I quattro saxofoni del castello
I quattro saxofoni del castello Concerto classico a Masino per la rassegna del Goethe Institut I quattro saxofoni del castello Stasera replica nel Palazzo Barolo a Torino Quattro saxofoni al Castello di Masino nei'pressi di Ivrea, in cui si raccoglie cultura a piene mani, dalla biblioteca che conserva un'edizione completa dell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert alla galleria dei poeti dove Dante e Metastasio fanno buona compagnia a Vittoria Colonna nei loro monocromi che imitano gli antichi rilievi. Su tutto, veglia la mitica figura del capostipite Re Arduino. Il Goethe Institut per «Wort und Klang», che si propone non solo l'unione delle arti ma anche di diverse culture, e i «Compositori associati» hanno infatti portato a Masino l'anteprima del concerto che il «Rascher-Saxofon-Quartet» riproporrà stasera, alle 21, nel Palazzo Barolo di Torino. Piacevole la scoperta. Lasciato fuori dalle grandi sale da concerto, il saxofono, con il suo secolo e mezzo di vita, è stato guardato con sospetto dai cul¬ tori della musica classica ufficiale. Pure, il suo timbro caldo a metà tra quello dei legni e quello degli ottoni, si presta ad un'estrema varietà di suoni di potente fattura. Se ne sono accorti da poco i compositori, ma anche Hindemith e Glazunov negli Anni Trenta e ce lo hanno dimostrato con convinta sicurezza una donna, Carina Rascher, insieme con White, Bruce Weinberger e Kenneth Coon, affrontando complesse combinazioni ritmiche fino alle elaborazioni cerebrali di Den Hoff, il cui titolo «Pnoxoud», per trio di saxofoni, si può leggere anche capovolto senza chiedersi che cosa vorrà mai dire perché, tanto, è un termine «artificiale». Una prima esecuzione assoluta, «Ach, das ferne Land» (riferita all'Italia), che Gottfried Benn ha scritto nel 1944 quando era medico militare e che Gunter Bialas ha musicato affiancando la voce suadente del sax tenore al canto affidato, a Masino, alla sottile dolcezza di Helga Spatzek. Aurora Blardone
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