C'è una Terra da salvare

Il piano messo a punto dal Cipe prevede per noi un lavoro non indifferente nei prossimi sei anni Il piano messo a punto dal Cipe prevede per noi un lavoro non indifferente nei prossimi sei anni C'è una Terra da salvare L'impegno dell'Italia per l'ambiente Ha soltanto due mesi di vita. Eppure c'è chi è pronto a spedirlo in cantina, ad ammuffire con tanti altri ambiziosi progetti in materia ambientale. Eppure il governo Berlusconi, tra manovre e riforme grandi e piccole, dovrà riprendere in mano quanto prima questo scottante dossier. E' il piano messo a punto dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) che stabilisce gli obiettivi, in materia ecologica, che dovrebbe porsi l'industria italiana per essere in linea con gli accordi internazionali stabiliti dalla conferenza dell'Onu nella riunione del 1992 a Rio. Sono già passati due anni. Il Cipe ha dettato la scaletta di marcia per arrivare entro il Duemila ad essere una nazione che rispetta l'ambiente. E soprattutto con le aziende rivolte alla tutela della qualità della vita. A scorrere il programma del Cipe, vengono i brividi di paura. L'impegno che attende l'Italia da qui a sei anni è di una mole incredibile. Ma non certo impossibile. Un miracolo a tinte verdi che dovrebbe vedere l'industria schierata in prima linea: riduzione o eliminazione dell'uso di sostanze chimiche dannose all'ambiente, riciclaggio di tutti i materiali lavorati per la riconversione, stop all'anarchia nello smaltimento rifiuti. Il Cipe parte indicando degli obiettivi primari. Al primo pun¬ to individua le sostanze da contenere o eliminare nella produzione industriale e nell'agricoltura: si parte dall'abbattimento dell'emissione di anidride carbonica dai processi non energetici. Per il Cipe bisogna tornare ai livelli del '91. Ma siamo solo all'inizio. Va abolito l'utilizzo dell'amianto, almeno dimezzati gli scarti che arrivano dai metalli pesanti (rame, cromo, mercurio), l'emissione di solventi clorurati e quella di composti organici derivanti dall'industria chimica e dalle raffinerie petrolifere. Un altro capitolo viene riservato al riciclaggio. Alcuni colossi del¬ l'auto si sono attivati da tempo nel «fare & disfare» per recuperare i materiali, ci sono i circuiti di raccolte differenziate. Ma è troppo poco. Il 50 per cento dei rifiuti solidi urbani, è rappresentato dagli imballaggi, mentre il riciclaggio è attivo solo per il 19 per cento della montagna di rifiuti che produciamo. Il resto in minima parte viene trasformato in energia (3%) e la maggior parte, il 79%, finisce nelle discariche, abusive o di Stato. E il Cipe non demorde, anzi rilancia: entro il Duemila i quotidiani dovranno essere stampati su carta riciclata. Anche in que¬ sto settore deve aumentare, nel nostro Paese, la produzione, visto che ancora oggi importiamo carta in ingenti quantitativi. Per i rifiuti che invece non sono riciclabili, bisognerà organizzare meglio la raccolta, etichettare tutte le sostanze tossiche e individuare una rete di deposito e smaltimento. Il progetto del Cipe traccia le linee maestre. Ma mancano le leggi e i finanziamenti. O, almeno, le leggi sull'ambiente in Italia non sono scritte sui codici. Non vengono applicate e anzi spesso vengono viste come un ostacolo alla produzione. Questo perché regna il disordine normativo e comunque è difficile muoversi nella selva della burocrazia. Da una parte la giungla di norme, dall'altra in alcuni settori, i controlli sono incrociati e garantiscono la qualità degli alimenti. Un esempio viene dall'acqua purificata e addolcita, trattata con impianti domestici, per evitare le enormi spese di acque minerali. «Gli addolcitori in Germania e Usa sono da tempo una realtà di massa - dice Giuseppe Lazzarino, direttore commerciale della Ape Italia di Torino - e ci garantiscono acqua purificata con il semplice uso del rubinetto». L'Ape Italia in 6 anni è passata da 2 a 23 mila clienti tra Piemonte Liguria e Val d'Aosta. Il costo dell'impianto, tra le 450 mila lire e il milione e mezzo, viene ammortizzato in 14 mesi. §

Persone citate: Berlusconi, Giuseppe Lazzarino