Sparita «La maison blanche» di Van Gogh

Sparita «La maison bianche» di Van Gogh Sparita «La maison bianche» di Van Gogh ROMA. La maison bianche, una tela di Vincent Van Gogh, è sparita dal museo Ermitage di San Pietroburgo. Al suo posto c'è una copia. Lo hanno scoperto i membri della commissione russo-tedesca per la restituzione dei beni culturali durante una visita al museo della città russa. I cinque saggi hanno dichiarato che la tela «sembra eseguita da un anno o due al massimo, ha colori troppo vivi per un Van Gogh di un secolo fa. Le autorità tedesche informa l'edizione francese de II giornale dell'arte - minacciano infatti di rifiutare l'erogazione di AL GIORNA contributi finanziari promessi all'Ermitage». La Maison bianche, valutata quasi 45 miliardi di lire, faceva parte della collezione dell'industriale tedesco, Otto Krebs, vicino a Weimar, che mori nel 1941. Nel 1945 le tele, tra le quali figuravano Renoir, Degas, Monet, Pissarro e Toulouse-Lautrec rimasero a Holzdorf, che divenne quartier generale di Tchouikov, capo dell'amministrazione militare sovietica. Nel 1952 si scoprì che le tele erano sparite. I russi non avevano mai ammesso che i quadri si trovassero nel loro Paese. tempo? Qual era il terribile segreto che chiuse la bocca al vescovo? Forse coinvolgeva le famiglie a cui erano state sottratte le tele. I quadri portano sul retro le tracce di esposizioni in gallerie francesi, ma nessun museo le ha mai rivendicate. Probabilmente furono confiscate a famiglie ebree spedite, mentre spogliavano le loro case, in un campo dì concentramento. E, allora, perché non finirono nel bunker di Hitler o nelle case di Gòring o in un museo tedesco? Sorte delle 21 mila opere rubate dal Terzo Reich (di cui 10.900 tele) era quella di essere passate al setaccio dal Reichsmarschall: prima scre¬ matura direttamente al Fùhrer, seconda per la collezione privata di Gòring, terza alla scuola superiore del partito, quarta ai musei tedeschi. Se passate al vaglio, quelle opere si sarebbero probabilmente fermate al secondo filtro, perché Hitler preferiva Rembrandt, Hals, Vermeer... Invece finirono in una povera valigia di cartone. Ma in quell'ormai lontano '71, i ventotto capolavori francesi dovevano imboccare un'altra strada per l'oblio. Silenzio che sarebbe stato rotto soltanto dalla caduta del Muro. Il direttore della Nationalgalerie non registrò mai quelle tele, non le espose, e nemmeno le depo¬ sitò in magazzino. Le rinchiuse, invece, in un armadio-cassaforte nel suo ufficio, grotta del tesoro dove metteva in salvo le carte personali. Che aspettasse di individuare i legittimi proprietari? Allora, perché nemmeno inventariarli? E perché quel viaggio a Magdeburgo, con ritorno a pieno carico a Berlino, rimase un segreto custodito dal conservatore del museo e dal ministro della Cultura? Probabilmente li attendeva il bunker di un collezionista americano tanto amante dell'arte quanto di pochi scrupoli. Pier Luigi Vercesi ALE

Luoghi citati: Berlino, Magdeburgo, Roma, San Pietroburgo, Weimar