E' guerra alla sordità in fabbrica

Parte un'indagine della procura: acquisiti migliaia di documenti alla Skf e alla Beloit Parte un'indagine della procura: acquisiti migliaia di documenti alla Skf e alla Beloit V guerra alla sordità in fabbrica Pinerolo, blitz della finanza in quattro aziende In edicola il libro di Rory Buonassisi Fra le cento ricette del Mediterraneo In quattro stabilimenti del Pinerolese esistono rischi per gli operai di rimanere sordi? E' quanto vuole chiarire l'inchiesta disposta dal procuratore della Repubblica di Pinerolo, Giuseppe Marabotto, iniziata ieri con un maxi-blitz della guardia di finanza nei tre stabilimenti della Skf di Pinerolo, VilJar Perosa, Airasca e negli uffici della Beloit Italia a Pinerolo, azienda specializzata nella costruzione di macchine per cartiere. I finanzieri erano affiancati da due periti nominati dal magistrato, Fabio Beatrice, audiologo alla Clinica Universitaria torinese e dal medico legale Dario Vizzotto. «Abbiamo aperto un'inchiesta sulla ipoacusia - spiega il procuratore Marabotto - dopo che l'Usi aveva rilevato in queste aziende che danno lavoro complessivamente a quasi 2 mila persone numerosi casi di malattia professionale, legati alla sordità». Dice ancora il magistrato: «Si tratta adesso di accertare con precisione se sia stata applicata la legge 277 del '91, che impone alle aziende, oltre che di adottare tutti i mezzi idonei per evitare i possibili danni all'udito, anche l'autodenuncia per quei casi nei quali si è riscontrata la malattia». Per l'intera giornata di ieri i finanzieri del capitano Cussotto hanno siglato e numerato migliaia di pratiche: nel solo stabilimento della Skf di Pinerolo è stata richiesta l'acquisizione di 5 mila documenti. L'ispezione continuerà ancora oggi. Le aziende avranno tempo fino al 10 luglio per fotocopiare tutta la documentazione e inviarla alla procura. L'inchiesta del procuratore Marabotto dovrà appurare se l'insorgere della malattia è precedente al '91, quando mancavano indicazioni precise per il datore di lavoro, o se le inadempienze sono successive a questa data. Spiega il direttore del personale dello stabilimento Skf di Villar Perosa, Giovanni Borgo: «Pur arrivando a sorpresa, la verifica disposta dalla procura non ci trova impreparati. Da quando è entrata in vigore la legge 277 ci siamo attivati per segnalare all'Usi i casi di sordità che si sono verificati fra il nostro personale. Ma non solo: la legge ci ha imposto esami e rilevazioni fonometriche in tutto lo stabilimento, per accertare che il livello di rumore non sia dannoso per la salute degli operai». E aggiunge: «Prima dell'entrata in vigore di questa legge alla direzione aziendale non restava altro da fare che trasferire in Italia soluzioni adottate da altri Paesi e attuarle. La qualità del lavoro la si ottiene anche osservando le norme di sicurezza. Dal '91 siamo All'elementare Don Mil partiti a tappeto con i controlli». Un problema quello delle malattie professionali da sempre nel mirino dei sindacati, che più volte hanno sollecitato le Usi ad eseguire i controlli. Pare che un aspetto dell'inchiesta debba proprio accertare se questi controlli siano avvenuti con la dovuta periodicità. Un dato però è allarmante: sono centinaia le segnalazioni di sordità, più o meno avanzata, che l'ospedale Agnelli di Pinerolo ha certificato: «Una conferma implicita di quanto diffusa sia questa malattia professionale nella zona». ani c Attalla Beris, più noto nel giro della ristorazione torinese come «Peter l'egiziano» è soddisfatto: «Ho letto la ricetta della melokhia, cioè della zuppa di carne e verdure che è una specialità del mio Paese e mi sono commosso». Già perché gliela preparava sempre con amore la sua mamma che ha lasciato ad Assuan. Peter ha acquistato ieri il libro «La cucina mediterranea» di Rory Buonassisi che La Stampa distribuisce da ieri nelle edicole del Piemonte e Valle d'Aosta al prezzo di 20 mila lire (30 mila copie). Fra le 167 ricette di tutti i Paesi del Mediterraneo ha «scoperto» la sua melokhia, ed è felice. Anche Gianni Anghelone, simpatico medico dentista che per hobby gestisce una trattoria sulla collina torinese si mostra soddisfatto dell'acquisto. «Le ricette mi paiono scritte in modo sintetico e sembrano convincermi. Attraverso la loro lettura è come girare un piccolo mondo gastronomico zeppo di buone cose». Sergio Cagherò è un giovane e dinamico ristoratore di Ivrea. Lui è un coraggioso poiché da qualche anno propone cucina di pesce in una città che per tradizione preferisce i sapori terragni. «Mi ha colpito la ricetta catalana della "Llagosta amb pollastre" che è un intingolo di aragosta e pollo. Due sapori che in un certo senso rappresentano l'odierna realtà alimentare di Ivrea dove convivono ristoranti che offrono vecchie specialità piemontesi e altri, come il mio, di spiccate tendenze marinare». L'iniziativa de La Stampa ha dunque successo e il libro di Rory Buonassisi sta riscontrando già consensi a pochissimi giorni dalla sua comparsa nelle edicole. Una curiosità: molti pense¬ ranno che Rory sia il diminutivo di un nome femminile, invece Buonassisi è un signore nato a Roma nel '30 dove fu battezzato come Rosario. Poiché ha soggiornato a lungo in Paesi anglosassoni, Rosario, per motivi fonetici, s'è trasformato in Rory. Scrittore e viaggiatore, dunque. E proprio per questo motivo, il libro che profuma di Mediterraneo contiene ricette scritte con cognizione di causa. E per ciascuna c'è un commentino storico o sociologico per meglio comprenderne la nascita e l'evoluzione. Così, a proposito degli spiedini di polpa, rognone, fegato e cuore d'agnello Buonassisi scrive: «Caratteristica tipica della cucina mediterranea - cucina di genti povere in territori avari - è la capacità di trasformare in piatti gratificanti i prodotti alimentari disponibili utilizzandoli al completo, senza sprecare alcuna parte commestibile». Attraverso queste ricette si fa davvero un viaggio fra sapori e culture differenti. Si scopre l'influsso dell'antico mondo arabo sulla cucina greca oppure quello spagnolo in alcuni piatti del Sud italiano. E poi si capisce come l'olio sia il comune denominatore mediterraneo di un sacco di cibi e quanto i cosiddetti profumi (basilico, zafferano, prezzemolo) siano una sorta di inevitabile ritualità. Poi le verdure. Ce n'è per tutti i gusti. Sono loro le grandi protagoniste, più ancora del pesce, della cucina mediterranea. Come il fattush egiziano che è un'appetitosa ricetta dove convivono in simbiosi verdure crude miste con pane: in mancanza di quello arabo si può sopperire con il carasau sardo. A conferma della stretta parentela fra le voluttuose cucine del Mediterraneo, [e. b.] Il procuratore Giuseppe Marabotto Antonio Giaimo hiedono al provveditore un'insegnante stabile