Elezioni si cambia ancora
Uninominale maggioritario e voto diretto per il presidente, porta aperta al doppio turno Uninominale maggioritario e voto diretto per il presidente, porta aperta al doppio turno Elezioni, si cambia ancora Nuove regole per le Regionali del '95 ROMA DALLA REDAZIONE Dopo i bisticci dei giorni scorsi, le tre «anime» del governo Berlusconi hanno trovato l'accordo sulla prima riforma istituzionale della seconda Repubblica. Le elezioni regionali, previste per la primavera del 1995, quasi certamente si terranno con un nuovo sistema elettorale: elezione diretta del presidente della Regione e sistema uninominale maggioritario. Un adeguamento al sistema già previsto per Comuni e Province, ma con una differenza: ogni Regione, fermi restando i due criteri cardine, potrà scegliersi una propria legge elettorale e dunque adottare il doppio turno o il turno unico. Un compromesso, quello raggiunto ieri dall'apposito comitato ministeriale (Tatarella, Speroni, D'Onofrio e Urbani), che è un punto di incontro tra le due spinte che si erano confrontate nella maggioranza: da una parte la Lega che voleva la massima autonomia per le Regioni e dall'altra An, Forza Italia e Ccd che volevano introdurre il principio presidenzialista. Il progetto varato ieri dovrà prima essere approvato in doppia lettura dal Parlamento e subito dopo (comunque prima delle regionali del 1995) ogni Consiglio regionale dovrà disegnare le nuove leggi elettorali. Un accordo di compromesso quello raggiunto ieri dai partiti di governo se si pensa che i Consigli regionali che dovranno votare le nuove leggi elettorali sono gli stessi eletti nel 1990 e nei quali c'è ancora una forte rappresentanza di democristiani, socialisti, oltreché di consiglieri eletti nelle liste del pei. Un compromesso imposto anche dalla speciale precedura prevista per la modifica della legge elettorale regionale: la revisione dell'articolo 122 della Costituzione e dunque un complesso iter che prevede, tra l'altro, la doppia lettura da parte delle Camere. E dunque proprio perché dovrà passare sotto le forche caudine di Camera e Senato, la prima riforma elettorale del governo Berlusconi è pensata per non scontentare le opposizioni pidiessina e popolare, che sono in maggioranza in molti Consigli regionali: nel progetto Speroni-Tatarella infatti si lascia aperta la strada a quel doppio turno che mantiene le identità di partito e sta cuore al pds, al ppi, oltreché a molti missini e leghisti. E che l'atteggiamento delle opposizioni sia decisivo lo conferma il vicepresidente del Consiglio Tatarella, che cerca di stanare il pds: «Finora l'opposizione non è intervenuta nel dibattito e deve invece dirci cosa vuole fare: oltre al referendum per scegliersi il segretario, dovrebbe farne un altro per esprimersi sulla nuova legge elettorale regionale...». Ma i pidiessini, per il momento, sono distratti dalla lotta per la nuova leadership. L'unico commento, quello di Cesare Salvi, presidente dei senatori progressisti federati, è cautissimo: «Ma quello della maggioranza è un vero accordo o verrà smentito già domani? Al governo ricordiamo che questa materia riguarda tutti e che la maggioranza al Senato non ha i numeri per commettere atti arbitrari». E mentre un peana per il progetto Speroni arriva da due deputati repubblicani eletti sotto il simbolo dei progressisti - Sbarbati e Ugolini - il riformatore Peppino Calderisi invita i ministri a ridimensionare gli obiettivi: «Visti i tempi, è più realistico pensare all'approvazione di una sola norma: l'elezione diretta del presidente della Regione». Il ministro delle Riforme istituzionali Francesco Speroni
Luoghi citati: Roma
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