Il mal d'amore dei russi

Il mal d'amore dei russi Il mal d'amore dei russi Negati i visti alle mogli dei giocatori SAN FRANCISCO DAL NOSTRO INVIATO Anche i russi hanno un cuore e in questi giorni patiscono le pene d'amore. Facendo alfine cadere quell'alone di mistero che circondava l'inaccessibile ritiro di Santa Cruz, il et Sadyrin e i giocatori si sono concessi ai media per una rapida quanto significativa conferenza stampa. Durante la quale hanno svelato qual è il vero problema che li angoscia. Ma quale Brasile? I petti non sono in tumulto per l'avvicinarsi del debutto mondiale, lunedì prossimo a Palo Alto contro il Brasile. Le mogli di molti calciatori, di quelli che giocano in patria s'intende, le fidanzate e alcuni membri della delegazione ufficiale, per un totale di 19 persone, sono bloccati a Mosca. Motivo? Non hanno ottenuto il visto per sbarcare negli States. «Questo è il nostro principale cruccio» ha ammesso Sadyrin a nome della squadra facendo passare in secondo piano ogni argomento tecnico, anzi in verità evitando ogni anticipazione su quella che sarà la squadra del debutto mondiale. Chiusi da giorni nel ritiro di Santa Cruz, i russi speravano alfine di poter abbracciare i famigliari prima di calarsi nell'avventura mondiale. Un giorno di sesso libero, quindi, era eviden¬ temente stato preventivato per l'inizio di questa settimana di vigilia anche nel clan russo. Ma i «visa» non sono arrivati e la pattuglia di signore e signorine Nikorov, Karpin, Beschastnykh, Tetradze, Lediakov, per citarne alcune, sono rimaste oltre cortina. «Aspettiamo notizie da Mosca» asserisce Sadyrin. «Neppure noi riusciamo a capire che cosa sta succedendo. Ma è incomprensibile e altresì irritante». Da Alexander Turkmanov, capo della delegazione sono partite dure accuse alle autorità Usa: «L'ambasciata americana a Mosca non ha dato spiegazioni, questo ci rende particolarmente nervosi». In compenso è arrivata dalla Fifa la notizia che Onopko, difensore dello Spartak Mosca, non potrà scendere in campo contro il Brasile, dovendo scontare un turno di squalifica in seguito all'espulsione rimediata durante l'ultimo match di qualificazione alla fase finale disputato contro la Grecia. L'ha rivelato lo stesso giocatore. «Così ha sussurrato Sadyrin - con il Brasile partiamo alla pari. Noi senza Onopko, loro senza Ricardo Gomes. Mi spiace per l'infortunio occorso al nostro rivale ma i sudamericani hanno comunque la possibilità di sostituirlo facilmente senza intaccare la loro forza difensiva. I brasiliani restano i miei favoriti per la vittoria finale insieme con Italia e Germania. Ma io penso che team come Olanda e Argentina sono sempre temibili in queste competizioni e che da Usa, Norvegia o una della compagini africane, uscirà fuori la sorpresa della Coppa del Mondo». Una serie di no che gli sono subito costati l'appellativo scontato di «nietman» sono venuti dalla bocca di Sadyrin non appena si è accennato a: 1) formazione; 2) modulo di gioco; 3) influenza sul gruppo dell'ammutinamento di massa degli emigranti di lusso Shalimov e C. «I ribelli non hanno nuociuto all'ambiente. Singolarmente siamo a buon punto, per fare un buon mondiale, ovvero superare il primo turno e giocarci il passaggio ai quarti ad eliminazione diretta, dobbiamo però ancora crescere come lavoro collettivo». Sadyrin ha però confidato al suo staff che dai giocatori si aspetta addirittura un Mondiale da protagonisti che li porti perlomeno vicini alla zona medaglie. Sogni? Il portiere Kharin, da tutti indicato come l'erede di Dassaev afferma: «Bebeto e Romario costituiscono il peggior inizio per chi deve stare tra i pali. Ma non mi fa paura il potenziale d'attacco dei brasiliani così come non temo nessun bomber in particolare». E la seconda punta Yuran spiega: «Se riusciremo a seguire alla lettera le indicazioni del nostro et potremo davvero compiere una grande impresa, ottenendo un risultato positivo». Appare ormai assodato che al centro dell'attacco ci sarà il ventenne Beshastnykh, quattro reti in cinque partite finora disputate. Franco Battolato Risolto il mistero dei nervosismi e silenzi nel ritiro Il russo Dimitri Galiarnin (a sinistra), nel ritiro di Santa Cruz