La vendetta del narcotraffico

La vendetta del narcotraffico La vendetta del narcotraffico // dramma di Gomez e della Colombia espiatorio della sconfitta, dipingendolo in Colombia come il principale responsabile della disfatta. Il fatto. Mercoledì mattina, a poche ore dal match decisivo con gli Usa (perdendo, come è avvenuto, la Colombia è praticamente uscita dal Mondiale), è giunto all'hotel di Fullerton, dove la squadra è in ritiro, un fax minaccioso: «Faremo saltare le case di Gomez e Maturana se il giocatore scende in campo». Il et ha riunito la squadra, si è deciso di non impiegare il discusso centrocampista. Dice Gomez: «Per me questo ha significato la fine della carriera in nazionale e anche in Colombia non giocherò più a calcio, ho già chiesto di poter tornare in patria senza aspettare l'esito dell'incontro con la Svizzera (domenica prossima a San Francisco, ndr)». Anche Maturana ha rassegnato le dimissioni, prontamente respinte e ritirate dal et «soltan¬ to per non danneggiare l'immagine della Colombia. Lascerò alla fine del Mondiale». Il Paese vive giorni difficili. Al presidente della Repubblica, Cesar Gaviria, dopo quattro anni di potere definito illuminato, subentrerà il neo eletto Ernesto Sampere, accusato dal rivale conservatore Pastrana di essere nelle mani del cartello di Medellin. Calcio e potere. Fra i narcotrafficanti di Medellin e il cartello avversario di Cali è in atto da anni una guerra atroce. Sono risapute le gesta dell'ex super latitante Pablo Escobar, narcotrafficante che spadroneggiava a Medellin. La disputa calcistica si innesta da anni all'interno di questa terribile guerra fra narcotrafficanti. Le squadre di calcio del Nacional di Medellin e dell'America di Cali sono considerate proprietà privata dei rispettivi cartelli, le trattano come se fossero i gioielli di famiglia. Il risvolto. Si dà il caso che Maturana sia anche tecnico dell'America di Cali. Colpendo Gomez, probabilmente gli autori del fax di minaccia - è la ricostruzione più attendibile raccolta nel ritiro colombiano - hanno voluto colpire in primo luogo il et e il suo vice, il fratello di Gomez appunto, che con Maturana andrà ad allenare l'Atletico di Madrid. Gomez è stato dunque il facile (anche a Medellin non è visto bene perché rovinato dalla stampa) bersaglio di una vendetta trasversale operata dal cartello un tempo controllato da Escobar. Una guerra tra narcotrafficanti che ha spedito fuori dal Mondiale la Colombia («La squadra ha risentito di quanto è avvenuto, è stata compromessa la nostra voglia di giocare», confessa Maturana dopo aver evitato a lungo il discorso). Un Paese alla deriva e una nazionale - dice il suo et - che ora finirà sotto processo e dovrà ricominciare dac¬ capo, con giocatori nuovi. Il futuro. I giocatori tremano. «Non è finita soltanto l'era Maturana - dice Asprilla - anche per me, credo, non c'è un domani in Nazionale. Abbiamo deluso tutto il nostro popolo ma qualcuno ci ha rovinati con minacce assurde. Che colpa ha Maturana, che cosa vogliono da Gomez? Come si fa a vivere con la polizia sotto casa in Colombia? No, è la fine, ci hanno distrutti. Per me è una delusione doppia, tenevo molto a questo Mondiale». Per Asprilla si aprono interrogativi anche sul futuro in Italia. Il Parma ha sempre difeso il giocatore per le bizze in campo e fuori, ma il fatto che la società gialloblù abbia rinunciato ad affiancargli il connazionale Rincon può essere indicativo di una posizione non più inattaccabile di Faustino all'interno della squadra di Scala. Franco Badolato Gabriel Gomez, il centrocampista del Nacional di Medellin e della Nazionale colombiana, che prima della partita con gli Usa ha ricevuto minacce di morte