La min vita da sterminatore

« « La min vita fin sterminatore » Un killer hutu racconta la pulizia etnica la sua famiglia». Per uccidere? «Non all'inizio», afferma Janvier Afrika. Figlio di Sylvestre Ngirabatware, un veterinario impiegato alle dipendenze del capo dello Stato, Janvier entrò a far parte di «un gruppo clandestino di una trentina di uomini» nel 1989. A quell'epoca, questi fedelissimi del Presidente si autodefinivano «inyanga», «i puri». La loro missione: essere le guardie armate del regime, una dittatura a partito unico. «Solo dopo l'insurrezione del Fronte patriottico - il movimento ribelle a maggioranza tutsi, ndr - nell'ottobre 1990 abbiamo cominciato a organizzare le uccisioni di massa», spiega Janvier Afrika. Ironica¬ Lascia Singapore, oggi i sarà sentito da Amnesty mente, è stato al momento dell'introduzione del multipartitismo, nell'estate 1991, che si è creata la milizia «Interahamwe», letteralmente «quelli che combattono insieme». Più numerosa degli originari «puri», strutturata in «comitati di autodifesa», dopo l'assassinio del presidente Habiyarimana il 6 aprile scorso questa milizia ha scatenato il genocidio per vendetta ai danni dei tutsi. Benché non si possa fare un calcolo preciso dell'ecatombe, «non c'è dubbio - dice il rapporto presentato il 31 maggio al Consiglio di sicurezza dell'Onu ■ che centinaia di migliaia di tutsi hanno trovato la morte». Questo genocidio è... un «atto di genocidio». E' questa l'e¬ spressione introdotta nel febbraio 1993, all'indomani di un'inchiesta congiunta, da quattro organizzazioni umanitarie: la Federazione internazionale per i diritti dell'uomo, Africa Watch, il Centro internazionale per i diritti della persona e l'Unione interafricana per i diritti dell'uomo. Il loro rapporto, redatto dopo un soggiorno in Ruanda dal 7 al 21 gennaio 1993, così concludeva: «Atti di genocidio di grande ampiezza, ben noti alle autorità, sono rimasti finora impuniti». Fra questi atti c'è, ad esempio, la morte violenta di 262 persone nello spazio di una settimana nei due soli comuni di Ramba e Satinsyi, di cui si sono macchiati uomini come Janvier Il Paese è smarrito, pers Afrika, membri degli squadroni della morte. Per aver fatto queste rivelazioni, all'epoca le organizzazioni umanitarie hanno subito rappresaglie ai danni del loro personale sul posto. Ancora prima della pubblicazione del rapporto della missione, il 22 febbraio 1993, informatori, membri locali delle associazioni per la difesa dei diritti dell'uomo, persino semplici autisti delle organizzazioni sono stati minacciati di morte, malmenati o uccisi. «Si deve fermare il massacro», aveva detto Daniel Jacoby della Federazione internazionale per i diritti dell'uomo, «e venire in soccorso dei testimoni coraggiosi». Fra questi tetimoni Janvier Afrika, che dal ino la vittima difende l'i

Persone citate: Afrika, Daniel Jacoby, Janvier Afrika

Luoghi citati: Africa Watch, Ruanda, Singapore