La Pivetti alla Sacra Rota di Curzio MalteseAlfredo Recanatesi

L'avvocato del presidente della Camera: sto ancora studiando la causa, punterò sull'assenza di figli L'avvocato del presidente della Camera: sto ancora studiando la causa, punterò sull'assenza di figli La Pivelli alla Sacra Rota Chiede Vannullamento del matrimonio A Palermo Per Orlando un avviso di garanzia CAMERA no due caratteri forti. Ma quelle due strade politiche così diverse, imboccate a un certo punto, simpatizzante pidiessino lui, leghista convinta lei, ebbe, hanno contato - eccome nella decisione di separarsi. Inevitabile, forse. Lui, Paolo, voto dichiarato per Achille Cicchetto, una brillante carriera alle spalle in istituzioni finanziarie e bancarie di primo piano come la Gemina e la Comit, nel '92 se ne va da Milano: prima a Parigi, poi a Londra, alla banca Bear Stearns. Lei sta alle Acli e incontra la Lega alle elezioni del '90: vota per il Carroccio e da quel momento non se ne stacca più. Leghista sì, ma cattolica. Anzi, è proprio lei, la Pivetti, a mettere nero su bianco ragioni e programmi della Consulta cattolica della Lega e a dirigere il mensile «Identità». Cattolica, leghista. E presidente della Camera. «E' una notizia che voglia annullare il suo matrimonio?», richiede l'avvocato Ghisalberti. Chissà. Ma di certo l'annullamento IP" IL BIVIO OLTRE IL GOVERNO coli segnali emblematici del suo modo di affrontare le cose. Ad esempio, in materia di finanza pubblica ancora non ha preso posizioni né, tanto meno, impegni definiti, mentre si è mostrato soprattutto preoccupato di trovare ogni possibile appiglio per evitare manovre di aggiustamento nel corso di quest'anno. Oppure: sui provvedimenti per l'occupazione e il mercato del lavoro sta cercando il consenso dei sindacati; intento meritorio, certo, ma non dopo aver fatto la voce grossa e «quasi» annunciato le misure che intendeva adottare per poi fermarsi di fronte alle prevedibili reazioni sindacali. Sono piaciute assai poco anche la discesa in piazza del presidente Berlusconi per smentire il suo ministro dell'Industria che aveva negato altri finanziamenti per il Sulcis. Ed è piaciuto poco lo stesso ministro dell'Industria quando, con buona pace del suo conclamato liberismo, ha promesso ai piccoli PALERMO. Un avviso di garanzia, che ipotizza il reato di abuso d'ufficio, è stato notificato al sindaco di Palermo Leoluca Orlando nell'ambito dell'inchiesta sui ritardi nei lavori di restauro del Teatro lirico Massimo, cominciati nel 1974 ed ancora in corso. L'interrogatorio, cominciato alle ore 16,15, si è concluso nella notte. Orlando sarebbe accusato di abuso di ufficio per non avere avviato, nel periodo della sua precedente sindacatura, le procedure di legge finalizzate a gestire l'appalto per i lavori di ristrutturazione del teatro, di proprietà del Comune di Palermo. L'altro ieri, il sindaco aveva inviato una lettera al presidente della Regione ed al ministro del Bilancio sollecitandoli ad accelerare, ciascuno per gli aspetti di propria competenza, le procedure di trasferimento dell'appalto al Comune di Palermo. Nel pomeriggio, Orlando è stato interrelato dal sostituto procuratore Lirenzo Matassa, che conduce l'inchiesta, e al termine dell'interrogatorio gli è stato notificato l'avviso di garanzia con l'invito a nominare un difensore. L'inchiesta su tempi e procedure nella ristrutturazione del Massimo di Palermo aveva già condotto in carcere il rappresentante dell'Agensud per la Sicilia Ernesto Calcara, l'ex direttore per i rapporti extraregionali Orazio Aleo, e agli arresti domiciliari l'imprenditore Ignazio Ranieri, titolare della Sageco, aggiudicataria dei lavori, e l'ingegnere Costantino Greco, direttore dei lavori per la ristrutturazione dei locali di piazza degli Aragonesi, attigui al teatro. Insieme all'emissione degli ordini di custodia cautelare, il gip Gioacchino Scaduto sospese cautelarmente per due mesi dall'incarico di direttore dei lavori e progettista Gianni Pirrone, architetto. Nell'ambito dell'inchiesta, la Procura della Repubblica aveva anche emesso avvisi di garanzia per abuso d'ufficio nei confronti dell'ex presidente della Regione, Rino Nicolosi, del «City manager» del Comune di Palermo, assessore Nicola Scialabba, all'epoca dei fatti collaudatore dei lavori e del presidente del Tar, Giorgio Giallombardo. Tra gli inquisiti anche il presidente dell'Ars Angelo Capitummino, al quale i magistrati contestano il reato di corruzione. Secondo una valutazione della Procura della Repubblica, dal 1974, data di chiusura del teatro, ad oggi, sono stati spesi oltre cento miliardi per i lavori di ristrutturazione, ma a tutt'oggi non è possibile fissare una data di riapertura del Massimo. [Ansa] La presidente della Camera Irene Pivetti non è dietro l'angolo. E non solo perché, come giura il giovane Ghisalberti, sta ancora studiando come avviare la causa e su quale motivo puntare: sul bonum prolis, il più facile da ottenere, sul bonum fidei o sul bonum sacramenti, che mette addirittura in dubbio l'indissolubilità cattolica del matrimo- nio? Prima c'è da portare la causa davanti al foro ecclesiastico di Milano. Poi si passerà in secondo grado, al tribunale ecclesiastico di Genova. E se i due tribunali esprimeranno giudizi diversi, si passerà a Roma davanti alla Sacra Rota, per il giudizio inappellabile. [a. z.] commercianti di frenare la concessione di licenze alla grande distribuzione. Da questi indizi grandi e piccoli i mercati ricavano l'impressione di un governo poco propenso a sostenere e ad affrontare il dissenso e perciò incline a transigere non solo sui principi che finora ha conclamato, ma anche su questioni comunque prioritarie come il controllo della finanza pubblica, il contenimento dell'inflazione, la politica dei redditi. Che questo governo debba rafforzare la propria base parlamentare è fuori discussione. Si tratta di vedere se tenterà di farlo thatcherianamente sfidando le opposizioni sulle iniziative che ritiene giuste e necessarie, oppure se tenterà di aggirare il problema inseguendo comunque il consenso popolare per poi opporlo alle resistenze del Parlamento. Se punti sul rigore e sulla coerenza con se stesso piuttosto che su un grande abbraccio populista ancora non è chiaro, e finché non lo sarà i mercati finanziari si guarderanno bene dal concedersi all'euforia come hanno fatto nei due mesi successivi alle elezioni. E ORA ASPETTI AMO IL CAMPIONE televisione, non incidano troppo sullo spettacolo, trasformando il gioco in un balletto ubriaco. Assisteremo poi a un vero miracolo italiano, detto senza ironia, se il nostro calcistico governo evitasse di sfruttare gli exploits della Nazionale a fini di propaganda politica. Come in verità hanno fatto tutti i regimi precedenti, pure non scaturiti dall'idea di tradurre uno slogan da curva in sigla di partito. E naturalmente sarebbe altrettanto meraviglioso se le nuove Capalbio progressiste accantonassero la ridicola tentazione di tifare contro gli azzurri di Sacchi, pensando agli altri. Per un mese almeno restituiamo le parole, i canti, i cori e i sentimenti del calcio agli stadi. Dov'è giusto che si esprimano. Se tutte queste ipotesi, i «sogni» lasciamoli perdere, dovessero avverarsi sulla strada assolata di Usa '94, allora ci avviamo a vivere un'avventura felice. Altrimenti ci restano Alba Parietti e Valeria Marini: pazienza. Curzio Maltese Alfredo Recanatesi