Furbi e violenti premiati dall'applauso di Giuseppe Zaccaria

Ovazioni per i netturbini assenteisti, insulti ai giudici degli ultras assassini Ovazioni per i netturbini assenteisti, insulti ai giudici degli ultras assassini Furbi e violenti premiati dall'applauso APPLAUSI agli arrestati per truffa, minacce e insulti a chi condanna tre assassini: sarà che a forza di sentir parlare di giustizia-spettacolo qualcuno deve aver frainteso, ma quel che ieri è accaduto in due tribunali italiani ha tutta l'aria di segnare il punto di saturazione. L'avrete visto nei telegiornali: a Napoli, Porta Capuana, ali di folla ad assediare la pretura, cordoni di carabinieri a trattenerla, insulti e sputi all'indirizzo della polizia. Tutto per poter prorompere in un'ovazione all'uscita in temporanea libertà (gli avvocati erano in sciopero) dei netturbini arrestati per assenteismo. Quasi nello stesso momento a 40625 9771122176003 Catania una corte d'assise stabilisce che, sì, inseguire un ragazzo lungo tutto un treno, terrorizzarlo finché non si getta dal finestrino e muore, è reato anche se a commetterlo è stata una banda di «ultras». E alla condanna, piuttosto dura (dieci anni) i parenti dei teppisti si scatenano in una rissa, devastano un'aula, minacciano giudici, testimoni, perfino i parenti del ragazzo morto. Dicono i carabinieri di non aver mai visto nulla di simile, il tribunale è stato ridotto a uno stadio, e forse certe consuetudini familiari aiutano a capire come da «ultras» quei ragazzi abbiano potuto trasformarsi in assassini. La storia però in fondo rappresenta solo la variante clamorosa di una scena già vista, di una disperazione che dinanzi a certe condanne purtroppo è frequente. Il caso di Napoli invece è diverso, inquietante: se la reazione dei parenti di Catania preoccupa, quella della folla di Porta Capuana fa indignare. Viene da chiedersi quand'è cominciata questa consuetudine assurda, quando ò successo e dove che per primo qualcuno abbia schioccato i palmi lì dove per solennità del luogo o tristezza del momento applauso non avrebbe dovuto esserci. Difficile ricordare, dev'essere accaduto in una chiesa, forse al primo dei funerali eccellenti. Forse fu quello il modo più sincero e immediate per sciogliere la commozione, testimoniare il dolore, celebrare una fine nobile. Ma oggi? Le acclamazioni non scrosciano più dinanzi alle bare degli eroi ma anche alla vista di quelle del bandito, del camorrista, a volte del suicida. Di chi non andrebbe preso a modello di vita se non altro per il modo in cui l'ha conclusa. Si applaude alle esequie quasi che la morte possa prevedere approvazione, si acclama la sentenza che piace, ed adesso eccoci all'ovazione per la truffa di massa. Anche la folla napoletana, dicono, era composta da parenti degli arrestati, e andrebbe capita. Doveva trattarsi però di parentela non solo molto estesa, ma particolarmente organizzata tanto corale è stato l'atteggiamento, tanto improvviso e violento l'applauso che ha accolto il primo dei (temporanei) scarcerati, a tutti noto come «'o rafaniello». Da questo punto in poi, non si vede perché la folla non debba prorompere in battimani dinanzi a una rissa da strada, alla pubblica revoca di un mandato di cattura, al pestaggio o all'assassinio di personaggi sgraditi (facciamo qualche extracomunitario?). Il ritrovato entusiasmo da mondiali potrebbe esplicare il famoso effetto-traino. Nel frattempo, chissà, qualcuno potrebbe decidersi a fare qualcosa perché almeno dentro e intorno ai tribunali si ricostituisca qualcosa di simile all'effetto-civiltà. Giuseppe Zaccaria SERVIZI A PAG. 11

Persone citate: Capuana

Luoghi citati: Catania, Napoli