I tutsi: cominciata l'invasione francese

Parigi sola in Ruanda, l'Europa aspetta la decisione dell'Orni (ma solo l'Italia offre uomini) Parigi sola in Ruanda, l'Europa aspetta la decisione dell'Orni (ma solo l'Italia offre uomini) I tirisi: cominciata l'invasione francese ~i No all'intervento anche dal Consiglio mondiale delle Chiese '\*%\ Venti organizzazioni umanitarie: l'invio deipara è pazzia i '\ RIGALI. Truppe francesi sarebbero già entrate in territorio ruandese per fermare la carneficina interetnica fra le tribù hutu e tutsi, senza attendere il via libera delle Nazioni Unite. Lo ha affermato ieri il rappresentante a Johannesburg del Fronte patriottico ruandese, Ben Rugandazi. I francesi «stanno invadendo il Paese», ha dichiarato, attraverso la parte orientale dello Zaire, e ora «si sono attestati a Kamimbe, vicino al lago Kivu. Ma noi resisteremo con ogni mezzo alla loro invasione». Si tratterebbe di reparti della Legione straniera. La notizia dell'arrivo di truppe francesi nello Zaire è stata confermata ieri sera da fonti di Parigi. I soldati hanno preso posizione a Goma, al confine con il Ruanda, ma a Parigi si nega L'ORRORE AL SERVIZIO DELLO STATO KCGALI NOSTRO SERVIZIO L'altra volta, indossava un abito informe, coloro rosa-fenicottero. Era il marzo 1993, prigione di Rigali. Janvier Afrika era allora detenuto da sei mesi, senza capo d'imputazione, per il solo fatto di non essere più «un elemento fidato». Si esprimeva - avvalendosi di un interprete - in lingua «kinyarwanda», l'unica che padroneggia: «Se esco di qui, vorrà dire che sono morto», diceva. All'epoca, non me la sentii di far menzione della sua testimonianza, per quanto notevole, dettagliata, precisa. Perché Janvier Afrika è un ex killer, un membro pentito di uno di quegli squadroni della morte che, finché visse ii presidente Juvenal Habiyarimana, avevano elevato a servizio pubblico il massacro dei tutsi e dell'opposizione hutu. Il metodo: il «massacro provocato». Muniti di auto di servizio, taniche di benzina e machete, i sicari arrivavano in un comune o una regione - il bersaglio designato - per incitare la popolazione locale, spesso col concorso del sindaco o di un'altra autorità locale, a far «pulizia»: con un pogrom di tutsi o un massacro di oppositori. Janvier Afrika, nato in un giorno del 1967 (il cognome gli fu attribuito «per rendere omaggio al continente»), riconosce di aver partecipato a questi eccidi. Ora, al sicuro in una capitale africana sotto la protezione di un'organizzazione umanitaria, ricorda come fu ingaggiato nelle squadro della morto: una struttura parallela a ogni livello dello Stato e dell'esercite, messa in piedi «dal presidente Habiyarimana e dal- STATI UNITI 4 morti, 20 feriti che siano già penetrati in territorio ruandese. Si tratta di militari provenienti dalla base francese nella Repubblica Centrafricana presso Bangui. L'entrata dei militari (fanteria, carri armati e paracadutisti) in Ruanda dovrebbe essere subordinata al parere del Consiglio di sicurezza dell'Orni, la cui decisione è attesa per oggi. Ma contro l'ipotesi di intervento, a Bruxelles e a Bujumbura, la capitale del Burundi, manifestazioni sono state organizzate presso le ambasciate francesi. «Li mangeremo vivi. Li ghigliottineremo. Pagheranno per il loro neocolonialismo», ha detto riferendosi ai soldati francesi uno degli organizzatori della protesta di Bujumbura. L'Ueo ha deciso ieri a Bruxelles di appoggiare l'iniziativa francese, a condizione che anche l'Onu dica sì. Ma l'assenso dei nove Paesi euroccidentali aderenti all'organizzazione non implica l'invio di truppe. Stando a un portavoce dell'organizzazione, solo l'Italia «non ha escluso» l'invio di soldati in Ruanda assieme ai francesi. Gli altri alleati si sono impegnati a «contribuire all'iniziativa con un'assistenza logistica». Fra le condizioni poste dall'Italia per mandare truppe, vi è quella che alla spedizione partecipino anche Paesi africani, e «che siano chiarite con precisione le condizioni nelle quali si svolgerebbe l'intervento, le strutture di comando e la durata dell'operazione», hanno indicato fonti alleate. Il Consiglio mondiale delle Chiese ha rivolto un appello a Francia e Onu perché non se ne faccia nulla. Il Wcc - che riunisce 324 chiese protestanti, anglicane e ortodosse di più di 100 Paesi - esprime dubbi sulla «credibilità delle intenzioni umanitarie di Parigi» e ritiene che un intervento dei militari francesi «provocherebbe quasi certamente un inasprimento delle tensioni». Una ventina di associazioni umanitarie francesi tra cui «Medici senza frontiere» e «Sos razzismo» hanno pure preso posizione contro l'intervento militare francese. Il presidente di Medici senza frontiere, Bernard Granjon, ha dichiarato che «il passato dell'esercito francese in Ruanda è troppo carico di colpe. Un intervento militare francese sarebbe una follia». [Ansa-Agi-AdnKronos] Janvier Afrika, l'ex killer al soldo dei governo ruandese Il Fronte ribelle «Li mangeremo vivi li ghigliottineremo E' neocolonialismo che pagheranno caro» fondo della sua cella in carcere aveva descritto i massacri organizzati, le esecuzioni e le fosse comuni. Era stato così che gli inquirenti internazionali avevano trovato, proprio sotto le finestre del municipio di Ramba, i cadaveri di molte vittime. «Tutto è stato ben preparato e organizzato ai vertici dello Stato», afferma Janvier Afrika. «Riunioni regolari si sono svolte nella casa del capitano Pascal Simbikangwa, funzionario della presidenza ruandese e amico del colonnello Elie Sagatwa, a sua volta amico e segretario particolare del presidente della Repubblica». Questa casa era conosciuta come «la sinagoga». Una ventina di dignitari di regime vi pianificavano azioni di intimidazione, incendi e cacce all'uomo. Secondo Janvier Afrika il presidente Habiyarimana era «il capo» degli squadroni della morte e partecipava alle riunioni. A una riunione preparatoria di un sanguinoso raid contro i tutsi a Gongwe e, più tardi, a Bugsera, partecipò anche sua moglie Agathe. Fuggito dalla prigione di Kigali il 28 febbraio scorso, Janvier Afrika, dalla sede della missione dell'Onu in Ruanda è riuscito a lasciare il Paese. Ora si nasconde all'estero. L'annuncio di un intervento militare francese lo ha sorpreso. «Nel 1991 degli istruttori francesi mi hanno insegnato a lanciare il coltello e a smontare il fucile. Abbiamo fatto assieme esercizi di tiro in un campo sui monti sopra Kigali. Ci addestravamo per quella cosa, la milizia Interahamwe...». Stephen Smith Copyright «Liberation» e per l'Italia «La Stampa» mputato, che aveva già Tre ragazzi tutsi rifugiati nella chiesa della Santa Famiglia a Kigali, capitale del Ruanda