«Voglio lasciare un buon ricordo»
34 Oggi Argentina-Grecia: il programma di Maradona è semplice ma ambizioso «Voglio lasciare un buon ricordo» Diego ha perso 14 chili in sei mesi, pesa come nell'86 «E l'Italia farebbe bene a non dimenticarsi di Zola» BOSTON DAL NOSTRO INVIATO L'Argentina è l'ultima, insieme con la Grecia, a scendere in campo. Ma è la più attesa. Si presenta infatti Diego Armando Maradona. E' stato il re del calcio. Ora, a quasi 34 anni, in questo suo quarto e ultimo Mondiale, più che una corona cerca un po' di se stesso, del fenomeno che sbalordì in Messico. Darà la caccia a quel terzo titolo che all'Argentina sfuggi all'Olimpico, vittima della Germania, in un'amara notte romana. Pianse in mondovisione. Lacrime di rabbia che il tempo non ha asciugato del tutto, pur avendo rivisto i pesanti giudizi dati a caldo sulla Fifa, definita la «mano nera». Quella stessa Fifa che, favorendo il suo passaggio dal Napoli al Siviglia, una mano gliela dette consentendogli di uscire definitivamente dal tunnel della droga e di tornare a giocare. Anche per questo si è sottoposto a sacrifici incredibili dopo tante vicissitudini che potevano minare l'uomo e quanto era rimasto integro del campionissimo che fu. In sei mesi ha perso 14 chili. E nel ritiro di Babson College, a Wellesley, sulle colline di Boston, sotto le cure del professor Etchevarria e del suo preparatore personale Signorini, con i massaggi di Cannando, da lui ingaggiato proprio come all'epoca del trionfo sugli altipiani messicani, Diego ha lavorato duro. Ora pesa circa 76 chili, proprio come nell'86. E in tre settimane nel Massachusetts ha pure aumentato il ritmo: nelle partitelle di allenamento, non si limita a fare da punto di riferimento, ma partecipa più attivamente alla manovra offensiva, affondando qualche colpo, con geniali lampi di classe. Il vero Maradona è programmato per gli ottavi di finale. E' deciso a cancellare la brutta parentesi che l'ha portato sull'orlo del baratro. Ha sbagliato, pagato e voltato definitivamente pagina, così dice, dando prova di carattere. Chi è oggi Maradona, a poche ore della partita con la Grecia? «Uno che spera di farcela ancora, che ha una grandissima carica agonistica, la stessa di un tempo e vuole divertire gli argentini che soffrono e convivono con la sofferenza. Se sono qui è perché desidero divertire soprattutto Dalmita e Yaninna, le mie bambine, saranno in tribuna con la mamma Claudia al Foxboro Stadium, e quella gente che mi ha sempre voluto bene e sostenuto nei momenti difficili, quando era fin troppo facile parlare male di Maradona». Dopo la caduta, ha trovato la forza per riemergere. L'ha fatto per orgoglio o per denaro? «Grazie a Dio non ho problemi economici. Non penso ad altri ingaggi e non ho deciso il futuro. Lasciare un buon ricordo è il mio obiettivo». Capelli corti, come in Messico, vogliono dire maggior tensione in corpo? «La tensione c'è, quella giusta». E' un Mondiale dei vecchietti, di Franco Baresi, Lothar Matthaeus, Maradona e altri. Lei, da dove ricomincia? «Dai fischi di Italia 90. Non li ho mai dimenticati e mai li dimenticherò, ma questo è un altro capitolo e non ho tempo né voglia di riaprire quella ferita. E' il mio quarto Mondiale e mi piace affrontarlo con l'illusione che sia il primo. E sogno di chiuderlo in bellezza». Quattro anni fa, lei disse che Usa '94 sarebbe stato falsato dal clima, dai campi e dai fusi orari. Dopo la caduta dell'Italia e della Colombia, tra le grandi favorite della vigilia, è ancora della stessa idea? «La mia stima per Sacchi è immutata anche se mi ha lasciato perplesso, sull' 1 -0, quella mossa di togliere Signori, una punta, per inserire Berti, un centrocampista. Adesso, nella disavventura, potrebbe arrivare il momento del mio amico Zola. Lo merita. L'Italia può riprendersi e tornare in corsa. In questa competizione c'è molto equilibrio e saranno molto importanti la saldezza di nervi e la resistenza fisica». L'Argentina vice campione allora teme la Grecia? «E' la gara d'esordio e bisogna considerare la tensione che può condizionare il nostro rendimento. Ci sono tanti rischi. In questi momenti la maglia che indossi diventa pesante per la responsabilità e, se anche le gambe non girano, si può andare in tilt. Siamo noi che possiamo trasformare la Grecia da una squadra normale in una squadra fantastica. Dobbiamo lottare prima di tutto con noi stessi». E' un'Argentina con forze emergenti come Chamot, Redondo, Batistuta, Balbo e con il redivivo Caniggia. Ma, per spezzare le reni alla Grecia, si affiderà ancora alle sue invenzioni. La Maradona-dipendenza è ancora un vizio che paga? «Sono al servizio di una squadra con dei giovani che hanno una buona esperienza internazionale. E mi aspetto il meglio da un'Argentina che può essere la sorpresa». Bruno Bernardi USA'94 Boston Diego Maradona (foto grande) stima Sacchi che però 10 ha lasciato perplesso sostituendo Signori con Berti «L'Italia è ancora in tempo a riprendersi»; qui sopra 11 portiere Goicoechea bocciato da Basile
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