La vita è sesso (forse) di Osvaldo Guerrieri

Inaugurato Asti Teatro con «La Chunga» di Vargas Uosa Inaugurato Asti Teatro con «La Chunga» di Vargas Uosa La vita è sesso (forse) Brava Pitagora, brutto spettacolo Nell'autobiografia intitolata «Il pesce nell'acqua», che Rizzoli sta per pubblicare in Italia dopo lo scandalo suscitato in molti altri Paesi, il romanziere peruviano Mario Vargas Llosa confessa la propria inestinguibile nostalgia per i bordelli, luogo nel quale avrebbe perso giovanissimo la verginità. La cosa sarebbe del tutto priva di conseguenze se non fosse legata così intimamente all'attività letteraria e drammaturgica di questo narratore, che nel '90 è anche stato candidato alle elezioni presidenziali del Perù. Nel '66 il bordello era al centro del fortunato romanzo «La casa verde». Il bordello ritorna adesso ne «La Chunga», il dramma che l'altra sera, nel cortile del Palazzo del Collegio, ha inaugurato il 16° Asti Teatro tra perplessità, sconcerto e i soliti lunghi applausi finali. Fedele alla propria poetica letteraria, e anzi considerando il teatro un «omaggio al romanzo», Vargas Llosa trasporta nei confini ristretti del palcoscenico il clima, i personaggi, l'erotismo senza limiti dell'opera letteraria. In un bar ai margini di una desolata landa urbana raduna quattro perdigiorno che chiama «gli inconquistabili». Il quartetto beve birra, gioca ai dadi e soprattutto fantastica di sesso e di denari. Il bar è gestito da una donna fredda e calcolatrice. Il suo nome è Chunga ASTI DAL NOSTRO INVIATO (esisteva già nella «Casa verde»), ma tutti preferiscono chiamarla «la frocia». Quando uno dei quattro, Josefino, cerca di rifarsi da una forte perdita ai dadi, offre alla Chunga per tutta una notte Meche, la ragazza di cui egli si dice innamorato. Meche, che in definitiva è l'unica donna vera del dramma, trascorre la notte con Chunga e, all'alba, fa perdere le proprie tracce. Erotismo, linguaggio osceno, situazioni fin troppo esplicite: «La Chunga» vorrebbe offrirci la metafora di un mondo governato da leggi elementari, che Vargas Llosa interpreta nelle forme del gioco e Una scena di «La Chunga», lo spettaco lo c dell'illusionismo totale. Amicizia, amore, sfruttamento, mitologia maschista arrivano mimetizzati in una ininterrotta variazione erotica, culminante nella scena in cui Josefino cerca di convincere la Chunga a trasformare il bar in un bordello e a farsi sua socia: il dibattito tra i due si trasforma in una cruda «fellatio». Sono le situazioni dure che sconcertano lo spettatore? Forse no. Ciò che lascia profondamente perplessi è la scarsa qualità del copione, una via di mezzo tra «Cavalleria rusticana» c «Cent'anni di solitudine», ma senza il vigore stilistico di Verga e di Màrquez. Nel¬ on Amanda Sandrelli e Paola Pitagora la «Chunga» l'azione procede senza particolari soprassalti, in modo un po' noioso, tra bevute, cori, sogni, ricordi, amori saffici e via di seguito. Il mistero al quale probabilmente mirava Varga Llosa se ne sta acquattato tra le pause meditative e nel futile finale giallo, in cui non si capisce bene che fine abbia fatto la bella Meche. Il regista Luca De Fusco dichiara nella nota allo spettacolo di essere rimasto folgorato dalla lettura del testo. Possiamo anche credergli. Ma lui deve riconoscere che, con questo materiale, non poteva fare grandi cose, se non citare qualche sudata atmosfera di cinema sudamericano. Lo scenografo Firouz Caldo ha cercato di restituirci il carattere illusionistico che dovrebbe esistere nella radice più nascosta della commedia. Ha giocato di specchi, ma ha finito col creare un ambiente manierato e un poco artificioso. Qui, tra sala bar e stanza da letto soppalcata, gli interpreti ce la mettono tutta per conferire all'azione sangue e sentimento. Paola Pitagora (la Chunga) mostra tutta la propria autorità e un'avvenenza ancora notevole; Amanda Sandrelli (Meche) gioca persuasivamente tra seduzione e ingenuità; un gradino più giù troviamo il quartetto degli inconquistabili, che sopperiscono con la fisicità ai limiti dell'interpretazione. Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Asti, Italia, Perù