Scioperano gli avvocati e il giudice li denuncia
38 E' guerra tra magistrati e penalisti: tre difensori accusati di interruzione di pubblico servizio Scioperano gli avvocati e il giudice li denuncia Tre avvocati sono stati denunciati per interruzione di pubblico servizio. Si sono astenuti dalle udienze per lo sciopero proclamato dall'Unione Camere penali e dal consiglio dell'Ordine degli avvocati. Claudio Papotti, Sergio Badellino e Enrico Mane se ne sono tornati in studio con in tasca copia del verbale col quale il presidente Malchiodi, presidente della seconda sezione penale, segnala i fatti alla Procura. Nel giro di un quarto d'ora, sono passati dal ruolo di difensori a quello di probabili indagati. E scoppia il caso: dopo Monza e Napoli, a Torino un giudice ha deciso che «l'adesione ad un'astensione proclamata dalle Camere penali non costituisce legittimo impedimento a presenziare all'udienza». E' guerra, dunque. In un tribunale deserto: le altre 4 sezioni avevano rinviato i processi per lo sciopero. Dopo neanche due ore la Camera penale è già in riunione, il presidente dell'Ordine degli avvocati Gabri prende posizione («Sono estremamente indignato»), la voce di quelle denunce rimbalza di studio in studio, infine la grana arriva in procura. Il procuratore aggiunto Marcello Maddalena: «A inizio carriera qualcuno mi diede un buon consiglio: è meglio lasciar passare 24 ore prima di decidere». Il procuratore capo Francesco Scardulla: «E' la prima volta che qui succede un fatto simile. Ne discuteremo». Ma lei si sarebbe comportato come Malchiodi? «Probabilmente no». Oggi, nuova riunione della Camera penale. E' probabile un inasprimento della lotta. Lo chiederà anche Claudio Papotti, uno dei tre denunciati: «Proporrò di protrarre lo sciopero ad oltranza, nell'attesa di un intervento legislativo che regolamenti una volta per tutte l'esercizio di un nostro sacrosanto diritto». Certo Papotti non se l'aspettava: si è presentato alle 9 in aula, per un processo contro un albanese, latitante, accusato di una rapina. Dichiara la sua astensione causa sciopero. Il presidente Malchiodi comincia a verbalizzare: «Il tribunale, preso atto delle dichiarazioni, dispone tra¬ smettersi copia del verbale alla procura». L'avvocato lo interrompe: «Scusi, sta scherzando?». «Assolutamente no», replica Malchiodi. Papotti è interdetto, ma sbotta in un «Invito il tribunale a prendere un caffè». Tutti al bar, nessun rancore, siamo tra persone civili. Malchiodi: «Non voglio dire se c'è un reato o no. Esiste il problema se considerare lo sciopero degli avvocati un'interruzione di pubblico servizio. Mi pare giusto che la Procura si pronunci sull'argomento». Ore 11, stessa aula. E' prevista l'udienza conclusiva del processo che vede imputato di abuso il professor Marino Bin. Si presenta il suo difensore, Sergio Badellino, che si astiene, sempre causa sciopero. Malchiodi mette tutto a verbale, e annuncia che prenderà analogo provvedimento contro gli avvocati che salteranno i processi da oggi a sabato. Sergio Badellino: «E' il sintomo del deterioramento dei rapporti tra classe forense e magistratura. Il nuovo codice, nato tra gli applausi sconsiderati di gran parte dell'avvocatura, si è tradotto in strumento di strapotere del pm». A fine mattinata, comunicato della Camera penale, firmato dal presidente Lorenzo Mazzola e da Gian Vittorio Gabri: «Provvedi¬ menti simili negano il diritto ad una forma democratica di protesta. Un diritto che è costituzionalmente protetto. La legittimità di questo diritto è stata riconosciuta unanimemente da tutti gli altri uffici giudiziari torinesi». Alle 13 il presidente dell'Unione Camere penali Vittorio Chiusano arriva in tribunale: «Questa è una guerra, non certo il modo di ricucire rapporti già difficili». Nel coro di proteste, c'è anche chi dissente: il professor Grosso ieri ha partecipato regolarmente all'udienza: «Non sono d'accordo con questa forma di sciopero». L'avvocato Enrichens: «Rischia di essere corporativo e un po' qualunquista. Appoggia gli avvocati napoletani, che da oltre 2 anni bloccano la giustizia, con il sospetto fondato che si tratti di manovre dilatorie». Claudio Cerasuolo Brunella Giovara In alto da sinistra Sergio Badellino e il collega Claudio Papotti Sopra, Chiusane Sotto da sinistra Malchiodi e Mazzola
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