Parà italiani in Ruanda ma solo con gli alleati

Ancora in forse l'intervento militare Ancora in forse l'intervento militare Para italiani in Ruanda ma solo con gii alleati Un giornale belga accusa i francesi «I loro 007 hanno scatenato l'eccidio» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Europa, almeno per ora, non se la sente di mandare i propri soldati nell'inferno del Ruanda. L'organizzazione che in teoria dovrebbe diventare il «braccio armato» dell'Unione dei Dodici, l'Ueo, ha esaminato ieri la possibilità di coordinare un'operazione umanitaria nel Paese africano, la proposta è stata accolta con freddezza, ma ogni decisione è stata rinviata a martedì. La Francia giovedì sera aveva annunciato di voler aprire un «corridoio umanitario» verso la capitale ruandese Rigali, per inviarvi, prodotti di prima necessità. Parigi la prossima settimana presenterà per questo all'Onu un progetto di risoluzione teso ad ottenere l'autorizzazione del Consiglio di sicurezza in vista dell'intervento a carattere umanitario. E sempre la Francia è rimasta sola a chiedere anche l'invio di truppe: l'Italia, che pure aveva chiesto di convocare la riunione, si è limitata a dire che «non esclude» una partecipazione militare. Tutti gli altri hanno chiesto tempo fino a martedì per decidere. La verità è che solo in caso di «ampia partecipazione» dei partner europei l'Italia accetterà di mandare i para. E l'ipotesi resta lontana. La maggior parte dei Paesi europei è infatti restia ad impegnarsi in Ruanda, e non ha tutti i torti. Nella capitale ruandese Rigali, e in tutto il resto del Paese, la guerra continua feroce, malgrado la tregua firmata a Tunisi martedì. Ieri, inoltre, è molto un ufficiale uruguaiano del contingente Onu, in seguito alle ferite riportate in una esplosione, ed i rischi di una qualsiasi missione, umanitaria o «muscolosa», restano enonni. Inoltre è scoppiata una polemica sulle responsabilità della Francia nella tragedia del Paese africano. Il quotidiano belga «Le Soir», citando «una testimonianza proveniente da Rigali», ha affermato infatti che furono due militari francesi ad abbattere con un lanciamissili Sam l'aereo che riportava in patria il presidente ruandese Habyarimana ed il suo collega del Burundi Ntaryamira. L'attentato, il 6 aprile scorso, scatenò la furia della guardia presidenziale hutu, che in pochi giorni massacrò decine di migliaia di oppositori politici e di rappresentanti dell'etnia minoritaria: i tutsi. «Questi due militari francesi precisa il giornale - avrebbero indossato uniformi belghe per lasciare il luogo e farsi notare da due soldati della guardia nazionale». Gli hutu accusarono Bruxelles dell'attentato, e il giorno dopo a Rigali dicci «caschi blu» belgi finirono tagliati a pezzi a colpi di machete. La Francia ha immediatamente smentito qualsiasi possibilità di un coinvolgimento dei propri militari nell'attentato. Fabio Squillante

Persone citate: Fabio Squillante, Habyarimana, Rigali