LIBERISMO In Italia è possibile?

In Italia è possibile? In Italia è possibile? chissima voglia di rinunciare alle proprie rendite. «Per questo capisco il pessimismo di Ricossa: lo statalismo tende a essere immortale. Ma io resto ottimista perché credo ancora che lo scopo della politica sia quello di rendere possibile ciò che è deside- una politica di maggiore libertà in economia sia destinata a pestare i piedi ai gruppi organizzati». Quando si arriva a ottenere oltre il 40 per cento è probabile che qualche «gruppo organizzato» sia confluito nella maggioranza. Magari con po¬ ::>>£>>m:::::# CINQUE VOCI PER UN'IDEA EIBERISMO. Fino a pochi anni fa in Italia era considerata una parola-tabù. I liberisti, quelli doc, costituivano un'esigua tribù. E si muovevano all'interno di un quadro concettuale decisamente sconosciuto ai più. Oggi, si dice, il liberismo è andato al governo. E' il caso di proporro una piccola antologia della filosofia liberista. Friedrich August von Hayek: «Così come per la sfera intellettuale, anche in quella materiale la concorrenza è il mezzo più efficace per scoprire il modo migliore di raggiungere i fini umani. Soltanto là dove sia possibile sperimentare un gran numero di modi diversi di fare le cose si otterrà una varietà di esperienze, di conoscenze e di capacità individuali tale da consentire, attraverso la selezione ininterrotta delle più efficaci fra queste, un miglioramento costante». Luigi Einaudi: «Il politico liberale, il quale ha la visione di un mondo mobile, continuamente variabile, di uomini i quali lottano, cadono, si rialzano, e di nuovo emulano l'un l'altro e si elevano, attraverso esperienze di errori e di successi, non sta, come dicono i suoi calunniatori, a braccia incrociate. No, egli fissa con la legge, ossia con una norma nota, pubblica e previamente discussa, i limiti oltre i quali nei loro moti gli uomini non possono andare senza nuocere altrui. Lascia, ad esempio, liberi i produttori di pro¬ durre o non produrre, di produrre la o le qualità che essi giudicano più convenienti, e di fissare i prezzi di offerta che essi ritengono i migliori per sé». Ronald Reagan: «E' indubbio che le tasse rappresentano una forma di lavoro forzato e lo Stato tende a peccare di inefficienza megalomane. Propongo perciò una drastica riforma a tutela delle quattro libertà umane nell'economia: libertà di lavorare, di godere dei frutti del proprio lavoro, di disporre in modo totale della proprietà privata e di avvalersi di un libero mercato». Milton Friedman: «L'amministrazione statale deve provvedere solo servizi essenziali alla società. Nel XIX secolo gli Stati Uniti spendevano una cifra irrisoria per l'economia, e all'apice dell'Impero Britannico, gli inglesi non superavano il dieci per cento. Lo Stato deve assicurare solo la difesa, la proprietà privata, l'ordine e la legge, le elezioni, il sistema giudiziario. Punto. Purtroppo deve esserci una legge e un sistema fiscale, ma la proprietà privata deve essere libera». Margaret Thatcher: «Non esiste quella che chiamiamo società. Esistono solo gli individui... Chi non vuol lavorare e fare sforzi deve vedere dove può andare a finire: sui marciapiedi o nelle fogne», [p. bat.] B A R N U M LO SPETTACOLO DELLA SETTIMANA rabile». Non sembra che l'attuale maggioranza in campagna elettorale abbia suggerito una politica del «rigore». «E infatti spesso quelli che parlano di politica del rigore finiscono per adottare una politica della punizione». Ma liberismo non vuol dire lacrime e sangue? «Assolutamente no. I sacrifici li devono fare gli apparati politicoburocratici che ancora dominano il Paese. Sono loro che vanno messi a dieta». Sacrifici allo Stato e libertà per il cittadino. Non vorrà mica concluderne che liberismo è uguale a felicità? «Sì, credo che la libertà sia felicità. Non sarei felice se non fossi libero, quando sono infelice è come se non fossi libero». Insomma, a differenza di quanto ha scritto Ricossa, il «liberismo reale» è proprio possibile? «Ricossa potrebbe attraversare il confine a pochi chilometri da Milano ed entrare in Svizzera. Lo ha detto Friedman: persino alcuni intellettuali di sinistra cominciano a dilettarsi con i princìpi della libertà economica. Lo fanno con grande prudenza, come se stessero esplorando un continente vergine. Sappiano che non è pericoloso: alcuni di noi vivono qui da sempre, e molto comodamente». Pierluigi Battista pista nemmeno la tocchi. Se ne torna ai blocchi camminando goffamente, con l'aria soddisfatta di uno che s'è fatto una bella sfollata al semaforo. Si risistema giù in quella specie di genuflessione che è come una miccia accesa. Gli impazzisce il diaframma, nei pochi istanti prima del via e nel silenzio pazzesco del microsecondo che precede lo starter riesco a sentire il sibilo da agonia con cui si riempie di ossigeno i polmoni e il cervello prima di sparire lungo la curva e andare a respirare di nuovo cento metri e dieci secondi più in là. Ho ancora la sua immagine negli occhi quando dal fondo del rettilineo parte King Cari, col testimone in mano e quarantamila romani a guardarlo e a urlare. Non c'è gara, a far fuori gli avversari ci hanno già pensato i primi tre staffettisti. Corre praticamente da solo, il semidio, lui contro il cronometro, con quella sua corsa da galleria del vento,

Persone citate: Friedman, Friedrich August Von Hayek, Luigi Einaudi, Margaret Thatcher, Milton Friedman, Pierluigi Battista, Ricossa, Ronald Reagan

Luoghi citati: Impero Britannico, Italia, Milano, Stati Uniti, Svizzera