Napoli snobba il duello D 'Alema-Veltroni di Fabio Martini

Napoli snobba il duello D*Alemq-ìfehroni Napoli snobba il duello D*Alemq-ìfehroni II sindaco Bassolino: questo pds è troppo lontano dalla gente Molte sezioni chiuse e scarso interesse per la consultazione vii: u che finisce oggi LE CITTA' DELLA QUERCIA NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Il piano nobile di palazzo San Giacomo, il corridoio dove fra 15 giorni dovrebbero passeggiare Bill Clinton e gli altri capi del mondo, sembra un quadro dadaista: sparsi sul pavimento ci sono un paio di stivaloni di plastica macchiati di vernice, due bidoni vuoti, polvere, croste, cavi penzolanti. E da una porta spunta la bianca ceramica dei servizi igienici. Una carpenteria più che un corridoio da vertice G7, eppure il sindaco Bassolino sorride: ((Abbiamo 97 cantieri aperti in città, stiamo lavorando come matti, ma fra due settimane Napoli sarà pronta per il vertice. State certi: faremo grandi cose». E' la Napoli dei miracoli di Antonio Bassolino, l'ex sgobbone di federazione che ha dato una scossa a questa città fatalista, il sindaco che con una mitragliata di iniziative si è guadagnato spazio sui giornali di mezzo mondo, i compii- menti di Berlusconi e il proclama della sua nemica Mussolini: «Il sindaco non si tocca!». Ai tempi della gavetta, il compagno Bassolino lo chiamavano cacaglio, per via di quella balbuzie che lui, come Demostene, ha quasi domato. E l'altro giorno, al «Bottegone», quando il sindaco di Napoli ha chiesto la parola, i capi del partito hanno dovuto ascoltarlo senza la solita puzza al naso. E alla fine per la consultazione è passato proprio il «metodo Bassolino», l'uomo che viene da Afragola, un paesone di agli, fragole e camorra. Ebbene, nella Napoli di Bassolino, in questa città guidata da un sindaco del pds in stato di grazia, la contesa tra Massimo D'Alema e Walter Veltroni (alla vigilia della fine della consultazione) passa inosservata, non emoziona neanche un po' i militanti della Quercia. In questi giorni decisivi le sezioni «storiche» di Napoli non danno segni di vita. Sezione di San Giovanni a Teduccio: chiusa. Sezione Barra: chiusa. Sezione Ponticelli: chiusa. In via dei Fiorentini c'è il quartier generale del pds, arroccato in un'anonima palazzina a due passi dalla Questura. A pianterreno c'è il solito filtro («dove vai?») delle federazioni del pei, ma è proprio un vecchio riflesso: salendo al primo piano le stanzette dei funzionari sono quasi tutte vuote, avvolte nella penombra. Ecco Andrea Cozzolino, 31 anni, uno dei capi del partito napoletano: «Questo metodo scelto a Roma per le consultazioni non appassiona i compagni: qua e là c'è qualche iniziativa dei segretari di sezione, ma il clima, la partecipazione non sono certo paragonabili a quelli che si ebbero nell'anno della svolta». E infatti c'è poco movimento nella stanzetta dove è riunita la commissione per le consultazioni: dei 350 «dirigenti» del partilo napoletano, fino a ieri soltanto una cinquantina si erano sottoposti a quello che il sindaco di Bologna Vitali ha definito il rito del «confessionale». E il primo «exit poli» è in linea con il quadro nazionale: sostanziale equilibrio tra i duellanti. Dice la senatrice Maria Grazia Pagano: «Veltroni è un nome che cresce, la gente me lo chiede sui tram...». Dice Aldo Starace, consigliere provinciale: «D'Alema? Sarebbe anche bravo, ma rappresenta la continuità con Occhetto. Allora, tanto valeva tenersi Achille...». Dice Andrea Cozzolino, alter ego di Bassolino: «La scelta più saggia? Massimo D'Alema...». Il gruppo dirigente napoletano, proprio come nel resto dello Stivale, è diviso: è spappolato il «centro occhettiano», un tempo guidato da Berardo Impegno, un ex ricercatore laureato con tesi su Sade e rimasto impigliato nella Tangentopoli vesuviana; la destra migliorista di Giorgio Napolitano e la sinistra di Bassolino invece sono con D'Alema. Ma nella «base» non c'è pathos per il duello di Roma: «E la cosa non mi meraviglia - dice Bassolino -, l'altro giorno sono stato a Roma alla riunione delle Botteghe Oscure e mi sono accorto quanto sia lontano il partito». Il Bassolino in luna di miele con la gente parla proprio un'altra lingua rispetto al Bassolino ideologico infatuato di Ingrao: «Sì - ammette - sono cambiato, certi schemi li sento lontani. Lavoro come un pazzo, parlo con gli industriali e i disoccupati e la prossima settimana verrà qui due volte l'ambasciatore Usa». In questa città dove la sinistra ha sempre oscillato tra ribellismo e consociativismo, tra l'intransigenza di Bordiga (che era di Resina, un paesino sotto il Vesuvio) e il pragmatismo di Amendola, Napolitano e Valenzi, stavolta da questa città bifronte parte per Roma un messaggio fatto soltanto di concretezza: ((Abbiamo bisogno di una svolta culturale - dice Bassolino -, non dobbiamo fare il solito congresso di partito, ma un congresso sull'Italia, sulle condizioni,i vizi e le virtù degli italiani. Sì, dobbiamo cambiare le lenti, dobbiamo de-romanizzare la sinistra italiana...». Fabio Martini Il sindaco pds di Napoli Bassolino (qui con Occhetto): lavoro come un pozzo e la gente mi segue