, ma sono ottimista» CERNOBBIO DAL NOSTRO INVIATO Il nuovo governo? «Indubbiamente ha fatto poco ma i provvedimenti fatti vanno nella giusta direzione». Arriva Giovanni Agnelli a Villa d'Este per il tradizionale incontro tra imprenditori (ci sono Carlo De Benedetti e Marco Tronchetti Provera, Giancarlo Lombardi e Renato Riverso), politici e pubblici amministratori (il ministro italiano Giorgio Bernini, il francese Jean Frangois-Poncet, l'inglese lord Nigel Lawson, il giapponese Hisashi Owada, l'americano Maxwell Rabb) sullo stato dell'economia, ed è subito una raffica di domande. Su Berlusconi e il suo governo: ne rivoterebbe la fiducia, chiede qualcuno? «Certamente, come per altri governi, da un punto di vista istituzionale», risponde l'Avvocato. Sorridente anche dopo la domandina insidiosa («Avrebbe votato la fiducia anche a- un governo Occhetto?») cui Agnelli non si sottrae: «Un governo Occhetto? Improbabile». Dentro, nel chiuso della sala dove al riparo di orecchie indiscrete si confrontano uomini d'impresa e pubblici amministratori, economisti e opinion maker, tengono banco argomenti decisivi per il futuro prossimo: la consistenza della ripresa americana, il quadro politico in Europa dopo la tornata elettorale, la prospettiva dell'economia del Vecchio continente. Già, la vecchia Europa. Il sogno dell'unificazione resta nei programmi ma, intanto, a Corfù, sul successore di Delors non si è trovato l'accordo: nuovo segno d'europessimismo dilagante? La parola di nuovo ad Agnelli che si definisce «europeista convinto». Frena i pessimisti, l'Avvocato: «Il fatto che il presidente sia un belga o un olandese - spiega - è irrilevante». E di una candidatura italiana, cosa ne pensa? «Per me va sempre bene, non so per gli altri partner». Poi aggiunge: «Il mio candidato ideale resta Sutherland (segretario uscente del Gatt: ndr) che conosco molto bene». In ogni caso vietato disegnare attorno al dopo Corfù scenari catastrofici: «Vedrete, si rivedranno, ne riparleranno ancora - prevede Agnelli -. Major ha dovuto incassare tanti colpi in casa che ha voluto prendersi qualche soddisfazione fuori». Non l'avesse mai detto. Puntuale, riecco una nuova domandina insidiosa: scusi, Avvocato, secondo lei anche Berlusconi vuol prendersi qualche rivincita in Europa? Risposta facile: «C'è una grossa differenza, per Berlusconi le elezioni europee sono andate bene, per Major male». Meglio parlar d'altro: d'economia, di ripresa. Nel settore dell'auto, spiega il presidente della Fiat, non si può dire che ripresa non ci sia: la domanda è in recupero ma i volumi restano inferiori a quelli di un tempo. Sintesi di Agnelli: «La ripresa non si sente ancora, è de- bole in Europa e non c'è in Italia che è il Paese più importante per la Fiat». E i tanto chiacchierati sgravi fiscali per l'acquisto di nuove auto? «Non sta a me parlarne», taglia corto Agnelli. Luci e ombre. Meglio cercare di capire cosa sta succedendo. La crisi, almeno questo è certo, è alle spalle: «Dopo oltre tre anni - riassume Agnelli nel suo intervento tutto dedicato alle prospettive per l'economia europea - l'Europa sembra essersi lasciata alle spalle il più lungc periodo di recessione dalla fine dplla guerra». Vero. Ma se il bel tempo si deve soprattutto al boom delle esportazioni, la ri¬ presa della domanda nei mercati interni resta debole. Ecco perché, insiste, bisogna chiedersi come innescare un recupero robusto e duraturo. Già, perché c'è poco da cullarsi sugli allori: «Il miglioramento spontaneo previsto per la seconda metà del '94 e per il 1995 non appare di per sé in grado di risolvere i due problemi strutturali che ancora pesano sull'Europa». E cioè la disoccupazione e la situazione della finanza pubblica. Disoccupazione più deficit pubblico. Il discorso è complessivo e riguarda l'Europa tutta. Ma è fin troppo chiaro che è in Italia che i due problemi sono più che altrove potenziali bombe inesplose. «Se l'Europa vuol tornare a creare opportunità di lavoro deve avere 0 coraggio di affrontare nodi strutturali, ridando flessibilità al suo sistema economico», è la ricetta dell'Avvocato. Meno rigidità del mercato del lavoro, meno «Welfare State»: insomma, proseguire sulla via della moderazione salariale, sostenere gli investimenti e soprattutto quelli nelle grandi reti infrastnitturali, dare un'adeguata mobilità ai fattori produttivi. Solo così, ripete Agnelli, sarà possibile «evitare false partenze». Armando Zeni ***** Il presidente della Fiat Giovanni Agnelli e (a destra, in alto) Peter Sutherland segretario uscente del Gatt «Berlusconi? Direi ancora sì il governo ha fatto poco m ,ene» «In Italia restiamo nel tunnel Ci vuole maggiore flessibilità» «Il Continente ha bisogno di grandi investimenti»