Nel bordello con Maupassant di Masolino D'amico

Teatro erotico francese dell'800 Teatro erotico francese dell'800 Nel bordello con Maupassant p ARIGI. L"8 marzo 1875 il giovane Guy de Maupassant scrisse a sua madre: «Stiamo per dare, io e alcuni amici, nell'atelier di Leloir, una pièce assolutamente lubrica cui assisteranno Flaubert e Turgenev - inutile dire che gli autori siamo noi». Leloir era il pittore Maurice Leloir; Flaubert, che aveva assistito alle prove dello spettacolo, invitò il suo confrère russo alla rappresentazione del 12 aprile con un biglietto in cui gli prometteva che si sarebbe divertito «enormemente». Nessuno dei due fu peraltro in grado di presentarsi la sera fissata, e così lo spettacolo fu ripreso in loro onore il 31 maggio di due anni dopo, anche dietro richiesta di altri amici illustri, fra cui Zola, Alphonse Daudet e Edmond de Goncourt. Una crisi di gotta impedì a Turgenev di intervenire anche a questa esecuzione; invece il massiccio Flaubert si arrampicò per le cinque rampe di scale che portavano alla soffitta del pittore sbuffando e togliendosi un indumento a pianerottolo, prima il soprabito, poi la redingote, quindi il gilet, fino ad arrivare in maniche di camicia, stringendo una bracciata di indumenti. Una volta dentro, si trovò in compagnia di altri uomini «al di sopra dei vent'anni», e anche di alcune dame «precedentemente defiorate», requisiti fissati entrambi da Maupassant come indispensabili per chi volesse assistere allo spettacolo. La pièce in questione, intitolataci ^sr FetdIle de Rose, Maison Turane, fu recitata da un cast esclusivamente maschile, di cui Maupassant faceva parte. Lui fu Raphaèle, «fille de joie»; fra gli altri personaggi sono Miche, un macrò, Créte de Coq, inserviente di bordello, Beauflanquet, sindaco di Conville (nome che è tutto un programma), altre signorine allegre chiamate Fatma e Blondinette, e alcuni avventori della casa di piacere, fra cui un «vidangeur» (vuotatore di pozzi neri), un pompiere, un gobbo, un capitano in pensione, un marsigliese, un inglese. Il raro testo è ora leggibile in Théàtre érotiqtte frangais cui XIXème siede, volume appena uscito a cura di Jean-Jacques e Mathias Pauvert, di cui costituisce il pezzo forte. E' ancora moderatamente divertente alla lettura, soprattutto ricordando il contesto in cui fiorì; non c'è quasi intreccio, oltre alla scontata situazione di un borghese che entra con la sua signora nella Maison, avendola entrambi scambiata per un esercizio di tutt'altro genere. Una marionetta scandalosa Il resto consiste più che altro di scambi audaci fra le dame e i loro visitatori, ma c'è anche un po' di sano umorismo escrementizio imperniato sul «vidangeur» («CRE TE DE COQ: Allons, foutez moi le camp, vous m'emmerdez. VI DANGEUR: Non, Monsieur, je n'emmerde pas... Au contrarie, je désemmerde! je désemmerde!»). Il curioso volume dei Pauvert ricostruisce gustosamente qualche brandello di storia del costume meno noto della Parigi intel lettuale, molti dei cui protagoni sti ci fissano nei loro abiti sempre un po' spiegazzati e sotto chiome sempre un po' unte dai celeberrimi ritratti fotografici di Nadar, una cui ampia serie è esposta in questi giorni al Musée d'Orsay. Lo stesso Nadar figura del resto fra gli autori di un testo qui recupera to e intitolato La Grande symphonie des pitnaises (cimici), musicato ai suoi tempi nientemeno che d Offenbach, il quale poi riutilizzò, pare, alcuni temi della partitura per La belle Hélìne. Questo lavoretto fu concepito, con vari altri qui presenti, in funzione di un locale attivo fra il 1862 e il 1864, il cosiddetto Théàtre Erotique de la rue de la Sante. Era un localino ricavato in un giardino privato e gestito da quattro amici, due dei quali, Jean Duboys e Amédée Rolland, erano drammaturghi e poeti, e non vi agivano attori in carne e ossa, bensì marionette; c'era anche un pianoforte, al quale spesso si esibì come accompagnatore Georges Bizet. Il repertorio di questo teatrino fu, come dice l'intitolazione, rigorosamente osceno - oggi diremmo piuttosto, goliardico - come fanno fede i titoli delle brevi farse sopravvissute, come La grisette et l'étudiant (iniziazione sessuale di un giovinetto), Lesjenx de l'amour et dit bazar, Scapin Maquereau. Sono testi non privi di una certa eleganza, anche se la chiave è sempre allegramente sboccata; e della gloriosa aneddotica legata alla sala fa parte l'episodio di un certo professore tedesco di filosofia, al quale amici buontemponi diedero a credere che vi si respirava aria di fronda e di libero pensiero. Il professore arrivò preparato a un'emozione estetico-politica, ma si alzò indignato e lasciò rumorosamente la sala quando una marionetta si tirò su le gonne e fece i suoi bisogni liquidi in un vaso da notte. Sodominski e Priapiuski Anticipano gli svaghi di questa stagione nell'antologia un paio di capisaldi della letteratura teatrale porcellona appartenenti agli inizi del secolo, anonimi entrambi: L'intrigue au bordeL forse del 1803, e il più corposo La Tour du bordel, parodia dichiarata della Tour de Nesle, grande successo del 1832 a opera di Alexandre Dumas e Frédéric Gaillardet. Qui i curatori sottolineano non senza fierezza un vocabolario erotico particolarmente raro, con termini inconsueti, per esempio «crispimen» per il sesso femminile, o «pénillière». Guiraud (un lessicografo), rilevano, «sembra ignorare questa commedia, poiché egli definisce "vervignoler" (per l'atto del sesso) "termine introvabile, mentre qui figura a più riprese"». Allo stesso modo i due Pauvert osservano che mentre certe scene sembrano anticipare Tardieu e Ionesco per la meccanicità e per un certo gusto dell'assurdo, «la scelta bizzarra di nomi d'ispirazione polacca per i personaggi, e perfino certe situazioni e risposte sconnesse non possono non evocare Jarry». Forse esagerano; fra i nomi in questione figurano tuttavia Viriginski, Priapiuski (re di Francia), Sodominski, Vaginiska, Coneska, Saloposka. I tempi più vicini a noi offrono infine copioni più urbani dato l'uso di una lingua meno gergale, e dall'impianto meno capriccioso. Henri Moniner è l'autore di Le detixgoitgnottes, conciso dialogo fra due signore che trovandosi a dividere un letto si confidano gradualmente la propria attrazione reciproca e quindi la consumano con entusiasmo. E sotto la sigla E. D. si cela l'autore sconosciuto (identificato da alcuni con un certo Déjardins, professore d'università a Montpellier) di una serie di pezzi brevi per un cosiddetto Teatro Naturalista clandestino, fiorito intorno al 1889- Sono sketches dei quali non si sa nemmeno se furono mai rappresentati; i personaggi messi in scena sono di solito due o tre, e i loro scambi non fanno torto a quella razionale sobrietà che si suole associare con lo spirito francese: minuscole monellerie nelle quali a tratti è ancora possibile scorgere qualche scintilla di quella sorta di follia creativa che in Francia pervase un secolo ricco di contraddizioni come forse nessun altro. Masolino d'Amico

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