A caccia della mitica corte di Aleramo

A caccia della mitica corte di Aleramo Dopo anni di scavi segreti gli archeologi scoprono una rocca cantata dalle ballate medievali A caccia della mitica corte di Aleramo Trovato in collina il castello che diede nome al Monferrato LE RADICI DEL PIEMONTE GLI archeologi della Soprintendenza ai Beni Archeologici hanno trovalo in un bosco, in una località segreta della collina torinese, «fra l'Eremo e Chieri», i resti di un castello dal nome leggendario: «Mons Ferratus». Non è lontano dal confine Ovest dell'antico Marchesato di Monferrato. Stato nato verso l'undicesimo secolo dallo smembramento della marca d'Aleramo. Passò nel 1533 alla dinastia dei Paleologi, poi ai Gonzaga e dal 1708 ai Savoia. Il suo territorio a Nord raggiungeva il Po fra Chivasso e Valenza, a Sud le attuali province di Asti e Cuneo, a Est la piana di Alessandria e il Bormida, a Ovest la pianura di Chieri e il «Pianalto» di Poirino. Il mitico castello di «Mons Ferratus» è citato da varie cronache medievali. Finora nessuno era riuscito a individuarlo, né a stabilire se il castello avesse dato nome al Monferrato o vice- versa. Fra Jacopo d'Acqui, nel 1300 indicava il «Mons Ferratus» vicino al Po, ma nei pressi di Crea. Lo cita lo storico padre Giuliano Gasca Queirazza, che però avverte: «Fra Jacopo non è sempre oro colato». Lo dimostrerebbero i ritrovamenti della Soprintendenza, per ora molto cauta nel pronunciarsi. Le ricerche in collina sono seguite dalla dottoressa Gabriella Pantò: «Il ritrovamento risale a due anni fa, ma finora eravamo riusciti a tenerlo segreto». Gli archeologi devono tutelarsi da vandali. «Per fortuna - nota Pantò - è in punto difficile da identificare». Che cosa è stato trovato? «Cocci e vestigia che sembrano risalire al profondo Medio Evo». Gli archeologi hanno rinvenuto sotto fitta vegetazione una cinta muraria a secco, una torre di vedetta protesa sulla pianura e un camminamento, più tracce di focolari. Conclude Pantò: «Saremo me- no reticenti a scavi più avanzati. Ora sono in corso analisi sui reperti e ricerche per inquadrare storicamente questo castello di Mons Ferratus». Ha legami con il nome Monferrato e il Marchesato? E' il leggendario castello? Sarebbe una scoperta importante come la Camelot di Re Artù. «La corte monferrina - ricorda padre Gasca - fu centro importante di civiltà cortese. Accolse trovatori come Peire Vidal e Rambaldo de Vaqueiras, che celebrarono il luogo e il marchese in alcune liriche». Ma il significato di «Mons Ferratus» e l'identità del «monte» per secoli sono stati oscuri oggetti di dibattito. «Una leggenda - ricorda padre Gasca - dice che il Monferrato deve il nome a un'impresa del mitico Aleramo. Sposata la figlia dell'Imperatore Ottone I, ebbe in feudo dal suocero la terra che sarebbe riuscito a percorrere a cavallo in 3 giorni. Aleramo partì, ma il cavallo perse un ferro. Per ribatterlo Aleramo usò un mattone, che in piemontese si dice "mon". E in sella al cavallo «mon terrà», ferrato dal mattone, guadagnò la terra promessa». Al di là della leggenda padre Gasca ritiene, come già Costantino Nigra, che «Mons Ferratus» non faccia riferimento al «ferro», ma alle coltivazioni di «farro» e granaglie che avrebbero caratterizzato il Monferrato. E' una tesi confortata da carteggi che dal 1047 parlano di «Monsfarratus» e «Monspharatus». Anche il castello sulla collina torinese forse deve il nome a analoghe ragioni agrarie. Gli scavi lo chiariranno. Maurizio Lupo Assalto a un castello medioevale in una vecchia stampa. In quello di Mons Ferratus restano una torre parti di mura e antichi focolari