«Parigi ha piani segreti»

«Parigi ha piani segreti» «Parigi ha piani segreti» Il Fronte: vuole salvare il regime be un piano segreto. «In tutte le dichiarazioni francesi, dietro la nozione di aiuto umanitario., ne esiste sempre un'altra, più discreta, che è quella di interposizione. Quest'ultima è stata evocata dallo stesso Mitterrand nel corso del suo intervento televisivo in occasione delle celebrazioni per il 6 maggio». Sul piano militare, esiste un legame tra il voto del Consiglio dì sicurezza dell'Orni e l'intensificazione della vostra campagna? «No, nessuno. Le recenti avanzate effettuate dalle nostre truppe verso Est e verso Sud non hanno niente a che fare con quella decisione. Quanto ai combattimenti che si stanno svolgendo intorno a Kigali, mettono in luce la nostra strategia che consiste nel condurre una guerra di logoramento nei centri urbani e una guerra aperta nelle campagne, una strategia destinata a salvare il maggior numero possibile di vite». Se la vostra avanzata continuerà, e ormai controllate già i due terzi del Paese, sarete disposti ad accettare una resa delle for¬ di coinvolgere tutta la regione, dallo Zaire al Burundi». A Parigi, il Fronte viene considerato come un movimento della minoranza tutsi, con un potenziale elettorale non superiore al 15 per cento, e per questo pochi credono che siate disposti a cedere il potere nella mani del vincitore delle elezioni che voi stessi intendete organizzare, una volta raggiunta la pace. «Voi occidentali ci dite di seguire il vostro modello di democrazia. Ma io ho sempre pensato che la democrazia deve essere giudicata in base agli atti e alle idee. La democrazia si realizza attraverso l'adesione a una certa politica e a un programma sociale. Noi non vogliamo darle una connotazione etnica, dove dominino i privilegi o regni l'esclusione. Tutto il contrario di ciò che ha fatto il regime che la Francia ha sostenuto e che tenta ancora di mantenere al potere a tutti i costi. ze governative? «Noi preferiremmo un accordo sui modi per ricostruire il Paese. Nello spirito degli accordi di pace di Arusha, che costituiscono il quadro politico per la rinascita del Ruanda, noi saremmo disposti ad accettare l'Mrnd a condizione che i suoi membri vengano giudicati per ciò che hanno fatto. E' evidente che bisognerà rivedere il ruolo dell'Mrnd ed è per questo che abbiamo chiesto che si svolga un'inchiesta internazionale su tutti i crimini commessi». L'ex ambasciatore francese vorrebbe ritornare in Ruanda per spiegare l'iniziativa di Parigi. Sarebbe disposto a riceverlo? «Ogni contatto è di per sé interessante. Non vedo motivi per non riceverlo». Quali conseguenze potrebbe avere l'intervento della Francia in Ruanda? «Se la Francia interviene militarmente, questa guerra ò destinata a cambiare e ad aggravarsi. E le popolazioni che il governo francese sostiene di voler proteggere diventeranno esse stesse le vittime di questo intervento. Inoltre, si rischia II leader Jf,*,,' / rib'.'i Alex Knnyarengwe chieste internazionali che potrebbero dimostrare le complicità della Francia. Ora è necessario che queste inchieste possano svolgersi normalmente e che i responsabili dei massacri siano giudicati». «Tutti i Paesi che hanno rimpatriato i propri cittadini se ne sono andati. La Francia, che è restata, avrebbe potuto appellarsi all'Onu perché i 2500 Caschi blu presenti non fossero ritirati e - in qualità di membro di primo piano del Consiglio di sicurezza - esigere la fine dei massacri, chiedendo rinforzi per gli uomini già sul campo. Inoltre, dal momento che continuava ad avere dei legami militari, politici e diplomatici con il governo, avrebbe potuto pretendere dai suoi "allievi" che mettessero fine ai massacri». Allora, secondo lei, dietro l'iniziativa umanitaria francese si nascondereb¬ Alain Frilet Copyright «Liberation» e per ì Italia «La Stampa-

Persone citate: Alain Frilet, Mitterrand