MA IL 40% DEI VOTI NON BASTA di Alessandro Baricco

MA IL 40% DEI VOTI NON BASTA MA IL 40% DEI VOTI NON BASTA OPO avere «predicato il liberismo da una vita» Sergio Ricossa lo vede a portata di mano, dopo la vittoria di Berlusconi, ma preferisce chiamarlo miraggio. Prima che altri lo accusino di avere predicato al vento e si burlino delle sue idee le definisce utopie, sogni, licenze poetiche, e ne ride bonariamente. Come nella favola di La Fontaine la volpe Ricossa dichiara che l'uva è bella ma immangiabile. Forse sa che la casa ideale di un intellettuale liberale è l'esilio e che nulla è più deludente del ritorno in patria. Ma allora se Antonio Martino si occupa di grande diplomazia e Sergio Ricossa ci invita a scherzare sulle sue convinzioni, dove sono i grandi liberisti del «mondo nuovo» di cui Berlusconi ha annunciato l'avvento? Conviene uscire dalle favole e riportare il problema nella realtà della società italiana. Berlusconi governa alla testa di una coalizione che rappresenta grosso modo il 40 per cento del Paese. Anche se lo volesse non potrebbe smantellare gli interessi corporativi, sopprimere le patenti, abolire le tariffe, sciogliere gli albi professionali ed eliminare tutte le rendite di posizione che si sono accumulate sul fondo della società italiana. La «rivoluzione liberale» è la più radicale di tutte le rivoluzioni possibili. Per farla, paradossalmente, occorre un grande dittatore che non esiti a imitare Pietro il Grande e sappia tagliare le barbe dei boiardi. Non mi sembra che il presidente del Consiglio abbia inclinazione e talento per una tale parte. Ma Berlusconi può adottare il liberismo come stella polare e punto di riferimento del sistema economico italiano. Non gli chiediamo di essere astrattamente liberista, ma di esserlo prudentemente, realisticamente e con. cretamente ogniqualvolta le circostanze gli permetteranno di scegliere fra due strade, di cui una protezionista o assistenzialista e l'altra liberale. Ci dia un esempio di liberismo in tema di televisioni, ad esempio, e gli faremo credito delle nostre speranze liberali. In politica e in economia l'obiettivo finale è generalmente utopia, ma il senso della marcia può essere realtà. Sergio Romano non una sbavatura nel profilo da coupé in autostrada, le mani rigide come lame, la schiena dritta come a tavola, gli occhi inchiodati in un unico punto cieco da cui si staccano solo nell'istante dell'arrivo per rimbalzare meccanicamente sul tabellone, alla ricerca del tempo, nemico immateriale e imperturbabile, quattro cifre stampate lassù, quattro cifre che ti possono cambiare la vita. Mette in folle, Lewis, appena tagliato il traguardo, e lascia andare le gambe, come un ciclista in discesa. Sulla spinta me lo vedo arrivare di fronte, e alla fine fermarsi proprio davanti. Non è sudato, non è affannato, sulla faccia ha il grado zero dell'espressione. Il nulla. Per un attimo, prima che lo seppelliscano fotografi, compagni, giudici e gente varia, riesco a stamparmi nella memoria quella strana foto. L'uomo più veloce del mondo, da fermo, sembra che non esista nemmeno. Alessandro Baricco

Persone citate: Antonio Martino, Berlusconi, La Fontaine, Ricossa, Sergio Ricossa, Sergio Romano