Un ministro per la giovinezza di Massimo Gramellini
4 Fini lancia in discoteca a Fregene il dicastero degli «under 18» Un ministro per la giovinezza L'uomo giusto? Per la destra èMuccioli POLTRONE VECCHIE E NUOVE GIOVINEZZA, giovinezza, un ministro, che bellezza. Il Polo delle Libertà danza compatto verso la prossima poltrona: il ministero della Gioventù. L'han giurato ieri notte, a Fregene: erano in mille al «Gilda on the beach», ia discoteca-madre dell'estate berlusconiana. Giacco-cravattati gli uomini, panierate con brio le signore: organizzazione a cura dei giovanotti di Alleanza Nazionale, con invito esteso a tutti i parlamentari polari: Buontempo e la tribù ncogollista, leghisti di vita, democristiani de las noches (ccd) e una massiccia delegazione di Forza Italia, capitanata da Cristina Matranga, ex orlandiana, già nota in parlamento per i suoi mocassini bicolori. Titolo della festa: «Destra, giovane, una. L'evento». Cioè la proposta del baby-ministero. Prove generali di partito unico: regia discreta di Gianfranco Fini e Cesare Previti, benedizione suprema di Silvio B., che manda a dire alle truppe danzanti di essere «particolarmente concentrato sul problema giovanile». Il ministero juniores sarà senza portafoglio: una scrivania e un paio di telefoni a Palazzo Chigi. L'importante è il pensiero. Da inserire in lista al primo rimpasto della compagine berlusconiana. L'idea è di Fini, l'elaborazione del suo colonnello di sinistra Gianni Alemanno: «Il futuro dicastero dovrà occuparsi del lavoro giovanile ma anche del tempo libero. Si adopererà per istituire centri sociali gestiti dallo Stato: auditori, sale per la musica, palchi teatrali». E un vecchio classico come il sabato della Lupa? «No, affideremo la gestione alle cooperative giovanili, e non solo a quelle di destra. Altrimenti sarebbe il Minculpop. L'ultima che può parlare, comunque, è la sinistra: da almeno vent'anni l'indottrinamento dei giovani è un'esclusiva sua». La baby eurodeputata Ho- sua». La baby eurodeputata Roberta Angelini (miss Noir) tranquillizza a modo suo i leoncavallini: «I centri sociali dei rossi possono rimanere. Purché facciano musica e stop. Senza diventare un riferimento per gli sbandati». Quando fiorirà, la poltrona della gioventù sarà una primizia di fine millennio, almeno in Europa (in Algeria, dove sono più avanti, c'è già). Il fascismo ci aveva girato intorno, senza mai tirare l'affondo: prima era stata l'organizzazione nazionale balilla, l'Onb (occhio-naso-bocca, la chiamavano i piccoli neogollisti d'allora), affidata al gerarcone carrarese Renato Ricci. Nel 1936 Starace gli tolse il posto, ma non cambiò nulla tranne, naturalmente, il nome: Gii (Gioventù Italiana Littoria), che a una recente ricerca del ministero del Tesoro risulta ancora in via di liquidazione: si prevede di chiudere la pratica per il 2100. L'idea del ministero frullò invece nella testa di Andreotti: il 26 giugno 1972, il suo governo di centrodestra venne al mondo con un fantomatico «minisi01 con un fantomatico «ministero per i problemi della gioventù» affidato a Italo Giulio Cajati: calvo, pugliese, corpulento, con un paio di splendidi baffi e un consistente pacchetto di voti andreottiani. Non lascerà traccia. Dopo di lui, solo commissioni che sfornano «rapporti sulla condizione giovanile», l'ultima guidata dal socialista lucano Nicola Savino, famoso per essere stato fotografato in aula mentre schiacciava un pisolino. Ma adesso sveglia, arriva il Polo. Già alla ricerca dell'uomo giusto. Alemanno: «Come ministro vorrei qualcuno che conosca davvero i problemi dei giovani: Vincenzo Muccioli». Forza Italia pensa ad Antonio Guidi, attualmente alla Famiglia. In campagna elettorale entusiasmò i suoi elettori marchigiani proponendo di affidare ai ragazzi l'autogestione delle discoteche: «Così risolviamo anche il problema della disoccupazione giovanile». Sulla riviera adriatica è già un mito. Massimo Gramellini M i ssbqlpcvsrt Sopra, Vincenzo Muccioli An lo vedrebbe bene come ministro della Gioventù Accanto, Giulio Andreotti: lui ci aveva già pensato
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