Signoroni addio al Gft di Agnese Vigna
Scoppia una nuova crisi al vertice del gruppo tessile torinese Scoppia una nuova crisi al vertice del gruppo tessile torinese Signoroni, addio al Gft Via libera alla Plaid TORINO. «E' una scelta personale. Me ne vado perché è giusto lasciare la palla agli americani che portano soldi al Gft. In momenti come questo quello che conta è solo l'interesse dell'azienda, e che tutto si concluda in fretta»; così Clemente Signoroni conferma le sue dimissioni dal gruppo torinese. E contemporaneamente l'ex amministratore delegato e direttore generale del gruppo tessile lancia un messaggio di fiducia ai torinesi, ai dipendenti: «Non preoccupatevi per il futuro. L'ingresso dei nuovi soci è l'ultima tappa di una serie di operazioni condotte con successo grazie alla collaborazione di tutti, maestranze, fornitori, distributori. Da adesso in poi il cammino del Gft sarà in discesa. Questa è una congiuntura favorevole: la situazione interna evolve ormai in modo corretto, e con i 400 miliardi apportati dai nuovi soci non potrà mancare il grande salto in avanti». Attese ormai da giorni, le dimissioni di Signoroni sono state «ufficializzate» ieri dalla società con uno scarno comunicato nel quale si precisa che il consiglio di amministrazione «provvedere nei prossimi giorni a cooptare il nuovo consigliere di amministrazione». Clemente Signoroni, 45 anni, aveva assunto la guida del Gft nel settembre scorso, lasciando la Fiat Auto dove ricopriva la carica di direttore centrale. Un bilancio di questi mesi? «E' stato un anno durissimo, ma pieno di sensazioni, motivazioni forti - spiega Signoroni -. Dopo la difficile trattativa con il gruppo Miraglio, poco prima del mio arrivo, l'incarico del reperimento di un nuovo azionista di controllo è passato a Mediobanca. C'è poi stata l'istanza di fallimento Barclays, neutralizzata. A ottobre l'operazione finanziaria-ponte con le banche che ha portato al Gft 50 miliardi e altri 10 della famiglia Rivetti. Le stesse banche hanno poi approvato un aumento di capitale per 100 miliardi. A marzo l'azienda ha ricominciato a produrre redditività. Adesso va bene». E infatti l'ex amministratore delegato ha previsto per l'esercizio '94 un fatturato consolidato di circa 1410 miliardi ed un risultato operativo positivo per quasi 80 miliardi, una ventina di miliardi in più rispetto al budget iniziale. Aveva inoltre dichiarato una diminuzione dell'indebitamento finanziario netto dai 668 miliardi del 31 marzo '93 e dai 520 del 31 dicembre scorso ai 400 circa di quest'anno. Quali sono state le mosse fondamentali di questa im¬ portante ristrutturazione? «Innanzitutto devo ricordare che il lavoro era stato avviato dal mio predecessore, Vittorio Levi; poi abbiamo proceduto con le riduzioni di organico, la revisione dei rapporti con i fornitori e della rete distributiva. Infine ha giocato un ruolo decisivo la forte determinazione con cui tutti hanno lavorato». E ora cosa accadrà, con l'ingresso della Plaid? Si dice che il management del Gft preferisse una soluzione italiana e che proprio per questo si siano incrinati i suoi rapporti con Mediobanca, che sosteneva la candidatura a stelle e strisce... «Ripeto che la mia è una scelta personale. E' giusto lasciare il posto a chi arriva. Gli americani hanno abitudini gestionali diverse, che fanno parte della loro mentalità e vanno rispettate. Comunque, credo che si tratti di un'azienda che può rappresentare un importante presidio in America per il Gft». Nessuna nostalgia per il messicano Covarrubias? «No, la Plaid ha offerto 40 miliardi in più, tutto qui». E la soluzione italiana di cui si era parlato: qualcuno aveva fatto il nome della Gemina... «Guardiamo ai fatti: Mediobanca ha dato l'esclusiva a Plaid, che ora concluderà l'acquisizione. L'importante è non ricadere nei travagli del periodo dell' "italiano a tutti i costi", come con Della Valle, Marzotto. Bisogna privilegiare la rapidità». Ma adesso si lancerà in una nuova avventura? «Mi piace l'idea di risanare aziende. Ma per adesso mi guardo in giro. Le ipotesi sono tante, sono persino confuso». Agnese Vigna «Lascio la palla agli americani» dice l'ex amministratore delegato | I | Nella foto grande Clemente Signoroni I Qui sopra Marco Rivetti e a destra Fabio Covarrubias
Persone citate: Clemente Signoroni, Clemente Signoroni I Qui, Della Valle, Marco Rivetti, Marzotto, Signoroni, Vittorio Levi
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