George Michael perde la causa: «Sono uno schiavo» di Fabio Galvano

George Michael perde la causa: «Sono uno schiavo» George Michael perde la causa: «Sono uno schiavo» 7/ cantante inglese dovrebbe incidere ancora 6 album, ma minaccia di ritirarsi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Sony ha vinto il braccio di ferro con George Michael. L'istanza presentata nell'ottobre scorso dal cantante di origine greca, che chiedeva la scissione del suo contratto con la compagnia discografica, è stata respinta dal tribunale di Londra. «I termini del contratto sono ragionevoli ed equi», ha affermato il giudice Jonathan Parker condannando George Michael - vero nome Panayiotou - a pagare le spese processuali che dovrebbero aggirarsi attorno ai sette miliardi di lire. Immediata la replica del cantante, alla cui vicenda numerosi altri artisti avevano affidato le loro speranze di rivoluzionare il rapporto con i discografici: «Viene sancita, di fatto, la schiavitù professionale». Farà ricorso, non gli importa quanto costerà. Ma le speranze di rovesciare il giudizio non sembrano molte. E' una sentenza, quella di ieri, che farà epoca nel mondo della canzone; e che, subito, è diventata oggetto di polemica. Il cantante voleva rescindere il contratto del 1988 - spiega il suo avvocato perché non sente tutelata la sua vena artistica e soprattutto perché non gli si consentono nuovi esperimenti: in pratica, è stato detto, la trasformazione da sex symbol a musicista di qualità. George Michael si lamentava di essere trattato «come un pezzo di software»: «I musicisti - ha sostenuto nel corso del dibattimento non vengono in tipi e misure fissi, ma sono individui che cambiano e si evolvono. Per la Sony questo è estremamente scomodo». Ha accusato la casa discografica di non avere sostenuto il suo disco «Listen Without Prejudice» («appena» 5 milioni di copie, contro i 14 milioni del suo precedente «Faith»); ma soprattutto di avere a lungo resistito prima di mettere in circolazione «Don't il cantante George Michael arriva in tribunale «Significa - ha protestato il cantante in una breve conferenza stampa dopo la sentenza, senza mai sfilarsi i Ray Ban che fanno parte della sua immagine non meno della barba di tre giorni che non ho alcuna garanzia di utilizzo del mio lavoro. Se la Sony lo respinge, non uscirà mai». Non solo: «Il mio lavoro non mi apparterrà mai e non avrò mai alcun diritto su di esso». Si sente, insomma, con le mani legate. E non a caso un portavoce della Sony ha Let the Sun Go Down on Me» (il duetto con Elton John che è stato in testa alle classifiche in 15 Paesi). A termini di contratto George Michael dovrebbe fornire ancora I 6 dischi, ma la Sony non gli lascia fare quello che vorrebbe lui. «Non parliamo la stessa lingua», protesta. Ma non è solo quello; e l'industria discografica - che ha seguito con grande attenzione la battaglia legale - sa che era in gioco l'intero sistema dei rapporti con le «star» della canzone. parlato ieri di «un grande giorno» per l'industria discografica. Se Michael avesse vinto, ha aggiunto, «nessun contratto avrebbe più avuto valore legale». Qualcuno accusa Michael neppure troppo fra le righe - di aver venduto tutti i diritti nel 1988 abbagliato dalla prospettiva di un ingente guadagno. Ma oggi la sua fortuna personale è ormai valutata a circa 170 miliardi di lire - sarebbe pentito e vorrebbe un'indipendenza che il contratto non gli concede. «Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca», ha commentato un produttore. E la Sony, nel tentativo di riallacciare un rapporto con uno dei suoi nomi più redditizi, che per ripicca potrebbe decidere di non incidere più, ha dichiarato ieri: «Nutriamo un grande rispetto per George Michael e la sua arte, speriamo di poter continuare nel nostro rapporto con lui». Fabio Galvano

Persone citate: Elton John, George Michael, Jonathan Parker, Sun Go

Luoghi citati: Londra