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Campi Flegrei Campi Flegrei Un piano in difesa del mito E' guerra tra lo Stato e la Regione Campania per il destino dei Campi Flegrei, quello straordinario insieme di fenomeni vulcanici e di bellezze naturali che, da Pozzuoli a Capo Miseno, agli antichi suggeriva miti e leggende. Ai contemporanei, invece, ispira progetti di lottizzazioni, di asfaltature e di parcheggi. Le unghie dei «valorizzatori» si erano allungate persino sul Lago d'Averno, entrata degli Inferi. A Cuma era stato collocato il megadepuratore, gesto dialettico nei confronti della Sibilla. Largamente cementificati, deturpati, poi minacciati di rovine maggiori, i luoghi di delizie dei romani, le spiagge di Baia e di Bàcoli, le colline vulcaniche, le terme alimentate dalle fumarole. La fantasia dei «valorizzatori» era arrivata a proporre la trasformazione del porto naturale di Miseno, cratere invaso dal mare, in approdo turistico. i i il ppPer impedire nuovi guasti il ministro dei Beni Culturali, Alberto Ronchey, aveva deciso all'inizio dello scorso anno di sostituirsi alla Regione Campania (giudicata inadempiente). Aveva affidato alla soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Napoli la stesura del Piano Paesistico dei Campi Flegrei. Il nuovo ministro Domenico Fisichella ha deciso di proseguire sulla strada di Ronchey, benché la Regione si opponga in tutti i modi, ed oggi il Piano Paesistico è pronto: è stato presentato a Roma dal soprintendente di Napoli Mario De Cunzo. Che cosa promette? Nessuna nuova espansione edilizia, riconversione e riqualificazione degli insediamenti esistenti se dissonanti e incompatibili con le caratteristiche e le vocazioni dell'ambiente. Obiettivo principale: diffondere il restauro dell'ambiente e del paesaggio, soprattutto col ripristino di elementi naturali. Ma per mantenere queste promesse occorrono quattrini, organizzazione, persone dotate di grande capacità realizzatrice sul campo. Mario Fazio