La Ferri a Spoleto «un'ombra leggera» di Luigi Rossi

La Ferri a Spoleto «un'ombra leggera» La Ferri a Spoleto «un'ombra leggera» «La Sylphide» e «Giselle» trionfali per l'eterea danzatrice emula della mitica Taglioni imo SPOLETO. Appena ventiquattr'ore di distanza, sempre al Teatro Nuovo, il balletto ha fatto un salto all'indietro di un secolo, passando dalla sofisticata avanguardia delle «Biches» nel cuore della stagione romantica. «L'Ombre» di Filippo Taglioni per la «divina» figlia Maria è del 1839, si colloca dunque tra i due capolavori del balletto romantico «La Sylphide» e «Giselle» e di entrambi ritiene molte caratteristiche, almeno nella ricostruzione effettuata da Pierre Lacotte per la prima volta nel nostro secolo. E' toccato ancora una volta al Ballet National de Nancy et de Lorraine presentare per la prima volta in Italia questo che fu un cavallo di battaglia della Taglioni ed ora ha costituito un veicolo trionfale per Alessandra Ferri. Pochi minuti prima che scoppiassero le urla di entusiasmo per la vittoria italiana al Mundial, un pubblico altrettanto caloroso aveva a lungo acclamato la nostra giovane stella nell'etereo personaggio della principessa morta che torna a trovare l'uomo amato e a vendicarsi della sua assassina. Un soggetto che più romantico non si poteva, quello della dolce contessa avvelenata, come Adriana Lecouvreur nell'opera di Cilca, da un mazzolino di fiori intossicato, nel giorno delle nozze. La fanciulla torna «ombra leggera» e invisibile ad altri che non sia il suo beneamato, trascorrendo su paesaggi lacustri proprio come nel capolavoro di Ciaikovsky o in castelli gotici che richiamano le scenografie di Ciceri all'Opera di Parigi per «Roberto il diavolo» (che segnò appunto il debutto della Taglioni). Lacotte stesso ha disegnato scene e costumi ispirandosi a stampe dell'epoca, così come si è servito della musica originale del tedesco Ludwig Wilhelm Maurer, che è generoso definire semplicemente funzionale, per la creazione a Pietroburgo. Purtroppo le certezze filologiche si fermano qui, poiché della coreografia di Filippo Taglioni restano scarse tracce, come del resto di quella della «Sylphide» dello stesso autore sempre «ricostruita» da Lacotte. Il coreografo d'oggi non ha fatto altro che procedere per analogia, praticamente ricalcando l'intero «atto bianco» di «Giselle» con le sue file di Villi che circondano il passo a due dei protagonisti. In più, invece della foresta, c'è il lago anche se senza cigni e il cattivo spirito del Mago è sostituito da un improbabile Angelo protettore che sembra ispirato a certe immagini della marmistica funeraria di antichi cimiteri. Un angelo che vola sostenuto da fili, come la stessa protagonista che appare spesso librata anche in scene un po' buffe come quella del rapimento della penna d'oca con la quale la sua rivale Eudoxie si accinge a firmare l'atto di matrimonio con il suo ex sposo. Un ricalco così esplicito della stagione romantica richiede esecutori di notevole preparazione e, in linea di massima, il Ballet de Nancy è stato all'altezza soprattutto nelle «file» La prima italiana del musicista Usa chiude le Sett di ragazze in tutù bianco. Ma il vero «top» dell'esecuzione risiede certamente nella prova di Alessandra Ferri, meravigliosa erede della Taglioni per leggerezza incantevole, profonda spiritualità nel restituirci quest'ombra che ci viene dalle profondità del romanticismo e resta credibile ancora oggi come hanno dimostrato le incandescenti accoglienze. Nominata ballerina dell'anno recentemente a Parigi, insignita in questi giorni del premio «Danza & Danza» come étoile internazionale, la Ferri è al culmine della sua irresistibile parabola ascensionale. Accanto a lei l'elegante «danseur noble» Andrej Fedotov, di estrazione Bolscioi, ha costituito un degno partner. Da segnalare inoltre, tra i solisti, la bravissima Amava Iglesias, che sosterrà alcune repliche come protagonista, Miroslaw Gordon e Gerard Claudel. Luigi Rossi imane di Primavera Rai

Luoghi citati: Iglesias, Italia, Parigi, Pietroburgo, Spoleto, Usa