L'antiterrorismo in ginocchio
l/antiterrorismo in ginocchio l/antiterrorismo in ginocchio Dopo l'incidente che ha falciato il vertice L'ELICOTTERO DELLA MORTE LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In Ulster dicono che il massacro nel pub di Loughinisland non è che un'altra pietra miliare nel lungo percorso della violenza nordirlandese. Pochi, tuttavia, hanno il coraggio di ammettere che i sei morti del pub, uccisi mentre assistevano all'umiliazione calcistica italiana da parte dell'Irlanda, sono la prima preoccupante conseguenza dell'incidente che due settimane fa ha decapitato l'antiterrorismo dell'Ulster. I 25 passeggeri morti il 2 giugno, quando l'elicottero su cui viaggiavano si è abbattuto su una collina scozzese, erano i maggiori responsabili - polizia locale, esercito, servizi segreti dell'antiterrorismo in Irlanda del Nord, il «cervello» di tutte le operazioni contro l'Ira e contro le formazioni protestanti clandestine. Senza quell'incidente la sparatoria di sabato sera avrebbe forse potuto essere scongiurata. Anche perché i segnali indicatori non erano mancati, in un crescendo che ha insanguinato gli ultimi giorni. Era cominciato tutto martedì, con l'uccisione di un macellaio cattolico. Giovedì c'era stata l'immediata replica, con un attacco dell'Inla - l'esercito irlandese di liberazione nazionale, una formazione ultra repubblicana formatasi come ala radicale dell'Ira - contro la protestante Shankill Road, in cui due uomini erano stati uccisi. La vendetta protestante non poteva tardare. Venerdì, infatti, un tassista cattolico è stato ucciso a Carrickfergus. Poche ore dopo, nella tragica altalena di violenza, sarebbe morto un protestante, falciato in un cantiere di Newtonabbey, alle porte di Belfast. Ed ecco ora i sei morti di Loughinisland. Il timore è che l'escalation non risponda ai richiami del buon senso, che i repubblicani già meditino una tremenda risposta. E' la prova, forse, che la sciagura aerea scozzese ha creato un vuoto - nelle file dell'antiterrorismo - non facile da colmare. Le vittime, infatti, svolgevano tutte un ruolo di prima linea nella lotta contro l'attività terroristica dell'Ira e degli estremisti protestanti dell'Uvf, che ha rivendicato l'attacco al pub, e dell'Uff (l'Ulster Freedom Fighters). «Nessuno può pretendere che la loro perdita non sia catastrofica», avevano ammesso i responsabili dei servizi colpiti, indicando che ci sarebbero voluti mesi prima che la rete informativa potesse essere ricostituita. La prova di quei timori non è tardata. La sparatoria al pub di O'Toole fa ripiombare l'Ulster nel clima di sangue dell'ottobre scorso, quando in una serie di attentati oltre venti persone erano morte in pochi giorni. Tutto era cominciato con una bomba esplosa - per errore, fece sapere l'Ira scusandosi - nella protestante Shankill Road. Erano morte, in quell'incidente, nove persone più il dinamitardo, e 53 erano rimaste ferite. La vendetta era stata orrenda: sette morti e dieci feriti, tutti cattolici, nel pub di Greysteel presso Londonderry, più una serie di sparatorie a Belfast e nelle altre città. L'iniziativa di pace anglo-irlandese, a dicembre, aveva gettato acqua se non sul fuoco dell'odio almeno sulla violenza indiscriminata. Gli incidenti, da allora, non erano mancati; ma si era sempre trattato di episodi isolati, nessuno aveva assunto la caratteristica della strage. Ma poi è stato falciato l'antiterrorismo, lodato pubblicamente dal primo ministro John Major per «avere salvato molte vite» in questi anni senza pace. E' mancato, questa volta, chi fosse in grado di raccogliere «soffiate» e di prevenire. E la storia della violenza più atroce si ripete. [f. gal.] Il primo ministro inglese John Major
Persone citate: Della Morte, Freedom, John Major, O'toole
Luoghi citati: Belfast, Irlanda, Irlanda Del Nord, Londonderry, Londra, Ulster
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