Cavie umane moribondi da riciclare e i guadagni di Baggio

Cavie umane, moribondi da riciclare e i guadagni di Baggio Cavie umane, moribondi da riciclare e i guadagni di Baggio E' più semplice essere disonesti Ogni volta che apprendo, dalla tv o dai quotidiani, di poliziotti presunti collusi con la criminalità organizzata mi sento tradito. Si, tradito e disilluso. Io credo nelle forze dell'ordine, e ho seri dubbi sul fatto che i «collaboratori» con la giustizia, come vengono denominati oggi i «pentiti», dicano sempre la verità. Io non capisco questa società, nella quale è più semplice essere disonesti, piuttosto che onesti, quindi ho il massimo rispetto per chi rischia ogni giorno la propria vita, per preservare quella degli altri. Io vorrei solamente essere uno di questi ultimi, perché nel nostro Paese deve regnare la giustizia per tutti, nessuno escluso. Roberto Minazzi Casale Monferrato (Alessandria) Mezzo miliardo di animali sacrificati Gli echi dello sdegnò popolare sollevato dalla sentenza della Corte di Cassazione sulla vicenda dei gatti di Palermo sono ancora su tutti i giornali. Tale sdegno gratifica chi da anni si batte contro la sperimentazione animale quale metodologia la cui etica ò difficilmente accettabile, ma la cui validità scientifica lo è ancora meno. Vorremmo però che lo sdegno non si limitasse ai soli gatti randagi, poiché è facile intuire che per ogni gatto di strada salvato vi sarà un gatto di allevamento, animale identico al primo, sacrificato. Ed è utile sapere che cani e gatti rappresentano il 20%i di un totale di circa 500 milioni di animali sacrificati ogni anno nel mondo per una metodologia di ricerca che, residuo di una visione oscurantista e meccanicista della scienza, disconosce tutte le nuove conoscenze riguardanti la complessità di un organismo vivente e delle relazioni con l'ambiente in cui vive; una metodologia che non avendo il carattere di predittività (che la risposta dell'animale non ci orienta assolutamen- RISPONDE O.d.B. Il nuovo 740 fra coraggio e torture Col modello 740/94, è stato fatto un bel passo avanti nella semplificazione della denuncia dei redditi. Purtroppo non mancano però ancora le dolenti note: ci vuole un bel coraggio a sottoporre i contribuenti a quella vera e propria tortura di calcolo del contributo al Servizio sanitario nazionale (quadro V). Colpa delle leggi? Ma le leggi, con un governo che non sia statico, si possono anche modificare. Perché non prevedere un semplice calcolo in percentuale sui redditi soggetti al contributo, eventualmente scaglionando? Mi auguro che qualcuno fra i nuovi parlamentari si faccia interprete di questa aspettativa di non pochi contribuenti presso il ministero delle Finanze. Guido Baret, Pomaretto (Torino) Quando ero in Burundi Le attuali vicende del Ruanda hanno richiamato alle mia memoria un viaggio che feci anni fa in Burundi, e nel quale venni a contatto con la realtà del binomio Hutu-Tutsi. Di quel viaggio conservo un ricordo molto vivido. Difficile dimenticare la bellezza naturale di quel paese, con le sue verdi colline dig^ i danti verso il Lago Tanganyka. E impossibile dimenticare la sua strana struttura etnica che, come si sa, è uguale a quella del Ruanda, paese gemello. I due paesi erano una unica colonia belga fino a trenta anni fa. Strana la struttura etnica, ma chiarissima. C'è una etnia dominante di Nilotidi altissimi, pastori guerrieri, i Watussi (che adesso è alegante chiamare Tutsi), e c'è una etnia bantu, quella degli Hutu (negri di statura normale) che sono sempre stati gli schiavi-contadini dei Tutsi. Col tempo, i Tutsi sono diventati anche l'aristocrazia culturale del paese: l'unica gente istruita. Impressione stranissima, la prima volta che uno entra in un Ministero o all'Università, e si trova in mezzo a funzionari alti dai due metri in su! Se tutto questo è abbastanza noto, c'è invece un aspetto che sembra sia stato completamente «rimosso», ed è il ruolo della Chiesa in quell'area. Quanfo ero in Burundi, la Chiesa aveva un rapporto molto difficile con il potere locale, e i missionari venivano gradatamente espulsi. Uno di essi mi spiegò che erano mal visti perché cercavano di insegnare a quei buoni villici le regole della democrazia. «Perché hanno il potere i Tutsi, che sono sì e no il 10%, e non voi Hutu, che siete il 90%?». Il missionario, ammesso che sia ancora vivo, sarà forse tormentato dal dubbio di non avere esercitato abbastanza la virtù cardinale delle «prudenza». Osservando gli Hutu che segano i Tutsi per ridurli alla loro lunghezza, starà forse chiedendosi se qualcuno non abbia preso le sue prediche egualitarie anche troppo alla lettera. Da noi, in Italia, certe controversie si affrontano istituendo una «commissione bicamerale», oppure una «commissione-pari-opportunità», ma si sa, paese che vai, usanze che trovi. Lino Sacchi, Torino Per un futuro senza talassemia Ho letto che Roberto Baggio ha messo a rumore il mondo del calcio puntando il dito sugli eccessivi guadagni dei calciatori. Colgo l'occasione per rivolgermi direttamente a lui. Caro signor Baggio, se davvero ritiene di aver guadagnato un po' troppo, anche se meritatamente, perché non aiuta la nostra fondazione «Futuro senza Thalassemia», che ha un valido progetto di ricerca per aiutare tutti i ragazzi thalassemici a non dipendere dalle 20 e più trasfusioni annuali? Perché non riappacificarsi con Firenze aiutando i suoi figli più sfortunati? Come è possibile vivere bene con se stessi se, potendo molto, non si vuole o non si riesce ad aiutare i più deboli? Giacomo Siro Brigiano, Firenze presidente fondazione Futuro senza Thalassemia

Persone citate: Baggio, Baret, Giacomo Siro Brigiano, Lino Sacchi, Roberto Baggio, Roberto Minazzi Casale Monferrato