Scandalo Toro manette a Goveani di Alberto Gaino

L'ex presidente accusato di aver tenuto per sé quattro miliardi dalla vendita di Marchegiani e Scifo L'ex presidente accusato di aver tenuto per sé quattro miliardi dalla vendita di Marchegiani e Scifo Scandalo Toro, manette a Goveani Tra le imputazioni anche concorso nella bancarotta Gima Dopo l'interrogatorio ha ottenutogli arresti domiciliari l'avverto che non può oltrepassare la soglia. Come lei sa, sono agli arresti domiciliari». Com'è andata oggi pomeriggio? «Si è fatta finalmente chiarezza. Sono sicuro che sulla vicenda-Torino non esistono più lati oscuri. Certo avrei fatto meglio a dire tutto tre mesi fa. Non saremmo arrivati a questo punto». Se lo aspettava? «No. Ai carabinieri che sono ve¬ uvotura consegnato ad un incredulo Goveani, si fa riferimento al pagamento di somme extra per la vendita dei calciatori Marchegiani (alla Lazio) e Scifo (al Monaco). Per il portiere l'accusa al notaio è precisa: si è messo in tasca 2 miliardi e 400 milioni oltre ai 10 contrattati ufficialmente ed entrati nelle casse della società. Per mesi i magistrati si erano basati sulle dichiarazioni del solo Borsano: «Ho saputo che in quell'affare c'è stato del marcio». Ma i dirigenti della Lazio, il patron Cragnotti in testa, avevano negato, così come Goveani. Da poco i pm dell'inchiesta hanno ottenuto decisive prove: ha «parlato» qualcuno molto addentro alla gestione di Goveani del club granata. Un dirigente torinista. Ieri mattina, nel corso del breve interrogatorio (90 minuti) nella caserma di via Valfrè, il notaio ha allargato le braccia e ha confermato, su consiglio del suo avvocato, Giovanni Lageard. Così, ha ottenuto che la Procura esprimesse parere favorevole alla richiesta di arresti domiciliari. Nel primo pomeriggio il gip ha sentito il notaio per pochi minuti e subito dopo ha accolto l'istanza. Alle quindici Goveani era di nuovo a casa. Per niente rassegnato a subire anche quest'ultima onta. Ha in mente di cambiare professione e di diventare un uomo-immagine nel campo musicale, per conto di una nota discoteca torinese che smentisce di aver acquistato negli ultimi giorni. E affida al suo segretario una dichiarazione: «La mia coscienza è a posto. Presi quel denaro in nero per poter iscrivere il Torino al campionato: mi chiedevano 5 miliardi». Il notaio sorvola sul particolare che il 1° luglio '93 pagò a Borsano un miliardo e 140 milioni per la prima rata in nero delle azioni granata. E Scifo? Per il regista si era parlato di un versamento extra al notaio di 2 milio¬ ni e 800 mila dollari. L'avvocato: «Su Scifo il mio cliente ha negato decisamente, né sono emersi nuovi elementi d'accusa». L'inchiesta: dopo la prima e più famosa scrittura privata fra l'ex parlamentare e il suo notaio, ne sono saltate fuori altre. Per precisare e garantire meglio gli accordi segreti fra i due. Un romanzo a puntate. E altri personaggi dell'entourage di Borsano sono stati iscritti nel registro degli indagati, come il suo commercialista Angelo Moriondo. Sul «fronte esterno» delle indagini diventano inevitabili nuove contestazioni per falso in bilancio a Sergio Cragnotti. E sullo sfondo uno scenario inquietante: ad ottobre un personaggio legato alla 'ndrangheta era pronto a farsi avanti per rilevare il Torino. E' stata l'attenzione dei magistrati a convincerlo a rimanere nell'ombra. Alberto Gaino Il notaio Roberto Goveani, l'ex-presidente Gian Mauro Borsano e Luca Ma archegiani

Luoghi citati: Lazio, Monaco