Carceri rivolta dei direttori

Padova, contestate le sanzioni dopo la fuga del boss Maniero Padova, contestate le sanzioni dopo la fuga del boss Maniero Carceri, rivolta dei direttori «Sì allo sciopero, Di Maggio se ne vada» PADOVA. A pagare per tutti non ci stanno. Direttori di carcere e agenti di custodia non vogliono che solo su di loro ricada la vergogna della scandalosa evasione del boss Felice Maniero dal carcere padovano Due Palazzi. In due riunioni distinte, direttori e guardie carcerarie hanno deciso le risposte da dare a quella che giudicano una punizione sommaria, ovvero la sospensione del direttore del carcere padovano Oreste Velleca, del capo della polizia penitenziaria Patrizio Cesare, del capoposto Raniero Erbì che fu preso in ostaggio dai fuggiaschi, e di altre sette guardie. Il sindacato dei direttivi penitenziari (Sidipe) ha proclamato uno sciopero per il 4 luglio, con assemblea nazionale a Roma di tutto il personale dirigente delle carceri italiane. L'assemblea del personale penitenziario padovano, che si è svolta per tre ore dentro al Due Palazzi, ha deciso di protestare con un sit in il 30 giugno davanti alla prefettura di Padova. Alla manifestazione parteciperà il personale civile del carcere e le guardie non in servizio. Dopo 0 sit in, corteo per le vie del centro. Se gli agenti di custodia hanno avuto parole dure per il questore di Padova, Giuseppe Grassi, che commentò il comportamento degli operatori carcerari con l'ormai famoso «bussate e vi sarà aperto», i rappresentanti del Sidipe sono partiti dall'alto. Giudicando «ingiusta e illegittima» la sospensione del collega padovano, hanno chiesto le dimissioni del vicedirettore generale degli Istituti di prevenzione e pena Francesco Di Maggio che avrebbe fatto diventare il direttore dei Due Palazzi «un incapace solo per nascondere le proprie manchevolezze». Oreste Velleca, presente ieri all'incontro, ha ricordato con amarezza di non essere stato neppure ascoltato da Di Maggio e di avere inviato al ministero un memoriale. Velleca sostiene di aver fatto il suo dovere fino in fondo, di non aver controllato l'applicazione dei suoi ordini di servizio «perché ad altri toccava quel compito». Ha ricordato ancora le sue segnalazioni, rimaste senza esito, sulla rischiosa concentrazione di detenuti pericolosi. Ma Velleca se l'è presa anche con i sindacati del personale penitenziario, accusandoli di favorire assunzioni indiscriminate e di perseguire la logica del posto fisso per sempre: «Ho fatto rapporto su una guardia - ha detto - ma finché non è stata arrestata non è stato possibile assumere alcun provvedimento nei suoi confronti». Parlando dell'informativa del ministero nella quale, preannunciando i pericoli di fuga del boss Maniero, si affermava che questa avrebbe potuto verificarsi grazie all'aiuto di agenti corrotti, Napoleone Gasparo, segretario del Sidipe, ha sostenuto che «l'unico siste- ma per neutralizzarli sarebbe stato quello di utilizzare il reparto mobile, una forza di polizia creata proprio per intervenire in situazioni di emergenza». Enzo Testa, direttore del carcere di Ivrea, si è soffermato sul rischio di corruttibilità delle guardie carcerarie, avvertendo che spesso, specie nel caso di personale con figli piccoli, non va trascurato il pericolo che possa essere intimorito da ritorsioni sui familiari. Dura la replica alle organizzazioni sindacali dei direttori delle carceri da parte del sottosegretario alla Giustizia Mario Borghezio: «Nel momento in cui fatti così gravi, come l'evasione dall'istituto di Padova, dimostrano la fondatezza delle più fosche previsioni per il clima che si sta creando attorno alle carceri, proprio non possono essere comprese certe reazioni di difesa acritica». In questo clima di alta tensione ieri ha preso possesso della carica il nuovo direttore reggente del Due Palazzi Aldo Fabozzi, 43 anni, direttore del carcere milanese di Opera, già alla guida dei penitenziari di Novara, Busto Arsizio e Voghera. «Sul piano teorico - ha detto Fabozzi - questa evasione era inconcepibile. Probabilmente qualcuno non ha fatto il suo dove¬ re. Ma io non sono venuto per punire né per fare inchieste, sono solo il sostituto di Velleca». Intanto il sostituto procuratore della Repubblica Bruno Cherchi ha acquisito tutta la documentazione sui turni di servizio degli agenti di custodia, i registri dei colloqui avuti da Maniero nel parlatorio del carcere, i tabulati delle telefonate fatte dal Due Palazzi e la corrispondenza ricevuta da Maniero. Il magistrato sta anche accertando se il boss abbia ricevuto una telefonata poco prima di essere liberato, visto che insieme agli altri cinque si è fatto trovare già pronto per evadere. La telefonata potrebbe essere stata ricevuta attraverso un cellulare introdotto clandestinamente. Intanto l'altra notte sono state scoperte le due auto usate per l'evasione di Maniero. Le hanno trovate i carabinieri, dopo una segnalazione telefonica, nella frazione di Reschigliano, a pochi chilometri da Padova, nei pressi di un cantiere. Le due auto stavano ancora bruciando. Si tratta di una Fiat Croma e di un'Alfa 33 rubate di recente. Maria Grazia Raffele Critiche del governo alla protesta Trovate le due auto usate dalla banda per l'evasione Il carcere di Vibo Valentia, teatro di una mancata evasione. Dal penitenziario calabrese sarebbero dovuti fuggire in sei