Sondaggio della «Stampa» di Raffaella SilipoMaurizio Tropeano

Sondaggio della «Stampa» Sondaggio della «Stampa» Al Nord il direttore dell'Unità Sud all'ex numero 2 della Quercia Su una cosa sono tutti d'accordo: l'importante è la linea politica, poi viene la leadership. In questi giorni i segretari delle federazioni sono andati o andranno a Botteghe Oscure per dare indicazioni utili per il gran «conclave rosso» che porterà all'elezione di un nuovo leader nazionale. La Stampa ne ha consultati 31 e i segretari provinciali, oltre ad una terna di nomi, hanno dato indicazioni anche sul «metodo» da seguire. In sintesi: «Decisioni rapide ma allargando la consultazione il più possibile». Gli strumenti? I più vari ma non piace l'idea di un referendum. Ma chi hanno scelto i leader di provincia della Quercia? Il Centro-nord sembra preferire Veltroni (anche se l'Alto Adige punta su D'Alema). Al Sud piace il «baffo» del deputato di Gallipoli. Napoli e Macerata rimpiangono Occhetto. Poi ci sono gli outsider: a Firenze e Siena non dispiacerebbe Luigi Berlinguer; Salerno (Francesco D'Acunto) e Messina (Aldo Crimi) fanno il nome di Bassolino: «Peccato che sia troppo importante il suo molo a chiamato alla segreteria del partito, assicura «piena collaborazione». Insistente nel negare «qualsiasi presunta guerra nel gruppo dirigente del pds, né gli intrighi che qualcuno vede. La mia unica preoccupazione - conclude - è la democrazia». Napoli». E all'Aquila non dispiace Vitali, ma perché «non pensare a qulche ruolo per Serra e Santoro, così bravi a recepire gli umori della gente», dice Fulvio Angelini. Marco Fumagalli (Milano) ha scelto di non pronunciari sulle candidature ma «piuttosto che un referendum tanto vale fare un congresso dove si scelgono segretario e linea politica». Anche Anna Tagliasacchi (Massa Carrara), Luigi Minardi (Pesaro), Luigi Nicosia (Belluno) e Milvia Boselli (Padova) hanno preferito non dare preferenze. Sergio Chiamparino (Torino) preferisce Veltroni, anche se non vede male un «personaggio fuori dal giro come Vitali, ma il problema è il programma e la scelta delle alleanze». Giancarlo Ferrari (Parma) non fa nomi ma traccia un identikit: «Mi piacerebbe che fosse un leader nuovo proveniente dall'esperienza del pds e non legato al vecchio apparato del pei». Claudio Montaldo (Genova) vuole «un discorso chiaro sulle alleanze». E Daniele Fortini (Firenze) parla della «necessità di una svolta» e di «un'innovazione del gruppo dirigente». E' lui ad avanzare la candidatura di Luigi Berlinguer, che non dispiace a Luca Bonechi (Siena). A Palmiro Ferretti (Grosseto) piace Veltroni così come a Loriana Stella (Orvieto), a Stelio Spadaro (Trieste) che «candida» anche Fassino. Giancarlo Chinaglia (Rovigo) vuole «svolta nel partito» e punta su Veltroni, così come fa Enrico Alice (Asti). Cataldo Modesti (Macerata) «vota» per D'Alema ma si chiede «perché non facciamo il referendum sulle dimissioni di Occhetto?». Anche Guido Margheri (Bolzano) punta su D'Alema mentre per Bracciano Lodi (Ferrara) D'Alema e Veltroni sono «in parità». Antonio Luongo (Potenza) punta su D'Alema così come Francesco Zanna (Palermo): «D'Alema piace perché è uomo del Sud e si è fatto le ossa sul territorio, e comunque non si può dire che Veltroni sia nuovo». Per Crimi (Messina) e Marino Dino (Foggia) «D'Alema è più autorevole e conosce bene il partito». A Sassari si vedrebbe bene «D'Alema per il pds, Veltroni per i progressisti». Nino Daniele (Napoli) sceglie invece Veltroni, come Emanuele Limuti (Caltanissetta), «perché c'è un problema di immagine». Parità per Giuseppe Parroncini (Viterbo) e Antonio Nicoletta (Crotone) e parità in negativo per Antonio Colledda (Carbonia): «Non siamo affascinati né dall'uno né dall'altro». Infine da Brindisi, Giuseppe Romano chiede «silenzio e riflessione. E' un momento doloroso, non diamolo in pasto ai media». Raffaella Silipo Maurizio Tropeano Scandalo Curtò