Corea è Carter l'ultima chance

Il Pentagono: pronti a colpire Il Pentagono: pronti a colpire Corea, è Carter l'ultima chance PYONGYANG. E' Carter l'ultima speranza occidentale per indurre la Corea del Nord a rinunciare alla sfida nucleare. L'ex Presidente degli Stati Uniti, che si è costruito negli anni la fama di negoziatore in difficili situazioni internazionali, è arrivato ieri a Pyongyang, nel tentativo di raffreddare la situazione nata dal contenzioso sul nucleare nordcoreano. Carter, che aveva avuto per due giorni colloqui con i dirigenti sudcoreani, ha passato il confine a Panmunjon, dove corre la linea smilitarizzata creata al termine della guerra di Corea. Aveva ricevuto dal presidente sudcoreano Kim Young Sam la richiesta di far pervenire all'omologo nordcoreano un messaggio chiaro: che le sanzioni contro Pyongyang sarebbero una «misura realistica» se la Corea del Nord non cambiasse idea. Proprio ieri mattina, il ministro della Difesa nordcoreano O Jin U ha ribadito che l'Aiea «non sarà mai più autorizzata a ispezionare i complessi nucleari». In una dichiarazione alla radio ha spiegato che l'uscita dall'Alea è una misura di autodifesa e ha definito l'Agenzia internazionale per l'energia atomica «arrogante e insolente». A 40 anni dalla fine della guerra di Corea - nella quale persero la vita 54 mila soldati americani - il Pentagono si dice «pronto alla guerra» nella penisola coreana per reprimere sul nascere l'avvento a Pyongyang di un regime dotato di un potenziale bellico nucleare. «Siamo pronti alla guerra - ha dichiarato il direttore per la sicurezza internazionale del dipartimento della Difesa, Charles Freeman, nel corso di un convegno sull'Asia tenutosi a Washington - ma riteniamo anche che non siano state esaurite tutte le vie della diplomazia e che sarebbe un errore abbandonarle». Più cauto il presidente Bill Clinton, che comunque avverte: «La politica americana verso la Corea del Nord resta intransigente». Parlando con i giornalisti, il capo della Casa Bianca ha tuttavia offerto ai nordcoreani un ramoscello di olivo, aggiungendo che Pyongyang ha ancora tempo per invertire la rotta: «Non devono necessariamente diventare ancora più isolati. Possono essere coinvolti a tutto vantaggio del loro popolo». Clinton ha detto di sperare che la missione del suo predecessore Jimmy Carter dia buoni frutti. «Penso che ribadirà la nostra posizione e si farà spiegare meglio le loro intenzioni», ha detto Clinton. Il Presidente ha annunciato inoltre che la sua ambasciatrice all'Onu Madeleine Albright ha avviato consultazioni con i Paesi membri del Consiglio di sicurezza in vista di una risoluzione, che preveda il divieto alle vendite e agli acquisti di armi da parte della Corea del Nord. «Se qualsiasi Paese, fatta eccezione per gli Stati Uniti, ci fornisse a credito un reattore nucleare ad acqua leggera, saremmo pronti a chiudere il centro di studi nucleari a Yongbyon e rendere inattivo il reattore moderato a grafite di 50 megawatt». E' quanto ha assicurato questa mattina il presidente nordcoreano Kim II Sung nel corso di un colloquio con il direttore del Fondo Carnegie per la Pace internazionale Selig Harrison. Harrison, rientrato negli Stati Uniti da Pyongyang l'I 1 giugno dopo una permanenza di sette giorni, ha reso noto il contenuto della conversazione in un'intervista pubblicata ieri sul quotidiano giapponese Yomiuri. Il Presidente nordcoreano ha sottolineato l'importanza delle «concessioni» proposte dicendosi convinto che Washington dovrebbe apprezzare la disponibilità mostrata per porre fine alla crisi nella penisola coreana. E' stato proprio il ricambio di combustibile all'impianto sospetto di Yongbyon, a Nord della capitale, ad innescare la crisi tra l'Aiea e il governo di Pyongyang. L'Aiea, che non ha avuto modo di controllare l'operazione, teme che dal reattore dell'impianto sia stata estratta una quantità sufficiente di plutonio per la fabbricazione di quattro o cinque ordigni nucleari. Da Vienna, il portavoce dell'Aiea David Kyd ha comunicato che nonostante le minacce del Nord, i due ispettori rimasti all'impianto di Yongbyon continuano a svolgere «le consuete operazioni» e non è stato loro ordinato di lasciare il Paese. [e. st.] Carter passa il confine del 38° parallelo diretto a Pyongyang

Persone citate: Bill Clinton, Carnegie, Charles Freeman, Clinton, David Kyd, Jimmy Carter, Kim Young Sam, Madeleine Albright, Selig Harrison