«Italia grazie per il coraggio» di Andrea Di Robilant

Il leader tibetano a Palazzo Chigi, per la prima volta un governo italiano sfida il veto cinese Il leader tibetano a Palazzo Chigi, per la prima volta un governo italiano sfida il veto cinese «Italia, grazie per il coraggio» Il Dalai Lama a colloquio con Berlusconi perché alla fine i rapporti commerciali con la Cina (interscambio di oltre 7 mila miliardi nel 1993) avevano sempre contato più di una pubblica difesa dei diritti dei tibetani. «Sono consapevole delle buone relazioni tra la Cina e l'Italia e soprattutto dei notevoli scambi commerciali tra i due Paesi. E dunque il fatto che questa volta il governo sia riuscito a mantenere fede ad una questione di principio mi colma di meraviglia e di ammirazione. L'incontro di oggi davvero non ha precedenti». Dopo la visita a Palazzo Chigi il Dalai Lama ha tenuto una Privatizzazioni anche in Ungheria, ma i manieri andranno al miglior offerente conferenza stampa nella sede del partito radicale, che ha organizzato gli incontri politici della visita in Italia (Emma Bonino lo ha accompagnato in tutti i suoi incontri con le autorità italiane). In prima fila .Antonello Venditti, Jovanotti, Marco Columbro, Liliana Cavani e altre personalità dello spettacolo e della cultura venute a rendere omaggio al leader spirituale dei tibetani. In sesta fila, un po' in disparte, un funzionario dell'ambasciata cinese prendeva appunti. Il Dalai Lama ha parlato per quasi un'ora in un tibetano in¬ frammezzato da parole inglesi pronunciate con perfetto accento di Cambridge, ricordando i punti salienti della sua politica nei confronti della Cina. Ma senza rinunciare a qualche momento più leggero, come quando, soffrendo anche lui per il caldo opprimente in sala, ha detto con solare benevolenza: «Qui ci vogliono far lessi». Il Dalai Lama ha espresso «rincrescimento» per l'inutile imbarazzo provocato in questi giorni al governo italiano dal durissimo monito del premier cinese Li Peng. «Non è una reazione insolita: i cinesi sono molto sensibili al problema Tibet. Ma io non chiedo l'indipendenza. I tibetani hanno quel diritto, ma non lo chiedo. Propongo una via moderata, tento di arrivare ad una soluzione politica per ottenere un autonomia nella gestione del nostro territorio. One country, two systems. Un Paese, due sistemi. «Ogni volta che incontro esponenti dei governi chiedo che mi aiutino ad avviare trattative con i cinesi. Ho rivolto questa richiesta anche al presidente del Consiglio oggi e la sua risposta è stata incoraggiante. Il fatto è che per i cinesi tutto questo è molto delicato. La Cina ancora non riesce ad ammettere che ha occupato il Tibet con la forza (nel 1950, ndr). E poi non bisogna dimenticare che il Tibet riveste una grande importanza dal punto di vista militar-strategico». Prima di rispondere alle domanda dei giornalisti il Dalai Lama ha tenuto una breve lezione sui temi della tolleranza, della non-violenza, della pazienza. «La pazienza - ha detto il Dalai Lama, alludendo anche alla causa dei tibetani e alla chiusura dei cinesi su questo argomento - è un segno di forza quando si ha la ragione dalla propria parte. Chi non ce l'ha non può avere pazienza: si arrabbia e si comporta in modo violento». Forse per via del caldo, una giornalista a quel punto ha interrotto il Dalai Lama per dirgli che quella era una conferenza stampa e se per favore poteva concludere il suo intervento perché lei doveva fargli una domanda. Il Dalai Lama ha sorriso e le ha chiesto di portare «ancora un poco di pazienza». Andrea di Robilant Emma Bonino