Parigi: basta stragi interveniamo

Sono sessanta i bambini del centro pastorale di Rigali trucidati dagli hutu, sotto gli occhi dei Caschi blu Sono sessanta i bambini del centro pastorale di Rigali trucidati dagli hutu, sotto gli occhi dei Caschi blu Parigi: basta stragi, interveniamo Appello a Europa e Africa per salvare il Ruanda RIGALI. Sessanta piccoli profughi tutsi rapiti e massacrati senza pietà dai miliziani hutu. Un centinaio di persone fuggite in Burundi uccise nel campo di Bugabira. Altri cento profughi ruandesi di etnia hutu trucidati nella stessa zona da uomini armati non identificati. Il tutto nei soli ultimi due giorni. La lunga catena di massacri che continua a insanguinare il Ruanda ha fatto uscire allo scoperto la Francia, che inorridita da quanto sta accadendo «sarebbe pronta a dar corso ad un intervento con i suoi alleati europei o con i Paesi africani, per proteggere le popolazioni minacciate di sterminio». «Questa operazione - ha reso noto il ministro degli Esteri Alain Juppé potrebbe aver luogo prossimamente nel caso che il cessate il fuoco deciso dal fronte patriottico ruandese e dal governo ruandese in margine alla riunione dell'organizzazione dell'unità africana a Tunisi, non venisse rispettato». L'impotenza dei caschi blu di stanza a Rigali si è scontrata per l'ennesima volta l'altro ieri con l'orrendo crimine contro i rifugiati tutsi del centro pastorale San Paolo della parrocchia della Sacra Famiglia, in pieno centro della capitale. I miliziani hutu sono entrati attraverso il recinto posteriore della sede religiosa e con la forza hanno portato via sessanta bambini. Li hanno poi massacrati a colpi d'arma da fuoco vicino ad un ponte poco lontano, in una località denominata Rugenge. «I carnefici - ha detto un testimone oculare - non si sono fermati neppure davanti alle grida strazianti dei piccoli». Un massacro si è svolto in presenza dei caschi blu e dei gendarmi dell'esercito regolare governativo, senza che nessuno potesse o volesse intervenire. I primi, si sa, non hanno l'autorizzazione ad aprire il fuoco sulle milizie hutu. Ma i soldati governativi presenti erano stati inviati sul posto dal loro capo di stato maggiore, generale Marcel Gatsinzi, proprio per evitare un massacro. Doccia fredda, quindi, per gli osservatori dell'Onu e gli stessi missionari cattolici, entrambi convinti, o più che altro speranzosi, che la vicenda delle 70 persone suppliziate due settimane fa sul sagrato di sant'Andrea, nel quartiere di Nyamirambo, fosse stato un eccesso irripetibile dell'orgia di sangue innocente di cui si inebriano gli interahamwe. Alcuni tutsi scampati ai massacri dei giorni scorsi han¬ no inviato una lettera all'Onu perché «non rimanga a guardare senza fermare le atrocità». Il parroco della Sacra Famiglia, Wenceslas Munyeshyaka, ha confermato agli osservatori militari dell'Unamir che i bambini urlavano in modo straziante, ma che i miliziani non si sono commossi. In mattinata gli hutu avevano sequestrato perfino una pattuglia Onu che voleva evacuare i rifugiati dalla chiesa. Senza l'arrivo delle for- ze governative, i militari avrebbero potuto far la fine dei dieci soldati belgi seviziati e assassinati il 7 aprile. «Non ci sono giustificazioni burocratiche o gerarchiche - ha detto il parroco - per non intervenire quando degli esseri sadici e perduti, che non rispettano più alcuna legge umana o divina, fanno strage di donne e bambini senza colpe né peccati». Sarebbe bastata una sola raffica di mitra per mettere in fuga i folli vendicatori del presidente Habyarimana e salvare così i sessanta bambini innocenti. Colpi, però, che nessuno ha sparato. La notizia dello sterminio si è accavallata ieri a quella ottimistica di una tregua nei combattimenti tra ribelli tutsi ed esercito. «Da oltre quattro ore - ha detto il portavoce delle forze Onu, maggiore Jean Guy Piante - dal nostro accampamento a due chilometri dalla città non si sente sparare. Nessuno può dire se non stia succedendo qualcosa, ma sembra un buon segno». La speranza è poi aumentata con l'annuncio da Tunisi che ribelli e presidente provvisorio del governo, dopo una settimana di colloqui durante un vertice dell'Organizzazione, si sono impegnati a fermare massacri e scontri. Ma è lo stesso Piante in seguito a frenare l'entusiasmo: «Sarei molto sorpreso se il cessate il fuoco annunciato fermasse i massacri da parte dei miliziani, che non prendono ordini da nessuno. Se il governo avesse realmente il controllo dei miliziani perché non li ha fermati finora?». [e. st.] Giovani tutsi osservano un uomo in agonia abbandonato su una strada

Persone citate: Alain Juppé, Colpi, Habyarimana, Jean Guy, Marcel Gatsinzi, Rigali, Wenceslas Munyeshyaka

Luoghi citati: Africa, Burundi, Europa, Francia, Parigi, Ruanda, San Paolo, Tunisi