«In Ruanda i Caschi blu di Mogadiscio» di Foto Epa

Ma dagli alleati occidentali arriva una raffica di no a Parigi: nessun intervento militare Ma dagli alleati occidentali arriva una raffica di no a Parigi: nessun intervento militare «In Ruanda i Caschi blu di Mogadiscio» All'Orni la proposta francese PARIGI. Tiepide, distaccate, di circostanza. Comunque sfavorevoli. Le reazioni internazionali alla dichiarazione del ministro degli Esteri francese Alain Juppé, che ha spronato gli alleati europei e i Paesi africani ad organizzare un intervento multinazionale per proteggere in Ruanda «i gruppi minacciati di sterminio», hanno gettato acqua sulla determinazione dei francesi. Juppé, che nel frattempo ha ricevuto anche l'appoggio dell'ex primo ministro Jacques Chirac, ha avuto un secco «no» dal fronte patriottico ruandese, che da Parigi ha rifiutato una qualsivoglia presenza francese in Ruanda. Ieri il ministro degli Esteri ha precisato che l'intervento sarebbe solo «di carattere umanitario e di durata limitata», e che non si «porrebbe la questione di installarsi nel Paese». L'Onu, intanto, sta esaminando la proposta francese per un eventuale ridispiegamento in Ruanda di due-tremila Caschi blu attualmente dislocati in Somalia. Joe Sills, portavoce di Boutros Ghali, ha dichiarato che il segretario generale ha lungamente parlato della questione al telefono con Juppé e che seguiranno altri incontri a New York. All'«entusiasmo» di Parigi non è corrisposto analogo zelo da parte di altre capitali: Bruxelles ha detto che non si unirà alla Francia, tuttavia, non ha escluso la possibilità di offrire aiuti logistici alle truppe di altri Paesi che volessero recarsi nel martoriato Paese africano. «Sofferta» anche la posizione degli Stati Uniti, che hanno deciso di affittare per 10 milioni di dollari all'Onu sessanta mezzi cingolati pesanti: porteranno i primi contingenti della forza di pace votata dal Consiglio di sicurezza. Ma, tragica ironia, ieri all'Onu le Nazioni Unite hanno celebrato la giornata del bambino africano con un banchetto di gala al Palazzo di Vetro. Anche Londra ha ribadito di non voler inviare uomini, ma di «essere pronta» a fornire aiuto logistico. Il governo britannico ha inoltre deciso lo stanziamento di oltre 12 miliardi di lire per l'assistenza dei profughi ru- ìdesi, mentre l'Oxfam - la maggioi o organizzazione umanitaria britannica - invierà una delegazione in Ruanda. Di solo «sostegno logistico» ha parlato anche Bonn. Per Mosca, «la questione non è all'ordine del giorno, anche se teoricamente si può pensare a una possibile partecipazione di forze russe alle operazioni di pace». Tra i Paesi africani, l'unico a intervenire è stato lo Zaire: il presidente Mobutu Sese Seko ha detto che sarà necessario l'intervento di una forza multinazionale se le parti in lotta continueranno a non rispettare il cessate il fuoco. Stenta, infatti, ad imporsi la tregua concordata a Tunisi tra i governativi e il Fronte patriottico ruandese: ieri i ribelli tutsi hanno ancora bombardato la capitale e l'inizio degli attesi colloqui di pace è stato rimandato di 24 ore. Fonti Onu hanno riferito tuttavia che i combattimenti sono stati di intensità minore. [e. st.] IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI MITTERRAND LA tragedia che sconvolge il Ruanda è uno dei conflitti più sanguinosi di questo fine millennio. Sarebbe troppo semplice spiegare gli eventi limitandosi a deplorare quella che potremmo definire la «fatalità africana» della violenza. 1. La crisi ha origini tanto polìtiche che etniche. Ripensiamo, prima di tutto, a ciò che era il Paese prima che il presidente Habyarimana fosse assassinato. Dopo anni di tensioni etniche e di lotte per la conquista del potere, era finalmente nata una speranza: il presidente, gli hutu moderati e il Fronte patriottico avevano accettato di trattare e di acconsentire a una spartizione del potere, rinunciando alla tentazione dello scontro armato. Si arrivò così agli accordi di Arusha del 4 agosto '93. Ma coloro che, da una parte e dall'altra, osteggiavano questo compromesso hanno fatto di tutto per ritardarne l'applicazione. Di tutto, fino all'irreparabile: l'assassinio del Presidente che aveva accettato di ascoltare la voce della moderazione. Oggi il Ruanda si trova a dover affrontare un conflitto sia etnico che politico. In effetti, si ROMA. Il rappresentante permanente italiano presso l'Ueo è stato incaricato ieri di chiedere la convocazione urgente del Consiglio, al fine di procedere a una consultazione sulla situazione in Ruanda e sul contributo che i Paesi europei potrebbero dare alle operazioni di pace e all'azione umanitaria delle Nazioni Unite. La notizia è stata resa nota con un comunicato della Farnesina. Le stesse fonti hanno reso noto che, in merito alla crisi ruandese, il ministro degli Esteri Antonio Martino si mantiene in costante contatto con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e con il ministro della Difesa Cesare Previti. Intanto, dal Vaticano, la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli ha reso noto che il Ruanda ha già perduto il 25% dei sacerdoti e centinaia di religiose. [Ansa] L'ITALIA Due piccoli profughi ruandesi hanno t rovato scampo in Tanzania [foto epa]

Persone citate: Antonio Martino, Boutros Ghali, Cesare Previti, Habyarimana, Jacques Chirac, Joe Sills, Silvio Berlusconi