«Ecco il conio corrente che Craxi aprì in Lussemburgo» di Susanna Marzolla
Mtri due avvisi per i fondi neri della Ferruzzi Mtri due avvisi per i fondi neri della Ferruzzi «E' legittimo lo sciopero degli avvocati» «Ecco il conio corrente che Craxi aprì in Lussemburgo» Lo ha scoperto Di Pietro nella banca che celava i segreti dello scandalo Enimont MILANO. Lo sciopero degli avvocati è legittimo perché la legge del '90 che ha definito le categorie tenute all'autoregolamentazione per non interrompere un pubblico servizio non include anche quella forense. Questa la tesi sostenuta ieri alla corte d'appello di Milano dal sostituto procuratore generale Armando Perrone, che ha chiesto l'assoluzione di 19 avvocati di Monza, condannati in primo grado a 15 giorni di reclusione, commutati in pena pecuniaria, perché ritenuti responsabili di interruzione di pubblico servizio. Gli avvocati monzesi, che manifestavano contro i provvedimenti antimafia Scotti-Martelli, si erano astenuti dalle udienze preliminari nel luglio del '92. Procura e tribunale avevano ritenuto la loro una violazione della legge del '90. Invece ora la procura generale ha chiesto l'assoluzione dei penalisti perché il fatto non costituisce reato. [Agi] MILANO. «Mai avuto conti all'estero». Bettino Craxi lo ha sempre sostenuto, anche ultimamente, quando ha cercato in tutti i modi di contestare il ritiro del passaporto deciso dai giudici di Milano. Ma adesso dai forzieri della Bil del Lussemburgo (la banca-chiave nell'intera vicenda Enimont) spunta un conto WMC2624: lo aveva aperto proprio lui, l'ex segretario del psi. Non si sa molto, per ora, su questo conto. Solo che è stato aperto il 31 luglio dell'89, appunto da Craxi, e che il 21 aprile del '90 (occhio alle date: è proprio l'epoca di Enimont) è stata data la «delega» a Mauro Giallombardo, che di Craxi era il segretario particolare. Cosicché viene smentita anche l'affermazione di Giallombardo medesimo: «Da Craxi non ho mai avuto indicazione di conti, né in Lussemburgo né altrove». Il conto-Craxi sarà a quanto pare l'asso nella manica della procura all'apertura del processo Enimont, il 5 luglio. Perché, anche se MILANO. L'inchiesta della magistratura di Ravenna sui fondi neri della Ferruzzi adesso punta alle società di revisione dei bilanci. Due avvisi di garanzia sono stati inviati ai responsabili della Price Waterhouse, la società che firmò la revisione dei bilanci Ferfin e Montedison. Falso in comunicazioni sociali: questa l'ipotesi di reato. Intanto Carlo Sama, intervistato ieri dal Tg Fininvest «Studio aperto», lancia nuovamente le sue accuse contro Mediobanca. «Avevo portato a conoscenza di Mediobanca la reale situazione del Gruppo Ferruzzi perché in Mediobanca avevamo riposto la nostra fiducia», dice Sama, il quale parla di vera e propria «spoliazione» operata da Mediobanca, denunciando che via Filodrammatici «bloccò un tentativo di salvataggio alternativo, che prevedeva una cordata con Raul Gardini e Sergio Cragnotti». [r. m.] all'esterno filtrano pochissime notizie, i magistrati, Antonio Di Pietro in particolare, dovrebbero saperne molto di più. Cioè, visto che era un conto «di transito», quanto è passato, da dove e per dove. E forse il WMC2624 potrebbe davvero diventare 1'«apriti Sesamo» che sta battendo da mesi Antonio Di Pietro. E che lo ha portato, adesso, a questa scoperta. Come c'è arrivato? 11 punto di partenza è la vicenda Enimont e i conti di Sergio Cusani: da lì è passata la maxitangente. Di Pietro scopre che tre miliardi e mezzo sono finiti su un conto Hambest alla Bil del Lussemburgo. A chi è intestato il conto? A Mauro Giallombardo. Latitante da mesi, Giallombardo si costituisce a metà gennaio. Arriva in aula al processo Cusani e dice di non sapere praticamente nulla: «Il conto Hambest è intestato a me, ma io ero solo il prestanome di un uomo d'affari arabo». La storia dell'«egiziano strano strano» (Di Pietro lo chiama così) dura il tempo della detenzione di Giallombardo e finisce il 19 marzo quando (la scena è sempre il processo Cusani) l'ex segretario di Craxi ammette che su quel conto arrivarono soldi destinati al psi: «L'indicazione me la diede Balsamo». Cioè l'ex segretario ammini¬ L'ex leader del Garofano Bettino Craxi ha sempre sostenuto «Mai avuto un conto all'estero. La maxi tangente Enimont è una balla» per arrivare a quella che i magistrati stessi hanno definito la «terza fase di Tangentopoli»: la scoperta del patrimonio estero e della gestione che se ne è fatta. I giri di conti esteri con banche svizzere, lussemburghesi e dell'Estremo Oriente: è questa la pista strativo psi che, essendo defunto, viene tirato in ballo sempre (e da solo) quando si tratta di finanziamento illecito al partito. E Craxi? «Con Craxi non ho mai parlato né di soldi, né di conti». Giallombardo da questa versione non si sposta mai. Però non gli fa affatto piacere che gli inquirenti italiani tentino di mettere il naso sui suoi conti in Lussemburgo, e si oppone alla rogatoria. Ma la magistratura di quel paese gli dà torto: per il reato di illecito finanziamento non si possono invocare «motivi politici». «Lo scopo perseguito da chi ha pagato tangenti - scrivono i giudici lussemburghesi - non era il sostegno, la difesa o la promozione di un'idea, di un ideale politico, ma l'ottenimento di un vantaggio personale illegale». Reato comune, quindi: i magistrati italiani hanno tutto il diritto di indagare, la rogatoria va avanti. E arrivano i risultati. Susanna Marzolla
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