Assolto Gianni De Michelis di Fabio Poletti
Assolto Gianni De Michelis Assolto Gianni De Michelis Non prese 70 milioni per il partito MILANO. Ore 11 c 20, a Tangentopoli va in onda l'assoluzione. Un inedito per i giudici di Mani pulite, messi in un angolo da questa doppia assoluzione per l'ex ministro socialista Gianni De Michelis e per il suo più stretto collaboratore Giorgio Casadei, scandalo politico per il primo, 85 gioirli di carcere per il secondo. Assoluzione «in nome del popolo italiano» legge il presidente del tribunale Romeo Simi De Burgis. E nei pochi secondi che ci vogliono per leggere quelle 14 righe si scopre che «non sussisto» quell'accusa contro De Michelis e Casadei. E' uno schiaffo alla procura, il primo vero schiaffo dopo oltre due anni di indagine. In aula c'è il pubblico ministero Elio Ramondini. Ascolta la sentenza e se ne va senza dire una parola. In realtà lui è lì solo per sostituire Paolo Ielo, titolare di questa inchiesta (naufragata). Paolo Ielo aveva chiesto un anno di carcere. E invece l'ex mi¬ nistro e il suo collaboratore, così come chiedevano i loro difensori, sono stati assolti dall'accusa di violazione della legge sul finanziamento pubblico (per Casadei anche frode fiscale) in merito ad un versamento di 70 milioni effettivamente mai finito nelle tasche dell'ex ministro del garofano. Ma c'è di più. Per un altro episodio d'accusa, relativo a un finanziamento di 140 milioni compiuto dalla ditta Emit (gruppo Acqua) per retribuire cinque collaboratori di De Michelis, il tribunale ha disposto il ritorno degli atti in procura per una diversa configurazione del reato. Come dire, indagate meglio. In realtà, se dovesse rimanere l'accusa di violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, tutti gli atti sarebbero di competenza della procura presso la pretura e non dei magistrati di Mani pulite. Un doppio pchiaffo che ribalta di 180 gradi il giudizio che Gianni De Michelis aveva dato del suo processo. Per l'ex ministro trovarsi in quell'aula era una situazione «kafkiana». Adesso, dopo la sentenza, siamo alla Caporetto dei giudici di Mani pulite. L'ex ministro per ora preferisce non infierire: «Posso solo confermare di avere fiducia nella giustizia. Non ritengo di dire altro sulla sentenza, i commenti a fatti giudiziari spettano ai difensori». L'unico difensore presente in aula alla lettura della (storica) sentenza è l'avvocato Andrea Fares. Dice soltanto, soddisfatto: «L'assoluzione era un atto dovuto, era un atto di giustizia». Replica Gaetano Pecorella, l'altro legale di De Michelis: «Questa sentenza è un momento di ripresa della legalità. Nonostante i tempi di emergenza il tribunale ha dimostrato una grande capacità di autonomia e indipendenza, senza appiattirsi sulle teci della procura». Aggiunge, poi, il legale: «Da questa vicenda la difesa esce a te- sta alta e vede riconosciute le | proprie ragioni. Con l'aria che tira non è poco». Ma l'elenco dei guai giudiziari per De Michelis non finisce qui, con questa assoluzione. Lungo è l'elenco delle inchieste sull'ex ministro, prossimo appuntamento il 5 luglio, sempre davanti a un tribunale di Milano. Insieme agli ex segretari del pentapartito e ad altri 27 uomini politici e imprenditori De Michelis deve rispondere per la maxi tangente Enimont. E ancora: l'ex ministro è sotto inchiesta a Roma davanti al pubblico ministero Vittorio Paraggio che indaga sulla coooperazione internazionale e poi pure a Venezia per le presunte tangenti sul raccordo tra l'autostrada Padova-Venezia e l'aeroporto Marco Polo. A Venezia è già stato chiesto il suo rinvio a giudizio. Fabio Poletti L'ex ministro Gianni De Michelis: confermo di avere fiducia nella giustizia
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