Il campione si arrende in diretta tv

E' stato fermato dopo un lungo inseguimento sulle autostrade di Los Angeles ripreso dalle telecamere E' stato fermato dopo un lungo inseguimento sulle autostrade di Los Angeles ripreso dalle telecamere Il campione si arrende in diretta tv Simpson finisce in cella per l'omicidio dell'ex moglie LOS ANGELES NOSTRO SERVIZIO Nell'arco della sua celebrata carriera di giocatore di football americano, O. J. Simpson ha confuso gli avversari e deliziato i fans con finte diaboliche e fughe spettacolari. Venerdì è stato il protagonista della fuga più memorabile della sua vita, ma sarà l'ultima. Accusato per il duplice assassinio della ex moglie Nicole e di un amico di lei, 0. J. si è dileguato nella tarda mattinata. E' stato avvistato dalle forze della polizia, impegnate in una caccia all'uomo senza precedenti, solo verso le 6 del pomeriggio. Era a bordo di una Ford «Bronco» bianca nei pressi di Disneyland, guidata dall'amico Al Cowlings. E da quel momento, per tre ore, l'amatissimo atleta si è trovato al centro di un dramma senza precedenti. Un eroe dello sport, un simbolo per l'intero Paese di grazia, purezza, eleganza era diventato un crudele assassino, che nascosto da un passamontagna nero e armato di un coltello da cucina aveva freddamente assassinato la madre dei suoi due figli. E adesso, sotto gli occhi di decine di milioni di telespettatori, procedeva lungo le freeways californiane senza far sapere le sue intenzioni. Voleva tornare a casa? Aveva una pistola alla tempia? 0 era puntata sull'amico alla guida? E la mamma? Era vero che il suo ultimo desiderio prima di consegnarsi era quello di abbracciare la mamma? Quali sono stati i pensieri di O. J. in quelle drammatiche ore non è ancora trapelato. Ma quello che è certo è che la caccia al sospetto assassino è diventata una specie di marcia trionfale. E una testimonianza della sua popolarità come della stranezza dell'animo umano. Sì, perché collegati con le radio, gli automobilisti che si trovavano sulle stesse strade della Ford si sono fermati per applaudire e per salutare. E mentre le vie dell'intero Paese si sono svuotate perché l'America era impalata davanti ai teleschermi per seguire questa bizzarra svolta degli eventi, tutto il traffico di Los Angeles è sembrato convergere verso la «5» la «91» e la «405», le tre freeways della singolare fuga. Lungo le sopraelevate, all'entrata e all'uscita delle rampe, la gente applaudiva, innalzava cartelli che dicevano «Free 0. J.», «Liberate 0. J.». Le radio, nel frattempo, sono state subissate di telefonate di ascoltatori che imploravano O. J. di consegnarsi. Altri vedendolo come una vittima delle Forze del Male, lo invitavano a resistere. Il giorno più lungo di 0. J. Simpson ha avuto inizio alle 8 e mezzo del mattino, quando la polizia di Los Angeles ha annunciato ufficialmente al suo legale Robert Shapiro quello che era nell'aria da giorni: l'atleta era stato formalmente imputato del duplice omicidio. Per l'America, un trauma. Con le divise della University of Southern California e dei Buffalo Bills, Simpson era stato il più grande giocatore di football degli ultimi venti anni. Ma c'era di più. 0. J. era bello, puro. E infatti ha potuto facilmente trasferire in altre direzioni la sua popolarità di atleta. E' stato commentatore sportivo della Abc, portavoce della Hertz, portatore della torcia alle Olimpiadi di Los Angeles, attore televisivo e di cinema (tra gli altri: «Inferno di cristallo» e «Una pallottola spuntata»). Adesso era un assassino. In fuga. Tra le 11 e le 18, quando è stato finalmente avvistato sulla freeway numero 5, si sono accavallate le ipotesi più fantasiose. E' scappato in Messico. No, è a casa di amici nella San Fernando Valley. Macché, è a casa sua a Brentwood armato fino ai denti. E' tornato nell'appartamento di Nicole e si è sparato alla tempia. Dopo la lettura di una lettera aperta in cui aveva detto «non posso continuare», l'ipotesi del suicidio era stata presa molto sul serio. E così, quando grazie a una intercettazione del suo cellulare la polizia lo ha finalmente trovato, si è mossa con delicatezza. Invece di fare ricorso alla forza, lo ha seguito a una distanza di 50 metri e ha fermato il traffico per lui. Ma non ha potuto impedire che la folla si accalcasse lungo le strade e applaudisse, mandasse baci, esprimesse con gesti e cartelli solidarietà e ammirazione. Alle 7,57, esattamente due ore dopo l'inizio dello spettacolare inseguimento, O. J. Simpson è arrivato nella sua mansion in stile Tudor a Brentwood. Tramite l'amico Al Cowlings ha trattato la sua resa con la polizia. Alle 8,50, finalmente, è uscito dall'automobile. Ha chiesto solo, prima di venire ammanettato, di poter fare una telefonata alla mamma. E di bere un bicchiere di succo di arancia. In inglese, «orange juice». O, usando solo le iniziali, «0. J.». Lorenzo Soria La cattura seguita da centinaia di persone che incitavano «0. J.» Orethal James Simpson è in fuga lungo le autostrade che circondano Los Angeles. Al suo inseguimento si' mettono 10 auto della polizia. ■ ' L'ex campione di football è a bordo di un fuoristrada/ >■/ L'inseguimento, durante il quale gli agenti sono, stati "Ford" guidato dall'amico di infanzia Al Cowlings. tenuti a distanza dalle intenzioni suicide minacciate da Parla con gli agenti tramite un telefono cellulare ' ' Simpson, si conclude nella villa dell'ex star a Brentwood. I poliziotti lo portano alla centrale e comincia ■ 'interrogatorio durante il quale Simpson deve difendersi dall'accusa di aver ucciso l'ex moglie e un amico di lei.

Luoghi citati: America, California, Los Angeles, Messico