«Occhetto non devi lasciarci» di Gianni Vattimo

Oggi si chiude il referendum, poi l'assemblea. D'Alema: se Veltroni vince, mi faccio da parte Oggi si chiude il referendum, poi l'assemblea. D'Alema: se Veltroni vince, mi faccio da parte «Occhetto, non devi lasciarci» Appelli da Bologna: ilpds ha bisogno di te no regole, mi domando come verranno fatte le valutazioni su questa base. A questo punto io non posso non dichiararmi solidale con quella parte del pds che dirà: non mi pronuncio. La verità è che c'erano solo due modi per eleggere il segretario: il consiglio nazionale o il congresso». Dunque D'Alema contesta le consultazioni. Però è un soldatino disciplinato: non capisce ma si adegua. Se non altro perché deve dimostrare di non nutrire «nessuna ambizione». «Se non sarò segretario non sarà un dramma, andrà bene lo stesso», spiega serio, e, ridendo, aggiunge: «Se invece verrò eletto come prima cosa devo fare un gesto eclatante per mo¬ dificare la mia immagine: mi taglierò i baffi». Identico fairplay sfoggia Veltroni: «Sin da ora - dice - mi sento di escludere uno scontro diretto con D'Alema: non è nelle mie intenzioni». Ed è l'atteggiamento «soft» dei due candidati, che sembrano impegnati a scongiurare una spaccatura nel partito, oltre all'effettiva difficoltà di valutazione di queste consultazioni, che ha fatto nascere la voce di un possibile slittamento dell'elezione del segretario al congresso. Nel frattempo, comunque, le consultazioni proseguono. E a Bologna si sono trasformate in un vero e proprio referendum, con tanto di urne, messe in bella mostra nei locali della fede- razione della Quercia. Lì dentro, i dirigenti del capoluogo emiliano devono depositare le loro schede. Le votazioni, che si concluderanno nella giornata di oggi, vengono precedute da una grande assemblea, in cui i pidiessini più potenti d'Italia dettano le loro condizioni a Botteghe oscure. Lo fa il segretario, Sergio Sabattini, il quale lascia intendere chiaramente che chiunque sia il successore di Occhetto dovrà scendere a patti con i bolognesi. I quali vogliono pesare di più e chiedono un partito veramente federalista. In tutti i sensi: anche e soprattutto dal punto di vista finanziario. Il che significa che le risorse economiche emiliane non devono servire a rimpinguare le esangui casse del Bottegone. Le decisioni che verranno prese a Bologna sono molto importanti. Come lo sono le parole pronunciate in quell'assemblea. Appare dunque assai significativo l'appello che il responsabile organizzativo della Quercia, Mauro Zani fa in quella sede. «E' necessario - spiega - un contributo di Achille Occhetto, un suo rientro nella scena politica del partito, dopo quella sua lettera polemica, per riprendere la strada, il percorso di crescita del pds e la sua sfida al berlusconismo imperante». Intanto anche nelle altre regioni si svolgono riunioni simili. E molte federazioni hanno quasi completato le consultazioni. Finora in Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Liguria, è in vantaggio Veltroni, mentre nelle altre zone è in testa D'Alema. Ma è difficile pronosticare adesso l'esito finale. E ormai il tormentone pidessino coinvolge anche chi con la Quercia non ha niente a che fare. Pare L'ex segretario del pds Achille Occhetto infatti che Gianni Pilo abbia commissionato uno dei suoi sondaggi sulla sfida per la successione a Occhetto. La ricerca, è ancora in corso d'opera, ma secondo i primi risultati D'Alema e Veltroni sono testa a testa. Maria Teresa Meli :&:v'v::::>:::™^ ::::::o::::;:::::::x^ OLTRE I CONFINI DEL PDS giorni intorno alla scelta del nuovo segretario. Per quel che se ne capisce dall'esterno, le candidature che si sono delineate rispecchiano appunto, separatamente, quelle due esigenze: D'Alema sembra più interessato a mantenere il legame con la tradizione «comunista» del partito, e dunque sia con la sua base sociale tradizionale sia con la sua organizzazione; Veltroni sembra prevalentemente orientato verso un rinnovamento radicale che awii il pds a diventare il partito democratico di tutti i progressisti italiani, con una base sociale che non faccia più riferimento prevalente alle classi che si sono riconosciute nel pei, prima, e nel pds oggi. Se l'alternativa è questa, la sola cosa da augurarsi è che si trovi una sintesi. Non si può rinunciare, né all'allargamento della rappresentanza sociale oltre i confini della «classe lavoratrice» (sempre meno numerosa e sempre meno classe); né, però, al patrimonio organizzativo che il pds ancora possiede, unico fra i partiti storici della democrazia italiana. Il mito del partito «leggero», con cui qualcuno spiega il successo di Forza Italia, è per l'appunto un mito: Berlusconi non aveva un partito, ma aveva un'organizzazione ben più attiva ed efficiente, la Fininvest, oltre a disporre di un potere televisivo enorme. Ma una simile difficile sintesi la potrà trovare il pds chiuso nella rigida osservanza delle sue procedure statutarie, e magari, come sembra sempre più evidente, lacerato al proprio interno da contrasti e divisioni che certo non sono solo espressione di un puro scontro di idee? Sarà pur vero che, come dice D'Alema, il pds è un'associazione privata in cui il diritto di scegliere il segretario spetta ai soci in regola con il pagamento delle quote. Ma poiché qui non si tratta di un'associazione bocciofila di quartiere, non dovrebbe essere considerata un'ingerenza intollerabile la richiesta che, nella scelta, si ascoltino anche le voci dei tanti simpatizzanti, elettori, progressisti delle più varie denominazioni - che vedono nel pds il punto di riferimento fondamentale per ogni politica di opposizione. Si può concordare sul fatto che il pds deve rimanere fedele alle proprie radici (riferimento al mondo del lavoro) e alle proprie tradizioni organizzative (senza alcuna tentazione di alleggerimento); e che proprio per questo, in un polo progressista che voglia allargarsi anche ad altri strati sociali (forse meno «deboli», ma comunque non omologhi, magari per ragioni ideali, con la maggioranza di centro-destra) il suo segretario non potrà anche essere il leader della federazione di tutta l'opposizione. Ma da queste premesse non segue che, allora, la scelta del nuovo segretario sia una faccenda da sbrigare tutta all'interno, fra gli iscritti. Trovare un modo di allargare il sondaggio della base, e soprattutto la discussione più franca delle implicazioni politiche della scelta, al di fuori della stretta cerchia degli iscritti, potrebbe non essere solo un metodo più utile per l'elezione del nuovo segretario; ma già il primo, significativo passo di un più vasto e decisivo rinnovamento. Gianni Vattimo

Luoghi citati: Bologna, Emilia Romagna, Italia, Liguria, Toscana, Umbria