L'auto italiana «tartassata» d'Europa
Dai costruttori un Sos al governo. Annibaldi: no a imposte speciali, facciamo come in Francia Dai costruttori un Sos al governo. Annibaldi: no a imposte speciali, facciamo come in Francia L'auto italiana, «tartassata» d'Europa //17,5% delle entrate fiscali viene dalle quattro ruote Proposte: via super bolli e super Iva, usato a norme Cee ROMA. L'auto italiana è malata di fisco, gravemente. E' un tarlo che indebolisce questo settore vitale per l'economia nazionale in un periodo di particolare fragilità per la congiuntura mondiale e di accresciuta competizione internazionale. Il carico fiscale che spreme l'automobilista italiano non ha pari in Europa: direttamente è il 17,5% sulle nostre entrate tributarie, mentre in Germania si scende al 15,7, in Francia al 15, addirittura al 12 in Gran Bretagna. «Si è superato il limite della pressione fiscale sull'auto che altrove in Europa è considerata fra i comparti trainanti per la ripresa economica - ha sostenuto Cesare Annibaldi, direttore delle relazioni esterne Fiat in una conferenza unitaria svoltasi a Roma con i vertici di Anfia, Aci, Unrae e dei concessionari -. Ci auguriamo che il governo italiano faccia altrettanto». Per raggiungere questo obiettivo urgente di risanamento e di rilancio, il presidente deil'Anfia Piero Fusaro e i suoi colleghi hanno incontrato da poco il presidente del Consiglio Berlusconi e il sottosegretario Letta, al quale hanno presentato un ventaglio di richieste. E in Italia? Si è parlato negli ambienti ministeriali di un provvedimento analogo, poi si è smentito, infine si è detto che non era all'ordine del giorno. Con il risultato che il mercato, mentre stava dando segni di un timido risveglio rischia di nuovo di fermarsi, nell'attesa di eventuali misure del governo. «Ci auguriamo che le decisioni non tardino, in un senso o nell'altro, perché legittimare l'attesa e l'incertezza non è possibile in quanto si ripercuotono negativamente sul mercato - ha affermato Cesare Annibaldi -. Ma su questo fronte sia chiaro che la Fiat non ha mai avanzato richieste. Se si ritiene che sia un provvedimento di utilità generale allora lo si prenda. Negli altri Paesi europei questi aiuti non sono stati dati per sostenere l'industria dell'auto, ma l'economia nel suo complesso, tanto che sono stati applicati anche in Danimarca, dove non esiste un'industria nazionale dell'auto». In attesa che il governo Berlusconi chiarisca le sue intenzioni, non resta che registrare il grido d'allarme lanciato ieri a Roma dal presidente deil'Anfia, Fusaro, e dai suoi colleghi: dopo il crollo di 485 mila vetture subito nel '93, quest'anno si rischia un'altra flessione di 90 mila auto in meno prodotte mentre al contrario sul mercato europeo si avvertono segni di miglioramento. E sempre rispetto ai partners europei, l'Italia detiene il poco invidiabile record della pressione fiscale sull'auto. Un quinto delle entrate tributarie statali (oltre 79 mila miliardi) proviene infatti dal comparto automobilistico e dai suoi addetti, attraverso l'imposta sul carburante (la più alta in Europa), le molteplici forme di Iva, il bollo patenti ecc. ecc. Un armamentario di balzelli e una pesantezza delle pratiche (13 documenti e 11 moduli di conto corrente per la messa in strada di un'auto nuova) che penalizzano l'automobilista italiano. Il quale invidia gli inglesi fortunati che non pagano spese d'immatricolazione o i tedeschi che in due ore ottengono D certificato d'iscrizione. Ma da noi anche «lo sportello unico» reclamato dall'Aci per tutte le pratiche automobilistiche resta un sogno. In sintesi, le proposte lanciate al governo sono queste: soppressione del superbollo sulle auto diesel, abolizione della supertassa sulle vetture con cilindrata superiore ai due litri con possibilità di ammortamento per le aziende, nuova definizione delle «fuoristrada» e infine accoglimento della direttiva Cee sui veicoli usati. Questo richiamo di attenzione o appello urgente al nuovo governo ha avuto come corollario anche l'esposizione dei risultati delle esperienze di incentivazione al rinnovamento del parco auto adottate negli ultimi mesi in Francia, Spagna e Danimarca. Sommariamente, le cosiddette misure-Balladur, dal nome del premier francese che per primo ha introdotto l'incentivo di un «premio» pari a circa un milione e mezzo a chi acquista un'auto nuova in cambio di una vettura vecchia di almeno 10 anni, hanno inferto una decisa spallata per il rilancio del mercato. Infatti, queste misure hanno fruttato 200 mila auto nuove immatricolate in Francia, centomila in Spagna e diecimila nel piccolo mercato danese. ■ " " 1 _ - 0 I 0 1 0 ■ 0 " 0 " 1 0 _ - O ATM
Persone citate: Annibaldi, Berlusconi, Cesare Annibaldi, Fusaro, Piero Fusaro
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