Maria sorella d'omertà di Francesco La Licata

I RITUALI SEGRETI Maria, sorella d'omertà Carriere alfemminile della 'ndrangheta ^^^^^^^^^^^^^^^^^ I RITUALI SEGRETI LA 'ndrangheta ha sempre evocato faide e misteri di una terra povera e arsa, impervia e selvaggia. La «Santa» - così si chiama la mafia calabrese - ce la siamo immaginata arroccata su per le trazzere polverose di Piatì e San Luca, sul letto delle fiumare spaccate dal sole o piene fino a straripare e trascinare a valle interi paesi. Oggi abbiamo appreso che la mafia calabrese non è di «serie B», non gestisce solo il «carcere Aspromonte», anche se indulge ancora nell'eccesso di liturgia che la fa apparire un po' ridicola. Oggi, ascoltando l'incredibile racconto dei collaboranti che hanno svelato i segreti dei «fiori di San Vito», abbiamo appreso che la «Santa» non è una congrega formata da qualche fanatico devoto della Madonna di Polsi, ma un esercito attivissimo. Tanto virulento e numeroso da aver conquistato più d'una regione del Nord e del Centro Italia. Altro che le piccole case di Natile, di Bovalino o l'invivibile borgo di Africo Nuovo: qui siamo in Liguria, nella Padania, nelle valli della Lombar¬ dia, addirittura dentro «Milano europea», nel Piemonte laborioso. Siamo al Nord e la «Santa» comanda ugualmente, fuori territorio, in un tessuto certamente refrattario all'omertà. Che sia la volta, nel primato del crimine, del «profondo Nord»? Il fatto è che queste seicento persone individuate dalla polizia reggevano un'organizzazione segreta in grande stile, con una «regolare» attività criminale e un'altrettatanto ponderosa e codificata vita interna, fatta di riti, iniziazioni, assemblee, elezioni annuali, riunioni mensili, giuramenti. Insomma una «Grande Famiglia» illegale e clandestina in grado addirittura di garantire uno stipendio «per campare la famiglia». Quanto? Non meno di tre mi¬ lioni: questa la cifra giudicata «indispensabile» per la sopravvivenza, con buona pace di insegnanti e pubblici dipendenti che non arrivano ai 2 milioni il mese. Ma la «Santa», si sa, è più generosa dello Stato. Le «famiglie» della 'ndrangheta si chiamano «locali». Tutta l'organizzazione è una sorta di federazione di «locali» retta da un ordinamento poco flessibile. La struttura è rigidamente compartimentata, in modo che all'interno non circolino molte notizie. Chi arriva ad un certo grado, per esempio, conosce cosa accade in basso ma non sa neppure chi gli sta sulla testa. «Società maggiore» e «società minore», come a dire: il partito e la federazione giovanile. Questa la pri¬ ma grande distinzione della struttura. Chi entra, è ovvio, comincia dalla «minore». Il rito, naturalmente definito battesimo, è semplice. C'è il «capo giovine» che si rivolge all'aspirante picciotto e gli chiede: «Di che cosa vai in cerca»? «Di sangue ed onore», deve essere la risposta. E l'altro: «Perché, non ne avete»? Controrisposta: «Ne ho da dare e da prendere». Quindi si vota e si passa alla prova di coraggio. Il «capo giovine» tiene un coltello con la punta in alto, l'aspirante vi poggia il palmo della mano. Uno dei presenti finge di colpire il dorso della mano, ma finge soltanto. Se il giovane la ritrae, vuol dire che «non è degno». Naturalmente l'aspirante non sa che si trat- ta di una messinscena e quindi se sta fermo dimostra tutto il suo sangue freddo. Anche la «società maggiore», seconda tappa dell'affiliato, collegata all'altra attraverso il «mastro di giornata», proprio una sorta di coordinatore che però non invade mai l'autonomia altrui, vive di riti analoghi. E di simili «istituzioni», come la «bacinella» che è una specie di cassa comune alimentata dagli affari illeciti e costituita per le necessità dell'organizzazione. Colorita la «nomenclatura»: «picciotto liscio», «picciotto di sgarro», «picciotto di giornata», «puntaiolo», «sgarrista», «camorrista» e «camorrista di sgarro», «santista», «vangelista» e «trequartino». Questa la più alta carica conosciuta. E' vietata ai minori di 14 anni, l'affiliazione. Ma i figli dei boss possono «godere» di un battesimo «mezzo fuori e mezzo dentro». Il neonato viene alzato al cielo da un adulto affiliato e passato di mano in mano ad altri affiliati. Così si mette una ipoteca nel futuro del bimbo: da grande farà certamente carriera, all'interno della «locale». In questo medioevo di fine del secondo millennio, una sola nota atipica: la presenza di una figura femminile, la «sorella d'omertà», attiva ed organica all'organizzazione. Maria Morello, si chiama: una donna di mezza età, da anni trapiantata nel Comasco. E' finita in carcere. Maria fa parte dei quadri dirigenti: ha il grado di «santista» e la funzione - forse per le doti diplomatiche - di tramite con le Istituzioni, specialmente la magistratura, la polizia e i carabinieri. Ma la signora Morello era anche un buon supporto logistico. Specialmente per i «picciotti» che venivano da fuori. Già, dimenticavamo: la «Santa» ha radici in Germania, Australia e in Colombia. Francesco La Licata Il «pentito» Leonardo Messina

Persone citate: Leonardo Messina, Maria Morello, Morello

Luoghi citati: Australia, Bovalino, Colombia, Germania, Italia, Liguria, Milano, Piemonte